Asp Messina, 8 milioni per gli ospedali di Mistretta e Lipari

Asp Messina, 8 milioni per gli ospedali di Mistretta e Lipari: attacco della CGIL

Asp Messina, 8 milioni per gli ospedali di Mistretta e Lipari: attacco della CGIL

Hermes Carbone  |
sabato 26 Ottobre 2024

Il punto della situazione nei due presidi ospedalieri

Messa in sicurezza e adeguamento strutturale. A questo serviranno gli 8 milioni di euro messi sul piatto dall’Azienda sanitaria provinciale di Messina per gli ospedali di Lipari e Mistretta. I fondi provengono dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma la CGIL smentisce le tesi del direttore Cuccì.

Mistretta e Lipari: gli interventi finanziati dal Pnrr

Il “Santissimo Salvatore” di Mistretta e l’ospedale di Lipari sono stati al centro dell’attenzione nelle ultime settimane per i lavori di adeguamento strutturale e di sicurezza. Questi interventi fanno parte del più ampio progetto intitolato “Verso un nuovo ospedale sicuro e sostenibile”, una misura specificamente finanziata dal Pnrr che si pone l’obiettivo di ammodernare e rendere più sicure le strutture ospedaliere in tutta Italia. 

Il progetto di messa in sicurezza di Mistretta ha previsto un investimento complessivo di 5.099.413 euro. L’impresa appaltatrice, il consorzio “Ciro Menotti ed Emma Lavori”, si è occupato di portare a termine il progetto per un importo stimato di circa 2,7 milioni di euro.

L’obiettivo principale era quello di mettere in sicurezza la struttura, migliorando la resistenza sismica e adeguando gli impianti tecnologici alle normative vigenti. L’ospedale, costruito in un contesto architettonico di pregio, ospita affreschi originali sulle pareti interne che verranno esaminati per valutare eventuali interventi di restauro.

La situazione a Lipari

Lunedì sarà consegnato anche il cantiere dell’ospedale di Lipari, un presidio essenziale per l’arcipelago eoliano. Lipari, grazie alla sua posizione geografica isolata, dipende fortemente da una struttura sanitaria efficiente, in grado di garantire assistenza medica di qualità, soprattutto per i residenti che, in caso di urgenze, devono spesso fare i conti con la difficoltà di collegamenti verso la terraferma.

E con il costo esorbitante al quale va incontro la Regione per via del necessario impiego degli elicotteri anche per casi “minori” che non mettono in pericolo di vita i pazienti. Un trasporto essenziale a garanzia del diritto alle cure di ogni abitante dell’arcipelago e per un ospedale che, nel corso degli anni, ha perso pezzi per via di un spending review imposta dall’Assessorato regionale alla Salute.

L’impegno dell’Asp di Messina

Giuseppe Cuccì, direttore generale dell’Asp di Messina, ha espresso soddisfazione per i progressi finora raggiunti. Siamo “secondi in Sicilia per lavori consegnati, ben il 96%, migliorata sicurezza e qualità dei nostri ospedali”. Cuccì ha sottolineato l’importanza di garantire strutture sanitarie sicure, sostenibili e moderne, evidenziando come questi interventi siano parte di una più ampia strategia volta a soddisfare le esigenze attuali e future della popolazione.

“Grazie all’impegno di tutti i professionisti coinvolti siamo riusciti a consegnare i progetti in tempo – ha affermato Cuccì – L’obiettivo è creare ambienti sicuri e all’avanguardia, a beneficio non solo della nostra comunità ma anche dei visitatori che usufruiscono dei servizi sanitari sul territorio. Continueremo a lavorare per migliorare le infrastrutture e garantire standard qualitativi sempre più elevati”.

L’attacco della CGIL: “Asp Messina ancora indietro in Sicilia” 

“Non ci risulta che il 96% per cento delle strutture, così come scritto nel comunicato, previste dalla missione 6 del PNRR e quindi le cosiddette cot, case di comunità e ospedali di comunità siano operativi e funzionanti sul territorio né messinese né a carattere generale siciliano”. A entrare a gamba tesa sulle dichiarazioni di Cuccì è Francesco Lucchesi, componente della segreteria regionale della CGIL.

“Le dichiarazioni dei direttori generali delle Asp cozzano per esempio con l’ultimo rapporto Gimbe, per il quale la Sicilia non è neanche al 10% dei lavori previsti dal PNRR. Basti pensare che in questo momento, in Sicilia, sono state aperte soltanto due cot: una a Caltanissetta e una Catania. A confermarlo sono anche i dati della Regione”, aggiunge il sindacalista.

Esporsi sui numeri, per Lucchesi, è frutto della “spada di Damocle che pende sulla testa dei direttori delle Asp regionali, che potranno essere costretti a dimettersi per il mancato raggiungimento degli obiettivi in itinere”, come a più riprese dichiarato dal presidente Schifani (LINK).

Nel frattempo, “la Regione prosegue la propria propagando, ma la CGIL ha verificato con varie ispezioni che i numeri non tornano. Si millanta che le strutture previste dalla missione 6 della medicina territoriale siano operative per via dell’eventuale messa in sicurezza degli edifici. Ma è opportuno ribadire come queste strutture non potranno mai funzionare senza un piano assunzioni adeguato. A domanda esplicita posta all’assessore Volo sul Dm77, il disegno di legge legato alla missione 6 del PNRR – aggiunge al QdS Lucchesi – non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta concreta”.

La testimonianza: “Elisoccorso anche per una gamba rotta”

“A Lipari si è costretti a richiedere l’intervento dell’elisoccorso anche per una banale frattura. Negli anni l’ospedale è stato smontato reparto per reparto”. A parlare ai nostri microfoni è Grazia, che nell’arcipelago è tornata a vivere dopo essere andata in pensione. E il quadro raccontato mostra le quotidiane difficoltà di chi risiede in questo angolo di paradiso. Almeno dal punto di vista naturalistico.

“Ci hanno spiegato che gli accorpamenti di una serie di reparti degenza, dalla pediatria alla medicina generale, avessero a che fare con una spending review generale. Ma nessuno ha spiegato in che modo il diritto alla salute per chi ha scelto di vivere qui dovrebbe essere garantito. E non entro neppure nel merito della chiusura del punto nascite, avvenuta ormai nel 2012. Di questo passo, qui si continuerà a svuotare”.

Una situazione di instabilità cronica della sanità regionale vittima non solo del recente taglio da oltre 200 milioni di euro imposto dal Governo centrale e approvato di buon grado da quello regionale, ma con sullo sfondo il pericolo dell’Autonomia differenziata che rischia di mettere definitivamente in ginocchio il diritto alla salute dei siciliani. E, ancor di più, di chi vive nelle zone più isolate della regione.

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