Dopo cinque anni pieni di difficoltà il primo cittadino ha annunciato la propria decisione. Restano ancora numerose criticità, tra cui un equilibrio dei conti non ancora raggiunto
BARCELLONA POZZO DI GOTTO (ME) – Il sindaco Roberto Materia, che tra qualche mese concluderà il suo mandato, non si ricandiderà alle prossime elezioni. “Per problemi personali – dice – ma anche per una serie di considerazioni sui partiti e sui rapporti politici all’interno delle istituzioni, ormai senza più regole né rispetto”.
Una città di circa 42 mila abitanti che non è stato semplice amministrare per quei problemi comuni a molti Enti locali: dalle difficoltà finanziarie a quelle della gestione dei rifiuti, dalla disoccupazione alle infrastrutture obsolete, ma anche per le fragilità proprie del contesto. Qualcosa è cambiato, insomma, rispetto a cinque anni fa e Materia non lo nasconde.
“Al momento dell’insediamento – racconta – non conoscevo ancora lo stato dei conti del Comune. Abbiamo approvato i primi due bilanci e da lì abbiamo capito la gravità della situazione. Sono stato l’unico sindaco che dopo trent’anni ha fatto un riequilibrio aprendo tutti i fascicoli, di cui 6.180 solo di contenziosi. Abbiamo avuto così un quadro completo e il nostro Piano deve essere ancora approvato ma il Ministero ci ha mandato sei milioni e mezzo di euro per i debiti fuori bilancio, cosa che ci fa sperare in un esito positivo. La nostra azione ci ha consentito di mettere in sicurezza i conti del Comune e di andare a pagare tutti quei debiti fuori bilancio che risalgono agli anni Novanta e primi anni Duemila”.
C’è ancora però il rischio dissesto. “Il default – spiega Materia – può avvenire da un momento all’altro, però abbiamo calcolato tutte le cause come se le perdessimo e quindi c’è un grosso margine di risparmio su quegli 11 milioni di euro di debiti latenti, perché è impossibile che si soccomba in tutti i procedimenti. Ci sono poi altri dieci milioni di debiti reali che sono stati pianificati in dieci anni. Abbiamo approvato puntualmente tutti i nostri bilanci e manca solo il previsionale 2020”.
“La difficoltà economica in cui lascio il Comune – continua – è legata alla mancanza di liquidità, perché qui c’è il 52% di evasione, non coperti dai trasferimenti statali e regionali. Stiamo tentando il recupero con una società di accertamento ma le procedure di notifica sono molto lunghe”.
Con decreti attuativi per 32 milioni di euro, venti gare di appalto effettuate e cantieri avviati, Barcellona, come sottolineato dal primo cittadino uscente, “è tra i Comuni siciliani più virtuosi nell’utilizzo dei finanziamenti programmati avendo prodotto nei tempi la progettazione esecutiva. Sono stati fatti interventi su strade, piazze, scuole e lavori di messa in sicurezza. Sono iniziati un mese fa i lavori sul ponte Calderà e per maggio potrebbero essere conclusi”.
Soddisfazione del sindaco anche per l’apertura di nuovi locali che hanno movimentato la vita notturna cittadina. “Nei primi due anni – dice – siamo riusciti a dare incentivi per nuove attività nella ristorazione, ma resta il rammarico per non avere fatto di più per l’occupazione giovanile. Abbiamo triplicato gli eventi culturali e rilanciato il Teatro Mandanici, abbiamo assegnato tutti i lotti disponibili dell’Area artigianale con venti nuove imprese in tre anni”.
Restano però alcune grandi criticità, non soltanto la grande evasione fiscale ma anche la gestione dei rifiuti, con una differenziata ferma al 24% e il vecchio impianto idrico che ha bisogno ogni giorno di interventi. “Ho ereditato – afferma il sindaco – un appalto congegnato male con isole ecologiche mobili che sono fallimentari. Sono riuscito a cambiare mezza città con il porta a porta e la differenziata funziona, dove ci sono le isole ecologiche mobili no e la città resta sporca. Ci sono carenze anche della Regione: aspetto da un anno una piattaforma per l’umido, che sono costretto a conferire in discarica e incide per il 22% sulla differenziata”.
Per un nuovo impianto idrico sarebbero necessari circa 24 milioni di euro e per Materia non è la gestione integrata, probabilmente affidata ad Amam che potrà risolvere il problema. “Una gestione centralizzata – conclude – non può funzionare. Amam non è una società solida e non può gestire 108 Comuni. Ci vogliono investimenti esterni e un serio piano di interventi del Governo per il Sud”.