La Regione ha annunciato la volontà di affidare la concessione per un giacimento situato in provincia di Caltanissetta
I sali, come si pensava, ci sono. Adesso bisogna capire chi li userà. Al centro della Sicilia il momento del ritorno alle miniere è un po’ più vicino. La Regione ha annunciato la volontà di affidare la concessione per un giacimento situato in provincia di Caltanissetta. L’area interessata si trova a cavallo tra i territori di Bompensiere, Milena e Sutera. È qui che si trova infatti una località conosciuta come Gallo d’Oro, il cui nome è stato utilizzato anche per definire un permesso di ricerca che il dipartimento regionale all’Energia ha rilasciato a fine 2020. Tre anni per appurare se realmente sotto il suolo fosse presente una quantità di sali potassici e alcalini tale da poter immaginarne un futuro sfruttamento a fini economici e industriali. La risposta è arrivata già nel 2022 ed è stata positiva.
Sull’entità del ritrovamento al momento c’è il massimo riserbo, ma quel che si sa è che tra non molto un avviso pubblico dovrà definire le modalità di selezione di chi avrà la possibilità di coltivare il giacimento. Tra i pretendenti ci sono anche coloro che in questi anni hanno effettuato le ricerche. La società è riconducibile a una delle famiglie imprenditoriali più importanti della Sicilia: i Catanzaro.
L’attesa per il bando
“È avviato il procedimento amministrativo sotteso all’espletamento delle procedure di gara per l’individuazione dell’operatore economico a cui assegnare la concessione mineraria, convenzionalmente denominata Gallo D’Oro”. Si ricava da questa dichiarazione, riportata all’interno di un decreto del 16 maggio firmato dal dirigente generale del dipartimento regionale all’Energia, Calogero Burgio, la notizia del ritrovamento del giacimento di sali nel Nisseno. A farne la scoperta è stata la General Mining Research Italy (Gmri), società di Firenze che qualche anno fa, quando ha ottenuto il via libera dalla Regione per le esplorazioni, aveva sede a Perugia. Iscrizione alla Camera di commercio a parte, la Gmri è però un’impresa con profonde radici in Sicilia: controllata direttamente da Europa Partecipazioni, nella compagine societaria figura il 62enne Lorenzo Catanzaro, uno dei proprietari della discarica di Siculiana.
“Confermo il ritrovamento di sali potassici e alcalini, così come si era ipotizzato a monte della richiesta di permesso di ricerca ma sui quantitativi al momento non posso essere preciso, anche per questione di riservatezza”, dichiara Alessandro Carlino di Gmri al Quotidiano di Sicilia. I dettagli, in ogni caso, dovrebbero comparire nell’avviso pubblico che la Regione divulgherà. A occuparsi del procedimento sarà il dirigente del distretto minerario di Caltanissetta, Silvio Gangitano, nominato responsabile unico del procedimento. “Non c’è ancora una data certa, ma verrà data adeguata pubblicità all’avviso trattandosi di una selezione che potrebbe interessare anche soggetti esteri”, spiega il Rup.
La notizia della coltivabilità del giacimento è stata comunicata alla Regione in una relazione inviata ad agosto del 2022, un anno prima della scadenza del permesso di ricerca. I contenuti, però, non sono stati resi noti. Ciò che si sa è che a novembre dello stesso anno ha fatto seguito una relazione finale di valutazione dei risultati, prima incamerata dal distretto minerario e poi successivamente trasmessa al dipartimento regionale all’Energia. Nel decreto di nomina del Rup viene specificato che la selezione tra i potenziali candidati all’affidamento della concessione avverrà con una procedura “che presenti garanzie di imparzialità e di trasparenza”.
Gli altri progetti di Gmri
Quello nei comuni di Bompensiere, Milena e Sutera non è l’unico progetto di coltivazione di giacimenti minerari a cui ambisce la società dei Catanzaro. Negli anni scorsi, la Regione ha rilasciato permessi di ricerca anche nei comuni di Mussomeli, Caltanissetta, San Cataldo, Ribera, Cattolica Eraclea, Nicosia e Sperlinga. “In questi casi le attività di ricerca non si sono ancora concluse”, specifica Carlino.
A ciò si aggiunge un progetto di finanza riguardante l’ex sito minerario Bosco di San Cataldo, ritenuto insieme a Pasquasia tra le aree più pericolose dal punto di vista ambientale dell’entroterra siciliano. “Lì è presente un ammasso di sale che secondo noi è riutilizzabile dal punto di vista industriale e ciò eliminerebbe anche la problematica ambientale”, spiega Carlino.
Il progetto, che prevede un investimento da parte del concessionario di oltre dieci milioni di euro, a fine 2022 è stato giudicato dalla Regione di “pubblico interesse”. Ma da allora non ci sono state più evoluzioni. “Con le tecnologie odierne è possibile intervenire in sicurezza, con ricadute positive anche dal punto di vista economico”, assicura Carlino.