Anbsc: “In Sicilia il 37,5% degli immobili e il 30% delle aziende”. Sinergia istituzionale, supporto tecnico e reintroduzione nei circuiti legali
PALERMO – “Per la prima volta, il governo regionale ha individuato un percorso per puntare a nuove opportunità di sviluppo, fornire servizi innovativi e creare occupazione proprio grazie ai beni sottratti alla criminalità organizzata”. L’ha dichiarato il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, durante una conferenza stampa tenuta a Palazzo d’Orleans ieri insieme all’assessore all’Economia, Gaetano Armao e alla responsabile del Coordinamento in materia di beni confiscati alla criminalità organizzata, Emanuela Giuliano
I numeri, in Sicilia, sono significativi, a fornirli è l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) e fotografano la situazione aggiornata al 15 novembre 2021: il 37,5% degli immobili confiscati o sequestrati alla criminalità organizzata si trova proprio nella nostra Isola, così come il 30% delle aziende. Su 38.101 immobili confiscati o sequestrati in Italia, ben 14.315 (pari a circa il 37,5%) si trovano in Sicilia, di questi 7.126 sono già destinati, sia per finalità istituzionali sia per finalità sociali, mentre altri 7.189 sono ancora in gestione dell’Agenzia. Delle 4.686 aziende sottratte alla criminalità in tutta la Penisola, 1.449 (circa il 30%) hanno sede nell’isola, ma solo 543 sono già destinate.
Allo scopo di rendere più efficiente e trasparente la restituzione alla comunità dei beni sottratti alla criminalità, Musumeci ha presentato il nuovo piano, denominato “Strategia regionale per la valorizzazione dei beni confiscati”. Il documento, elaborato da un apposito gruppo di lavoro voluto dall’assessorato all’Economia, in collaborazione con la Segreteria generale della Presidenza, è già stato approvato dal governo regionale.
“Sui beni confiscati si è scritto e detto tantissimo – ha sottolineato il presidente – è stata messa sotto accusa la gestione dell’Agenzia, su cui noi non esprimiamo alcuna valutazione nel merito, però obiettivamente quella normativa andava rivista tenuto conto che buona parte dei beni confiscati alla mafia non sono sempre stati restituiti al territorio (…) Insomma c’è tanto lavoro da fare”.
Per il governatore, “un bene sottratto dallo Stato alla mafia e non restituito al territorio, o non messo nelle condizioni di potere produrre, costituisce una sconfitta per lo Stato stesso. Noi – ha aggiunto Musumeci – dobbiamo dimostrare che un bene sottratto alla mafia può continuare a lavorare e che lo Stato rimane dalla parte dei cittadini e delle persone perbene”.
Sono tre gli obiettivi della Strategia: rafforzare la capacità di collaborazione e cooperazione tra i soggetti istituzionali interessati alla gestione dei beni confiscati; fornire sostegno economico, finanziario e tecnico per chi vuole investire sul bene confiscato; terzo – “forse il più ambizioso” sottolinea Musumeci – la reintroduzione nel circuito dell’economia legale delle aziende che sono state sottratte alla criminalità organizzata.
“Da parte nostra – ha concluso il governatore – c’è il massimo impegno e riteniamo assolutamente necessario mettere ordine in questo settore”.
Nell’ambito della ‘Strategia per la valorizzazione dei beni confiscati’, la Regione Siciliana ha già pronti 4 progetti per 15 milioni di euro finanziati attraverso le risorse del Pnrr.
“Siamo pronti con quattro progetti per un totale di 15 milioni: l’edificio di piazza Croci destinato ai Beni culturali, la ristrutturazione dell’assessorato alle Attività produttive, una masseria appartenuta al clan dei Salvo a Salemi e Verbumcaudo a Polizzi Generosa”, ha concluso Musumeci.