Nel capoluogo situazione al collasso, mentre a Licata si aspetta ancora la nave cisterna e a Ravanusa si resta senz’acqua per giorni. L’Assemblea territoriale idrica ha proposto quattro progetti d’intervento
AGRIGENTO – Continua l’allarme crisi idrica nell’agrigentino. Invasi a secco, reti colabrodo, turni che saltano anche per dieci giorni, gente esasperata e si va al riparo alla ricerca di pozzi dove approvvigionare acqua per uso abitativo. Il Prefetto di Agrigento, Filippo Romano, ha requisito le reti in uso alla Voltano Spa consegnandole in uso, fino alla cessazione dello stato di emergenza, ad Aica nella qualità di gestore unico del servizio idrico integrato, la quale dovrà assicurare la distribuzione dell’acqua secondo le priorità stabilite dalle autorità locali.
Crisi idrica, una situazione al collasso
Nei giorni scorsi ha chiuso anche l’ufficio postale del Villaggio Peruzzo, zona di San Leone, per mancanza d’acqua, ma anche un locale di Realmonte aveva chiuso di sabato sera per interruzione del servizio idrico, e molti b&b sono stati costretti a comunicare agli ospiti di razionare l’utilizzo dell’acqua. Insomma è una situazione al collasso con gravi ripercussioni sul turismo, l’agricoltura e l’ambiente.
“Ma cosa ha fatto il sindaco di Agrigento da 3 mesi ad oggi per superare la crisi idrica?” hanno tuonato dal Codacons con il responsabile Giuseppe Di Rosa. “Diamo ai cittadini cultura invece di acqua? Gran parte dei cittadini della provincia sono senz’acqua, il gestore Aica affonda nei debiti e i sindaci giocano a chi propone la scemenza più scemenza: se ci siete, battete un colpo, urge una soluzione immediata”, hanno continuato dal Codacons, dove si suggerisce di utilizzare al meglio i fondi assegnati e implementare soluzioni innovative, come la nave dissalatrice a San leone per risolvere i problemi della città. “Solo così Agrigento potrà sfruttare appieno il titolo di città italiana della cultura e offrire un futuro migliore ai suoi cittadini”, ha concluso il responsabile Di Rosa.
A Licata si aspetta ancora la nave cisterna Ticino della Marina militare
Per fronteggiare la crisi idrica i cittadini di Licata stanno ancora attendendo l’arrivo al porto della nave cisterna Ticino della Marina militare, che doveva fornire un milione e mezzo di litri d’acqua: annuncio fatto prima in una conferenza stampa dal sindaco, Angelo Balsamo, e dal direttore generale di Aica, Claudio Guarneri, e poi anche dal Presidente della Regione, Renato Schifani. “Da parte nostra – ha detto il sindaco Balsamo – abbiamo creato tutte le condizioni possibili all’arrivo di navi cisterna nel nostro porto che è dotato di apprestamenti idonei ad ospitare questo tipo di attività. Tuttavia la decisione sull’eventuale arrivo a Licata di una o più navi cisterna per rifornire di acqua una parte di città, non è di nostra competenza. Sarà infatti la Protezione civile regionale a decidere e stabilire se la situazione è ditale gravità da richiedere l’invio a Licata di navi cisterna”.
A Ravanusa l’acqua arriva anche dopo 18 giorni
A Ravanusa, dove l’acqua arriva anche dopo 18 giorni, è arrivato Angelo Bonelli, co-portavoce Europa verde e deputato Avs in Sicilia per il suo tour inchiesta “Watergate-Siccità e crisi climatica”, dove ha incontrato il sindaco Salvatore Pitrola. “Qui è un disastro, per le famiglie e le realtà produttive e agricole dell’agrigentino: non hanno gli stessi diritti dei cittadini e delle cittadine che abitano in altre parti d’Italia, che aprono il rubinetto e hanno l’acqua corrente. Per quanto ci riguarda, questo costituisce un vero e proprio crimine”, ha detto Bonelli che invita la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a venire in Sicilia e a recarsi a Ravanusa, città dimenticata dallo Stato, per rendersi conto di quello che sta succedendo. “Io, ripeto – ha concluso Bonelli – sono disposto ad accompagnarla. Di questa situazione non posso non interessare l’autorità giudiziaria, perché di fronte a tutta questa grande quantità di acqua dolce, che viene buttata a mare e non data ai campi agricoli perché le dighe non sono collaudate, c’è qualcuno che deve risponderne davanti alla giustizia”.
La Regione siciliana è intervenuta con un piano infrastrutturale da 1,6 miliardi di euro
Intanto la Regione siciliana è intervenuta con un piano infrastrutturale da 1,6 miliardi di euro. Recentemente, sono stati stanziati 92 milioni di euro per realizzare infrastrutture idriche prioritarie, parte di un piano idrico regionale approvato dal Ministero delle Infrastrutture e integrato nel Piano nazionale per la sicurezza del settore idrico. Sono quattro le proposte progettuali presentate dall’Assemblea territoriale idrica di Agrigento, redatte rispettivamente dal gestore Aica e dai Comuni in gestione salvaguardata, per l’importo complessivo di 162 milioni 755mila euro e già pubblicate sul sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
“L’inserimento di questi interventi nel Pniissi – ha dichiarato Enzo Greco Lucchina, direttore Ati Agrigento – è un passo fondamentale per il finanziamento di interventi finalizzati al potenziamento, all’adeguamento delle infrastrutture idriche, nonché all’aumento dei quantitativi idrici nell’Ambito territoriale ottimale di Agrigento. Risultato raggiunto grazie al lavoro svolto in sinergia dall’Ufficio dell’Ati e dagli Uffici del gestore unico Aica e dei Comuni di Alessandria della Rocca e di Santa Margherita di Belice in gestione salvaguardata”.
I quattro interventi ammessi, tra opere di completamento, manutenzione e sostituzione, riguardano i Comuni di Agrigento, Sciacca, Cattolica Eraclea, Santa Margherita del Belice e Alessandria della Rocca.