E’ stato presentato questa mattina, nel corso di un webinar alla Camera di Commercio Palermo Enna il progetto “Liberazione in corso”, finanziato nell’ambito del Programma Operativo Nazionale “Legalità” 2014-2020, realizzato dall’Associazione “Comitato Addiopizzo” Odv, che da oltre 15 anni svolge un lavoro di ascolto e supporto gratuito a vittime di estorsione, avvalendosi di uno specifico sportello costituito da tecnici e volontari dell’associazione. “Il lavoro incisivo delle forze dell’ordine e della magistratura ha prodotto risultati significativi sul piano della prevenzione e contrasto a Cosa nostra. Tuttavia, a fronte di centinaia di operatori economici che negli ultimi quindici anni hanno trovato la forza e il coraggio di opporsi alle estorsioni, avvalendosi anche del nostro supporto – ha sottolineato Raffaele Genova, presidente di Addiopizzo – va detto che le estorsioni e l’usura restano presenti e diffusi. L’obiettivo di questo progetto è fornire alle vittime di estorsione e usura del territorio della città di Palermo e della provincia un’assistenza coordinata e continuativa in modo da re-immettere nel circuito di economia legale imprese sane, stabili e prive di condizionamenti criminali”. Alla presentazione dell’iniziativa hanno preso parte il presidente della Camera di Commercio Palermo Enna, Alessandro Albanese, il prefetto di Palermo, Giuseppe Forlani, Raffaele Genova, presidente di Addiopizzo, Antonino Di Gregorio, coordinatore del progetto “Liberazione in corso”, il segretario generale della Camera di Commercio Palermo Enna, Guido Barcellona, con le testimonianze degli imprenditori Giovanni Sala e Antonio Cottone, i quali, dopo anni di soprusi subiti, hanno scelto finalmente di ribellarsi ed opporsi al racket, denunciando i loro estorsori e liberandosi dal giogo del pizzo. “C’è stato un tempo in cui mancava la fiducia nelle forze di polizia – ha affermato Albanese – e le imprese avevano paura di denunciare, perché pensavano ci fosse una scarsa protezione, poi questa percezione si è modificata con le prime denunce, per esempio abbiamo fatto tanto a Carini. Purtroppo, il fenomeno del racket c’è e rimane diffuso, molti pensano che non si paga più, ma non è vero” (ANSA).
Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti condotti a seguito di querele presentate, dal settembre scorso, dai familiari di alcuni pazienti della struttura sanitaria ...