Il bello del lavoro? Fare sport in azienda - QdS

Il bello del lavoro? Fare sport in azienda

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martedì 14 Settembre 2021

Effetto Tokyo: crescono l’interesse e la voglia di benessere in ufficio

ROMA – Potremmo chiamarlo effetto Tokyo, o addirittura effetto Tortu. I successi degli atleti azzurri alle ultime Olimpiadi e Paraolimpiadi hanno fatto crescere l’interesse e la voglia di sport come benefit aziendale. Imprenditori, ceo e manager responsabili delle risorse umane ne sono sempre più convinti: proporre a dipendenti e collaboratori attività sportive migliora la qualità del lavoro, aumenta l’engagement nei confronti dell’azienda, combatte lo stress e favorisce le relazioni tra colleghi. Ne sono convinti ben 9 manager su 10.

A confermarlo i dati raccolti da Urban sports club, l’applicazione leader in Europa per l’accesso a migliaia di centri fitness e attività sportive.

Urban sports club, in collaborazione con Risorseumane hr, ha realizzato, infatti, nel mese di agosto un sondaggio su 262 tra hr manager, ceo e responsabili welfare di aziende italiane e i risultati sono eloquenti: il 92% degli intervistati è convinto che sia utile alle aziende l’adozione di iniziative di welfare che promuovano lo sport e il benessere psicofisico.
“Emerge – spiega Filippo Santoro, managing director di Urban Sports Club Italia – un interesse crescente a inserire lo sport tra i benefit che le aziende offrono ai propri dipendenti, Un benefit che si posiziona sempre di più come un must have piuttosto che un nice to have. In questo scenario la flessibilità e la possibilità di scegliere fra più strutture in base ai propri impegni e al luogo dove si lavora, smart working o ufficio vero e proprio, è un elemento imprescindibile”.

Secondo gli intervistati, i principali benefici dell’attività sportiva in relazione al lavoro sono ridurre e combattere lo stress (43%), migliorare le relazioni tra colleghi (20%), rafforzare lo spirito di squadra (20%), ma anche sviluppare l’engagement e tutto ciò che concerne il cosiddetto employer branding (15%).

Per i manager, l’offerta di sport in ambito welfare deve avere alcune caratteristiche essenziali: innanzitutto, la flessibilità e la possibilità di customizzazione (42%), sia sul fronte della gestione aziendale, sia sul fronte dei dipendenti, in modo che ognuno possa scegliere in base in base alla propria agenda, agli spostamenti e alle esigenze della vita privata e familiare.

Altro elemento fondamentale è la libertà di scelta (31%): è bene, per scongiurare l’effetto ‘Coppa Cobram’, che ognuno possa scegliere lo sport o l’attività che meglio si confaccia alle proprie attitudini e alle proprie preferenze. Terzo elemento: la semplicità gestionale (18%).

È importante che la persona cui fa capo un sistema di welfare in una media o grande organizzazione si trovi un sistema facile da gestire.

Le tipologie di sport più adatte a diventare strumento di welfare? Al primo posto gli sport di squadra (40%), al secondo, attività di meditazione e relax, come yoga e pilates (34%), al terzo gli sport di endurance come corsa lunga e bici (9%) e al quarto le attività brevi ad alta intensità come, per esempio, l’Ems e il functional training (5%).

sport-e-lavoro

Sport e scuola

ROMA – Sport come inclusione e come ponte verso la cultura e la socialità. Non è solo “ecologica, attenta all’ambiente e alla sostenibilità” la scuola del futuro che immaginano gli studenti.
Ci sono anche spazi più vivibili anche con spazi aperti rigenerati e più attività dedicate allo sport, alla cultura, alla socialità. Senza dimenticare un’attenzione per la mobilità autonoma e sostenibile e perquella casa-scuola a partire da un miglioramento del trasporto pubblico, dalla sicurezza nell’accesso agli istituti e da un maggior numero di piste ciclabili.

È quanto chiedono in sintesi 2102 studenti fra gli 11 e i 19 anni che, interpellati da Legambiente, hanno risposto al questionario ‘La scuola del futuro’ redatto dall’associazione ambientalista.
“I risultati che abbiamo raccolto indicano a nostro avviso la direzione verso la quale andare in termini di transizione ecologica a partire anche dal mondo della scuola. Una direzione che deve coincidere con iniziative strutturali di benessere e sicurezza degli studenti, con un potenziamento della scuola come luogo di inclusione”.

erika stefani

La ministra Erika Stefani commenta le Paraolimpiadi

“Sport e disabilità, tutti parte di un progetto”

ROMA – “È stata una cosa tutt’altro che occasionale, il frutto di un grande lavoro, da parte degli atleti e delle società, il nostro paese è vincente, sa interpretare lo sport accessibile e per tutti. Ma non esistono solo gli olimpici, che sono certo esempi importanti cui si possono ispirare tutti”. Erika Stefani, ministra leghista per le disabilità, intervistata dall’AdnKronos ammette di essersi emozionata per le vittorie azzurre ai giochi di Tokyo 2020, che hanno visto in campo le persone con disabilità, appena terminati in Giappone. “Lo sport – spiega – fa bene a tutti, stimola chi non crede in se stesso, rende tutti parte di un progetto”.

