Binario morto - QdS

Binario morto

Antonino Lo Re

Binario morto

Giovanni Pizzo  |
mercoledì 12 Giugno 2024

Potrebbe essere una metafora di tante deficienze, paludi, incapacità della Sicilia, ma qui ne parliamo in senso letterale

Binario morto. Potrebbe essere una metafora di tante deficienze, paludi, incapacità della Sicilia, ma qui ne parliamo in senso letterale. Nell’isola ci sono cinque linee chiuse, a binario morto possiamo dire, alcune di grandissimo pregio culturale e paesaggistico, che vanno verso templi greci, o riserve naturali sul mare. Ma si potrebbe obiettare che non sono importanti, per il flusso pendolare, per la grandezza dei centri collegati, o per la geopolitica.

Vi vogliamo invece parlare di una linea incredibilmente interrotta. L’asse, forse, il forse in Sicilia ci vuole sempre, principale dell’isola, la Palermo-Catania. Si può andare in treno fino ad un certo punto, e poi? Poi si prosegue in autobus, 5 ore di percorso, nemmeno Catania fosse Timbuctù, perché noi siamo un’isola di gommisti o gommauti, non me riusciamo fare a meno, anche per comprare il pane a 500 mt. prendiamo l’auto. Perché è interrotta? Perché FS, tramite il colosso We Build, sta eseguendo il raddoppio, parziale, ferroviario, il doppio binario ad alta capacità. Ma perché per costruire un altro binario si deve interrompere l’esercizio della linea esistente? Il progetto non lo prevedeva, tanto che sul sito di We Build c’è scritto che i lavori non interromperanno l’esercizio della linea. Ma allora perché è interrotta?

Andreotti diceva che a pensare male si fa peccato, ma si azzecca spesso e volentieri. Intanto c’è qualcuno che guadagna sugli autobus sostitutivi del treno, o su quelli in normale concessione autostradale, e poi è evidente che fare i lavori in contemporanei esercizio della linea sarebbe stato più complesso, e quindi più costoso. L’interruzione dell’esercizio teoricamente dovrebbe accelerare i lavori, ma sicuramente abbatte i costi. Non sappiamo chi in RFI, società posseduta dallo Stato, e sottoposta al controllo pubblico, anche della Corte dei Conti, abbia consentito questa interruzione di pubblico esercizio, ma la cosa stupefacente è un’altra.

Come mai la politica regionale, l’amministrazione regionale, non abbia protestato veementemente, per questa assurda lesione dei diritti di cittadini che pagano le tasse come i toscani o i lombardi. Vi immaginate se avessero interrotto la Firenze-Pisa, seppur si dice da quelle parti meglio un morto in casa che un pisano all’uscio. Cosa sarebbe successo in Lombardia o Veneto? Zaia si sarebbe incatenato a Palazzo Chigi. In Puglia sul raddoppio della Roma-Bari questo non è successo, ovviamente, lì il treno c’è. Qua nulla, il silenzio assordante, di politici, ma anche di cittadini. Perché il collegamento ferroviario, assolutamente normale in tutte le altre Regioni, qui è considerato come un accessorio superfluo per la politica, una chimera per i cittadini, anche se poi spendiamo, forse, sempre forse, miliardi per un Ponte sullo Stretto per fare passare il treno, questo sconosciuto. Lo sapete quale sarebbe il ritorno turistico se ci fossero i treni nella Regione più grande ed estesa d’Italia? Enorme. Il treno dei desideri, rimane quello dei pensieri in un azzurro pomeriggio siciliano. Quello reale non c’è.

Nessuno parla sul treno perduto, a megghio parola è quella che non si dice, soprattutto se si è un popolo povero, culturalmente, e suddito. A Palermo c’è un detto, zitti e suca.

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