Solo un immigrato poteva esprimere tutto l’amore per Milano
La scorsa settimana vi ho raccontato di aver partecipato con grande piacere alla presentazione del libro di Carla De Bernardi, “Storia di Milano, Guida per curiosi e ficcanaso”.
Carla de Bernardi non è una storica ma ha scelto come sicuro maestro principale per la storia di Milano Pietro Verri. E quindi l’ossatura storica del libro è solida e viene arricchita da altri lati interessanti che l’autrice utilizza abilmente per costruire il suo racconto affascinante.
Carla è una autentica immigrata essendo nata ad Alessandria ed avendo trascorso l’infanzia a Parigi. E solo un immigrato poteva esprimere tutto l’amore per Milano che emana da questo libro che sa fondere mirabilmente storia, cronaca, arte, civismo, umanità, tutto quello che ha fatto grande Milano. Anche io sono un immigrato come Carla e quindi capisco a fondo il suo amore per la città, che la rende anche indulgente peer le cose meno belle di Milano.
Avevo invitato alla presentazione Luigi Corbani, profondo conoscitore di Milano, perché il 29 novembre 2021 Luigi ha scritto delle parole che vi voglio leggere essendo lui impossibilitato a partecipare, perché sono parole che bene si adattano al nostro incontro: “Chi ama Milano dovrebbe assolutamente comprare l’ultimo numero di “Città”: il libro si apre con un contributo di Salvatore Veca, appena scomparso: “La linea verde/Idee da cambiare”, che rimanda al libro di un filosofo italo-inglese Luciano Floridi: “Il verde e il blu salveranno il mondo… Il verde raccoglie non solo l’ambientalismo biologico, ma tutti gli ambienti (urbani, economici, politici). Il blu, invece, raccoglie tutte le tecnologie digitali… Tutto il digitale messo a servizio del verde è l’abc di un progetto umano per il XXI secolo”. Ma Veca chiude l’articolo con un pensiero sul quale tutti dovremmo riflettere: “La nuova Milano deve sorgere da un rinnovato contratto sociale con la natura. Il contratto sociale deve definire i principi di giustizia ambientale, che a loro volta coincidono con i principi di giustizia sociale… Un’ultima annotazione per i lavori in corso della città possibile: sono convinto che Milano potrebbe, grazie al patto tra il verde e il blu, avviare l’esperimento sociale di uno sviluppo economico incentrato sulla economia circolare, sull’economia verde, sull’economia civile, e soprattutto su un capitalismo paziente e non ossessivamente predatorio sul breve e sul brevissimo termine, come quello che ci è familiare e che ha perso le sue risorse di legittimità sociale. Come è facile vedere, c’è molto da fare qui, dalle parti ambrosiane”.
Proprio così, c’è molto da fare e, andando avanti a leggere questo libro con i vari contributi, mi è venuto in mente che a Milano bisogna conservare la memoria del nostro passato per dare una identità al nostro futuro. Sono più che mai Salvatore Veca e la “città dell’ingegno” convinto che bisogna celebrare “l’ingegno milanese”, frutto di persone che sono arrivate a Milano da ogni parte dell’Italia e del mondo e che hanno tratto dall’ambiente, dalla cultura milanese le risorse per creare un ulteriore valore di cultura, di ingegno di, capacità, di innovazione. Milano è la città degli immigrati che hanno accolto altri immigrati, che hanno promosso socialmente schiere di uomini e donne che si sono integrati a tal punto da essere loro, Milano. Non sono gli edifici che fanno la città, ma gli uomini fanno la città e i suoi edifici, che poi diventano anche simboli di una sedimentazione, di una sovrapposizione di attività realizzate dagli uomini e dalle donne “ambrosiane”.