Accordo europeo, spendere ora e bene - QdS

Accordo europeo, spendere ora e bene

Carlo Alberto Tregua

Accordo europeo, spendere ora e bene

sabato 14 Novembre 2020

Finalmente, dopo lunghe e laboriose trattative, Consiglio europeo e Parlamento si sono messi d’accordo e hanno dato il via alla Commissione per rendere disponibili i finanziamenti ai ventisette partners.
Ricordiamo che tali finanziamenti rientrano nel bilancio 2021-27, che si tratta di circa due terzi di prestiti e circa un terzo a fondo perduto. I prestiti, ovviamente, dovranno essere restituiti.
All’Italia, com’è stato più volte sbandierato, toccheranno 209 miliardi di Recovery fund, altri trentasette sono a disposizione del Mes per la sanità ed altri ventisette di Sure per il lavoro. Dunque, vi è un’abbondanza di liquidità cui il nostro Paese può attingere se ne sarà capace.
Ma chi dovrebbe attingere a tale liquidità? La burocrazia, che è l’anello di congiunzione o, se vogliamo, la fase intermedia, fra la politica, da un canto, e cittadini ed imprese, dall’altro.
Imprese ed italiani possono avere fiducia in questa burocrazia che dimostra continuamente la propria incapacità di fare il minimo necessario per ottemperare al proprio dovere? Non sembra.

Bisogna sfatare la leggenda secondo cui l’Europa finanzia qualunque cosa. I fondi europei hanno destinazioni precise e finanziano esclusivamente progetti per opere materiali, ma anche per strutture immateriali. Si tratta di individuare quali possano essere e quindi inviare progetti che servano, redatti secondo norme e procedimenti europei, che sono rigorosissimi. Quando si inviano progetti che non sono fatti in tal modo, vengono regolarmente respinti.
Il nostro Paese ha ampie disponibilità di risorse finanziarie europee. Che cosa manca per il salto di qualità che porti a diventare efficiente? Mancano le competenze, manca l’organizzazione, manca il metodo, manca la capacità di funzionare in maniera adeguata per utilizzare questa massa di danaro che è lì ed aspetta solo di essere richiesta nel modo appropriato.
Il Governo centrale e i governi regionali dovrebbero mettersi in moto immediatamente per raccogliere questi progetti, selezionarli e incanalarli in un binario che li porti al traguardo del loro finanziamento.
Vi sono notizie strampalate secondo cui nel Ministero competente sono fluite richieste di ogni genere e tipo per circa 600 miliardi, dunque una quantità copiosa.
Non sarà facile selezionare quelle necessarie a migliorare la situazione economica del Paese ed ancor meno facile fare una scelta di fondo: privilegiare le richieste (progetti) del Mezzogiorno perché è necessario infrastrutturarlo per portarlo, se pur piano piano, allo stesso tasso di infrastrutture del Nord Italia.
Il Sud è una risorsa. Questo governo si deve impegnare a fornirlo di linnee ferroviarie veloci come il resto del Paese, di attivare tutte quelle proposte che facciano crescere il livello manifatturiero, di facilitare l’agricoltura innovativa e, soprattutto, il ribaltamento della politica ambientale, inserendo la regola aurea dell’economia circolare.
In questo ambito si dovrebbe finalmente fornire tutto il Sud degli impianti di termocombustione per l’utilizzazione energetica dei rifiuti solidi urbani. Infrastrutture di questo genere ve ne sono una quarantina al Nord e nessuna al Sud, salvo quella di Acerra.

Le responsabilità dei governi dal dopoguerra sono enormi, per aver continuato ad inviare cospicue risorse nel nord del Paese, trascurando un terzo del territorio ed i suoi venti milioni di abitanti. è ora di ribaltare questa sciagurata politica.
Le cospicue risorse messe a disposizione dall’Europa possono favorire questo ribaltamento dell’indirizzo delle risorse verso il Sud.
Il quadro della sanità ha dimostrato con chiarezza che quello meridionale è deficitario. Anche qui occorrono investimenti, ma soprattutto una nuova organizzazione efficiente nella quale siano inseriti merito e competenze e privilegiati i più bravi rispetto ai mediocri ed ai raccomandati.
Non sappiamo se questo Governo e questa classe politica sapranno cogliere quest’occasione irripetibile per far sì che, veramente, tutti gli italiani siano uguali ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione.
Per ora ci sono solo figli e figliastri: grave!

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