Istat: l’Isola al quinto posto per numero di operatori e al terzo per prodotti certificati (67). Bene il comparto dell’olio extravergine, deludenti performance nel settore di carni e latticini
La storia e la cultura che stanno dietro all’agricoltura siciliana sono conosciute in tutto il mondo, patrimonio del territorio che arricchisce ulteriormente l’immagine dell’Isola, famosa per le continue interconnessioni tra i popoli che si sono succeduti nei secoli e la tradizione agro-culinaria. Ed è proprio questa ricchezza che vanno a “sfruttare” gli operatori del comparto dei prodotti che possono utilizzare le diciture Dop, denominazione di origine protetta, Igp, indicazione geografica protetta, e Stg, specialità tradizionale garantita.
Sono ben 6.022 gli operatori attivi, sulla base dei dati Istat, fregiando i propri prodotti dei marchi riconosciuti: 8 nel settore delle carni fresche, 7 in quello della preparazione delle carni, 88 si occupano di formaggi, 2.230 nell’ortofrutticolo e cereali, ben 3.689 producono olio extravergine. In totale, questi operatori rappresentano il 7,36% del totale nazionale, portando la Sicilia al quinto posto tra le regioni italiane con più produttori di qualità riconosciuti e al terzo per i prodotti (in totale sono 67, solo Emilia-Romagna e Veneto ne vantano di più).
In prima posizione, la Sardegna, con 15.140 operatori, quindi la Toscana, con 11.798 operatori; ancora, il Trentino Alto Adige, con 10.991 aziende, e la provincia autonoma di Bolzano, che arriva a 6.313. La Sicilia poi, si trova in seconda posizione, dietro la Toscana, per quanto riguarda le imprese che si occupano di olio extravergine di oliva, e al quarto posto per quanto riguarda la produzione ortofrutticola e di cereali riconosciuta dai marchi garantiti.
Assolutamente da dimenticare, invece, la performance per quanto riguarda le carni fresche, che segnano appena 8 operatori, la preparazione delle carni, ferma a 7, e i formaggi, appena 88. I risultati di questi ambiti è ancora peggiore se si confrontano i dati con quelli del 2011: gli operatori nell’ambito delle carni fresche, 10 anni fa, erano 3, altri 9 quelli delle preparazioni di carni, e 130 quelli che si occupavano di formaggi.
In generale, invece, si segna, in questo decennio, un raddoppio delle presenze registrate, passando da 3.011 a oltre 6 mila. I dati riguardano la rilevazione dei produttori e i trasformatori autorizzati alla produzione o alla trasformazione delle derrate agricole in prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti dall’Unione Europea che ha loro attribuito il marchio Dop, Igp o Stg. I dati sono amministrativi, forniti dagli organismi di controllo al ministero delle Politiche agricole, che li inoltra all’Istat per le successive fasi di correzione, controllo, elaborazioni e pubblicazioni.
Una ricchezza, quella dei marchi riconosciuti, che va sostenuta e valorizzata, perché conferiscono al prodotto il valore aggiunto dato dalla storia che sta dietro all’evoluzione di quel prodotto nel corso dei secoli. Non è un caso che l’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea. Il sistema è stato pensato non solo con obiettivi economici, ma tutela l’ambiente, perché il legame indissolubile con il territorio di origine esige la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità e sostiene la coesione sociale dell’intera comunità.
Allo stesso tempo, grazie alla certificazione comunitaria si danno maggiori garanzie ai consumatori con un livello di tracciabilità e di sicurezza alimentare più elevato rispetto ad altri prodotti. Il marchio Igp viene assegnato a quei prodotti le cui caratteristiche sono legate ad una specifica area geografica; il marchio Dop, invece, viene assegnato a quei prodotti le cui fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione avvengono esclusivamente in una determinata zona geografica. Stg, invece, è il riconoscimento volto a tutelare le produzioni caratterizzate da composizioni o metodi di produzione tradizionali.