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Cademia Siciliana, nuova app per scoprire il siciliano

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Cademia Siciliana, nuova app per scoprire il siciliano

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lunedì 28 Giugno 2021

Grazie alla piattaforma open source Woolaroo, sarà possibile inquadrare un oggetto con la fotocamera, il quale verrà processato dall'app e riconosciuto con la corretta ortografia e pronuncia

Bianca o janca? Come si dice in
siciliano e come si pronuncia? Chiediamolo allo smartphone. Da maggio è infatti
la tecnologia ad aiutarci a scoprire la lingua siciliana grazie a Woolaroo,
piattaforma open source sviluppata da Google disponibile per iOS e Android
nell’ambito del progetto Google
Arts & Culture
che si impegna a preservare
e diffondere l’arte e le culture di tutto il mondo. Accanto a māori, nawat, tamazight, yang zhuang, rapa nui, yiddish e yugambeh trovano posto anche il siciliano e il greco
calabrese
parlato dall’etnia Griko in Calabria.

Beni da tutelare e da mettere a riparo dal rischio
di estinzione che al momento, secondo quanto emerge dall’Atlante
delle lingue del mondo in pericolo (Atlas of the World’s Languages in Danger)
curato dall’Unesco, riguarda oltre il 43% delle
circa 6 mila lingue parlate al mondo.

«È uno strumento
messo a punto da Google che coniuga le tecniche di machine learning con l’intelligenza
artificiale. Utilizzando la tecnologia “Cloud Vision API” sviluppata da
Google è in grado di riconoscere e classificare milioni di immagini», racconta Salvatore
Baiamonte
, co-fondatore e co-responsabile di Cademia
Siciliana
(Accademia Siciliana, ndr), associazione senza scopo di
lucro attiva nella ricerca, educazione e attivismo in, su e per lalingua siciliana, che ha collaborato
alla parte linguistica del progetto.

Facile e immediata da
usare. Si inquadra un oggetto, si scatta una fotografia che viene processata
dall’app che riconosciuto soggetto ne fornisce il nome all’utente con la
corretta ortografia e con la possibilità di ascoltarne la pronuncia. Il sistema
riconosce anche gli altri elementi presenti nell’immaginee fornisce l’elenco
delle parole correlate. «Uno strumento importante – continua
Baiamonte – sia per chi già parla il siciliano, sia per chi vuole impararlo. Imparare
parole nuove in siciliano è ora più facile, con uno strumento a portata di
tutti».

Il siciliano è dunque una
lingua a rischio? «Diciamo che al giorno d’oggi in Italia ci sono lingue con
uno stato di salute ben peggiore, come l’emiliano o il lombardo. Finora sembra
che il siciliano stia resistendo: dai dati ISTAT più recenti emerge che
il bilinguismo funzionale italiano-siciliano si stia stabilizzando, sebbene
qualcosa di più andrebbe fatto, perlomeno a livello di insegnamento scolastico».
La ricetta per scampare al peggio, infatti, prevede «tanta divulgazione sui
benefici del bilinguismo, sull’importanza che le lingue regionali rivestono
nella nostra vita quotidiana e sulla loro ricca storia. È necessario, soprattutto,
spronare le persone a parlarlo: non c’è vergogna nel parlare una lingua che è stata
lingua nostra per almeno otto secoli, e che può vantare una lunga e
ininterrotta tradizione letteraria».

Alla scoperta e
alla tutela del siciliano mira dal 2016 Cademia
Siciliana, nata da un incontro fortuito tra Baiamonte e Paul Rausch in una
community di siculo-americani (discendenti di siciliani emigrati negli USA). «Entrambi
avevamo una formazione simile in ambito linguistico quindi abbiamo deciso di
mettere in piedi questa realtà per aiutare la lingua, e aiutare i siculòfoni (le
persone che parlano in siciliano), di Sicilia e Reggio Calabria quanto d’altrove,
a fortificare la propria competenza linguistica in siciliano. È ormai assodato
che al giorno d’oggi una lingua prospera se ha al suo fianco una realtà che la
sostiene come le grandi accademie d’Europa che supportano le varie lingue
nazionali. A noi poi si unirono diverse importanti figure chiave come David
Paleino
e Gaetano Mazza».

I progetti sono i più disparati. Dalle notizie in siciliano (Nutizzi lampu ‘n sicilianu) per allenare gli occhi a leggere in siciliano e per rimanere informati sulle cose importanti leggendo una notizia al giorno alla traduzione ufficiale in siciliano del gioco Minecraft e dell’applicazione di messaggistica Telegram. Ma si guarda anche ai banchi di scuola. «L’insegnamento sul siciliano (più che “del siciliano”) nelle scuole è molto poco presente, nonostante la presenza di alcune leggi regionali (che comunque non mirano all’insegnamento della lingua, quanto della sua storia e della cultura in un’ottica interdisciplinare).

Serve certamente un modello didattico innovativo (al quale noi stiamo lavorando già da tempo): non possiamo pensare che si possa insegnarlo come se fosse una lingua morta, come si fa ad esempio per il latino, o come si fa con l’italiano, imparando a memoria sterminati elenchi di categorie grammaticali che poco aiutano nell’apprendimento effettivo della lingua. I ragazzi, fortunatamente, parlano in siciliano, e dedicano al siciliano spazi culturali inediti, come nei nuovi generi musicali tipici dei cosiddetti “millennial” o della “generazione Z”: il problema sorgerà se i ragazzi che oggi parlano in siciliano non lo parleranno con i loro figli domani».

C’è posto anche per i social dove ogni giorno “si adotta” una
parola siciliana.«Tra le parole più curiose ci sono molto spesso gli arabismi.
Essendo l’arabo una linguasemitica (e non indoeuropea come la maggior
parte delle lingue d’Europa tra cui il siciliano), le paroleche ci sono
state lasciate ai tempi dell’Emirato di Sicilia, a meno che non si tratti di
parole moltodiffuse come aranciu, sorprendono sempre perché
soprattutto se sono arabismi “puri” hanno unaforma da cui non è facile
carpire il significato, in confronto ad esempio ai francesismi. Una di quelleche più mi ha sorpreso, ad esempio, è stata macadaru, parola di origine
araba che significa“riunione” (in particolare durante i matrimoni, ma
non solo)».

Se le influenze di altre lingue non mancano, non mancano nemmeno le evoluzioni. «Le lingue sono flussi continui e variabili. In questo senso anche il siciliano certamente cambia nel tempo, acquisisce o inventa alcune parole, alle volte ne perde altre, ma la sua grammatica pare essere comunque molto stabile, d’altronde, la grammatica è la parte di una lingua che cambia più lentamente». Difficile delineare come la lingua di Trinacria sia cambiata negli anni quanto fare previsioni per il futuro ma «dal punto di vista lessicale adesso c’è un avvicinamento all’italiano, la lingua con cui sta più a contatto e dalla quale riceve la maggior parte dei prestiti di parole. Allo stesso tempo, parole del siciliano entrano in italiano e si diffondono non solo nell’italiano parlato in Sicilia ma in quello di tutta Italia».

Valentina
Ersilia Matrascia

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