Beni confiscati: vendiamoli subito - QdS

Beni confiscati: vendiamoli subito

Antonino Lo Re

Beni confiscati: vendiamoli subito

Giovanni Pizzo  |
lunedì 17 Luglio 2023

In Lombardia sono concreti, il denaro non dorme e la prima legge di Adam Smith, sulla circolazione della ricchezza, da quelle parti è vangelo

Un protocollo d’intesa tra la GdF Lombardia, l’Autorità giudiziaria ed il Demanio siglato a Brescia prevede la vendita quasi immediata dei beni confiscati alle mafie. In Lombardia sono concreti, il denaro non dorme e la prima legge di Adam Smith, sulla circolazione della ricchezza, da quelle parti è vangelo. Il protocollo permette di vendere dopo 30 giorni i beni confiscati alle mafie e rimetterli in un uso privatistico e commerciale.

Da noi al Sud no, non si fa, si cerca un improbabile uso pubblico. Dico improbabile perché solo una minima parte dei beni confiscati, soprattutto al Sud, sono in condizione di fruizione senza ingenti investimenti per riadattarli ad uno scopo sociale. E gli enti locali, o le organizzazioni del terzo settore, spesso non hanno i mezzi finanziari adeguati né possono prendere a prestito capitali per ristrutturare o gestire attività. Il limite della Rognoni-La Torre è proprio questo.  Era pensata per una mafia più arcaica. Oggi le mafie investono in società commerciali, ed è impossibile gestire aziende senza ricorso a risorse finanziarie.

Per cui da noi al Sud la maggior parte di beni o aziende confiscate sono destinate a mala gestio, se non al fallimento. In alcuni casi vengono addirittura saccheggiate da amministratori incapaci o deviati, a volte dalla stessa Autorità giudiziaria, vedi il caso Saguto. Ciò che è pubblico è di nessuno al Sud, pertanto fuori controllo, al Nord non si possono sprecare patrimoni, la proprietà ha una funzione sociale, come afferma la Costituzione, ma soprattutto il capitalismo, rispettato anche da giudici e finanzieri a quelle latitudini. Vi immaginate cosa succederebbe se quel protocollo fatto a Brescia fosse realizzato a Palermo? Schiere di antimafiosi di professione griderebbero allo scandalo. Come se le mafie, ndrangheta in particolare, al Nord non esistessero.

Ma si sa al Nord il PIL deve continuare, mentre in Sicilia è meglio che restiamo poveri e mafiosi. Oggi con la digitalizzazione è possibile controllare chiunque, pertanto gli acquirenti dei beni confiscati rischiano immediatamente un nuovo sequestro se risultassero non in regola. Quindi comprerebbero esclusivamente soggetti che non temono controlli. E poi lo trovate un soggetto mafioso, quindi non uno scemo, che si compra due volte lo stesso bene?

In Sicilia l’ammontare dei beni confiscati, ormai portati al lumicino, è ingentissimo. Anche se svenduti consentirebbero una potente spinta all’economia isolana. Ma forse questo disturberebbe coloro che in questi anni, amministratori ed indotto, hanno gestito tali beni. E poi la Regione dovrebbe creare una nuova fascia di precari da assumere in Resais o in una partecipata ad hoc. AGD, Amministratori Giudiziari Disoccupati. 

Cosi è se vi pare.

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