Nel frattempo, per le persone con disabilità, si cercano soluzioni per la vita di tutti i giorni: “Noi abbiamo affrontato temi che possono sembrare banali, ma sono vere conquiste per le persone con disabilità, come l’accesso nelle Ztl”, sottolinea la ministra: “Si consentirà alle persone con disabilità, munite del contrassegno, di accedere alle zone a traffico limitato di tutti i Comuni senza dover comunicare, di volta in volta, l’ingresso”. Poi abbiamo messo mano agli stalli, un passo in avanti verso l’effettivo diritto alla mobilità e accessibilità delle persone con disabilità insieme alla nuova misura recentemente approvata in Consiglio dei ministri, che – attraverso un contributo ai Comuni – mira a incentivare l’accesso gratuito alle aree di sosta a pagamento per tutti i titolari del Contrassegno unificato disabili europeo (Cude) e aumenta le sanzioni per chi occupa abusivamente i parcheggi riservati”, spiega Stefani.

“Costruiremo – fa sapere – intorno alla persona con disabilità un sistema con ‘un budget di progetto’, come previsto dal Pnrr, per puntare all’obiettivo della persona con disabilità come soggetto protagonista della sua vita”. “Vogliamo far fronte alla richieste che arrivano da un mondo che ha avuto finora poco ascolto, cerchiamo di dialogare con gli altri ministeri, per esempio sulle pensioni, sugli insegnanti di sostegno”, dice spiegando i rapporti costanti con gli altri esponenti dell’esecutivo. “Con Draghi – assicura Stefani – c’è forte dialogo sul tema della disabilità, da lui, e dagli altri ministri, è emersa una grande sensibilità”.

Stada Health Report, per 77% italiani pandemia ha influito su benessere

Per il 77% degli italiani la pandemia da Covid-19 e le sue limitazioni hanno avuto un impatto sul loro benessere: un terzo (33%) è diventato più ansioso di prima, mentre per il 32% il lockdown è stata un’esperienza molto stressante.

È quanto emerge dallo Stada Health Report 2021, sondaggio realizzato dal Gruppo STADA con Kantar Health tra marzo e aprile 2021 su oltre 30.000 persone in 15 paesi, Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Russia, Serbia, Spagna, Svizzera, Ucraina e Regno Unito, i cui risultati sono stati presentati oggi a Milano. In Italia sono state intervistate 2.000 persone tra i 18 e 99 anni, da cui è emerso che nonostante l’impatto della pandemia, quasi la metà degli italiani (47%) si è dimostrata capace di reagire, senza sperimentare alcun episodio di esaurimento.

Tra le principali preoccupazioni il timore di contrarre il Covid-19 (53%) e le incertezze per il futuro (41%) legate alla perdita del lavoro, l’impossibilità di incontrare familiari e amici (34%) e la solitudine (33%) dovuta all’isolamento.

Uno degli effetti della pandemia è che per quasi la metà (47%) è diventato sempre più importante adottare uno stile di vita sano. Gli italiani sono tra i cittadini europei quelli più propensi a investire di più sulla propria salute, comprando maggiormente alimenti freschi e di qualità (49%), integratori alimentari (25%) o seguendo corsi di fitness online (21%). Circa i farmaci, il foglietto illustrativo (54%) e il medico (48%) sono le principali fonti per cercare informazioni, mentre cresce, rispetto al 2020, il ruolo del farmacista (37% contro 31% dello scorso anno).

La farmacia rappresenta inoltre il canale preferito (42%) per l’acquisto di farmaci senza ricetta, mentre la spesa online non è molto frequente (27%), soprattutto tra le fasce d’età più adulte. Nonostante le restrizioni, il 48% non ha modificato le proprie abitudini per le visite mediche, mentre il 30% ha cancellato o rimandato check-up di prevenzione e il 13% ha preferito consultare il medico al telefono o online. Il 56% con una o più malattie croniche non ha avuto problemi a proseguire le cure durante la pandemia.

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