Arrivano gli umanoidi? “Passi avanti, ma il ruolo dell’uomo è fondamentale” - QdS

Arrivano gli umanoidi? “Passi avanti, ma il ruolo dell’uomo è fondamentale”

redazione

Arrivano gli umanoidi? “Passi avanti, ma il ruolo dell’uomo è fondamentale”

martedì 20 Giugno 2023

Lorenzo Natale, ricercatore dell’Istituto italiano di Tecnologia

L’intelligenza artificiale non è solo quella generativa. Uno dei campi di applicazione riguarda anche la robotica. Robot antropomorfici, con sembianze legate all’applicazione per il quale viene progettato, si pensi a quelli che lavorano nella catene di montaggio, e veri e propri umanoidi, con fattezze, e quindi compiti, simili a quelli umani. Il QdS ha intervistato l’ingegner Lorenzo Natale, ricercatore Senior di ruolo presso l’Istituto Italiano di Tecnologia, capo progetto del gruppo “Humanoid Sensing and Perception”.

Asimov divideva i robot in due categorie, quelli di tipo “minaccia” e quelli di tipo “patetico”. Musk, di recente, ha minacciato di sostituire le maestranze delle sue fabbriche con robot ma, per contro, abbiamo robot, gli umanoidi da compagnia, che possono essere vicini e supportare anziani e malati. Di cosa vi occupate voi con IIT?
“Ci occupiamo di quasi tutti gli aspetti della robotica. Per quanto riguarda gli umanoidi ci stiamo occupando della robotica collaborativa e di servizio, robot che possano aiutare l’uomo nell’esecuzione di alcuni compiti, quelli più faticosi, logoranti o che sono eseguiti con difficoltà dall’operatore umano. Per quanto riguarda, invece la robotica di servizio, si tratta di robot che possono aiutare l’uomo quando c’è una difficoltà a eseguire movimenti, come nel caso in cui ci sia una persona anziana o con problemi motori, fornendo un supporto che li rende autonomie quindi a migliorare la qualità della loro vita”.

Quanto è cambiato negli ultimi vent’anni nel campo della robotica?
“Sono stati fatti enormi progressi, passi avanti inaspettati. Con l’avvento del ‘deep learning’ c’è stata, nel campo dell’intelligenza artificiale, una vera e propria rivoluzione. Oggi abbiamo macchine in grado di risolvere compiti che una volta non ci aspettavamo di poter eseguire, per esempio il riconoscimento del linguaggio, degli oggetti o la visione artificiale che rappresentano una capacità che, proprio grazie alla robotica, ci permettono di svolgere attività e compiti sempre più sofisticati”.

In quali ambiti si sviluppano gli umanoidi su cui state lavorando?
“La robotica umanoide è studiata per la versatilità della sua struttura, simile a quella del corpo umano. Inoltre la somiglianza con il corpo umano permette una migliore interazione, più compatibile, con gli umani anche grazie alla sensorizzazione, ossia occhi e sensori tattili”.

La robotica può veramente permettere all’uomo di vivere meglio?
“Queste tecnologie sono estremamente potenti e potenzialmente molto utili. È evidente che c’è un aspetto etico, la necessità di un utilizzo consapevole delle tecnologie e la regolamentazione dell’uso delle stesse. Non esiste tecnologia buona o cattiva perché tutto dipende da com’è utilizzata”.

Il modello evolutivo di queste macchine può sfuggirci di mano? Stiamo costruendo apparecchiature che si auto progetteranno? Riusciremo a mantenere il controllo?
“In questo momento i sistemi di apprendimento si basano su una grossa supervisione umana. Questo è uno dei temi fondamentali della robotica perché i modelli neurali che sono sviluppati imparano durante una fase di addestramento molto lunga che ha bisogno di una mole enorme di dati che sono elaborate dagli umani. Il dover operare in ambienti dinamici prevede però un sistema di auto apprendimento, necessario per poter interagire con il contesto in tempo reale. È necessario comunque tenere sotto controllo questa capacità per evitare che, in futuro, l’interesse della macchina nei confronti della soluzione del problema sia diverso da quello degli umani. Il ruolo dell’uomo continua a essere fondamentale sia nella fase di sviluppo sia nella fase di utilizzo”.

Qual è lo stato dell’arte della capacità di reazione da parte degli umanoidi alle emozioni degli umani?
“Si tratta di un altro tema molto importante. La miglior comunicazione tra la macchina e l’uomo passa anche attraverso questo, alla capacità di tener conto del fatto che le emozioni fanno parte della comunicazione umana. Ad esempio, sulla base di uno studio realizzato qualche anno fa, la troppa somiglianza tra la macchina e l’uomo può generare distacco. I nostri robot tendono a essere di forma umanoide ma con sembianze più simile a un carattere empatico, animato, anche per mantenere una distanza chiara tra artificiale e reale. Il nostro iCub, ad esempio, ha avuto molto successo perché era accattivante, con un volto piacevole ma che evidenziava il fatto di non essere troppo umano. Questo riguarda tutti gli aspetti, sia quello fisico sia quello emozionale”.

Umano ma non troppo, quindi?
“Sì, umano ma non troppo”.

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