Casa Nitto Santapaola, governo taglia fondi Pnrr per riuso sociale

Casa di Nitto Santapaola, il governo taglia fondi Pnrr per il riuso sociale

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Casa di Nitto Santapaola, il governo taglia fondi Pnrr per il riuso sociale

Salvo Catalano  |
lunedì 28 Agosto 2023

Ogni bene confiscato alla mafia ha una storia e un valore. Nitto Santapaola, in via De Chirico a San Gregorio, ha vissuto e commesso reati.

Ogni bene confiscato alla mafia ha una storia e un valore. Quello di via De Chirico a San Gregorio, ai civici 13 e 15, per Catania ha un’importanza simbolica diversa. Qui Nitto Santapaola, l’incontrastato numero uno di Cosa Nostra etnea per decenni, ha vissuto. Qui l’1 settembre del 1995 è stata uccisa la moglie, Carmela Minniti in un agguato a colpi di pistola davanti alla porta di casa. Ecco perché attorno alla ristrutturazione del bene e al suo riuso per fini sociali grazie al Pnrr ci hanno scommesso in tanti: in primis le associazioni antimafia catanesi, I Siciliani Giovani e l’Arci, poi il Comune di San Gregorio con le associazioni locali che si occupano di autismo e violenza sulle donne a cui sarebbero destinati i due appartamenti una volta riqualificati. Ma da circa un mese la scelta del governo Meloni di togliere dal Piano nazionale di sviluppo e resilienza tutti i 300 milioni di euro destinati ai beni confiscati, è arrivata come una doccia fredda.

“Definanziamento grave colpo e grida vendetta”

“Questa casa – ricorda Giovanni Caurso, dei Siciliani giovani – è stata il quartier generale di Nitto Santapaola, dove si sono decise tante cose terribili ed è stata uccisa la moglie. Per noi era importante che si ristrutturasse. Il definanziamento è un grave colpo e grida vendetta, si deve fare tutto il possibile perché quella casa ritorni ad uso sociale”. Seby Sgroi è sindaco di San Gregorio da pochi mesi, ma era vicesindaco nella precedente amministrazione che ha lanciato il progetto di riuso e ha partecipato al bando del Pnrr. Ha ottenuto un finanziamento di 595mila euro, di cui lo scorso 29 giugno è arrivato da Roma il primo anticipo del 10 per cento, poco meno di 60mila euro. “Meno male che non li abbiamo ancora usati – spiega il sindaco Sgroi – altrimenti in che situazione mi sarei ritrovato? Il Comune non ha la forza per sostenere queste spese, sono preoccupato per tutta la comunità, perché crediamo fortemente in un riuso sociale del bene”.

La casa di Nitto Santapaola: i progetti per il riutilizzo dell’immobile

Il bene confiscato è composto da due grandi appartamenti al primo piano unificati, da un seminterrato che il Comune negli ultimi anni ha usato come deposito di banchi scolastici e materiale elettorale, e da un giardino. “All’esterno  – spiega Oriana Maugeri, ingegnera dell’ufficio tecnico di San Gregorio che ha curato la progettazione – è prevista una nuova scala per consentire l’uso del giardino, dove ci saranno una piscina e un orto. I piani verranno divisi in due macro aree: una per il centro antiviolenza e una più grande con palestre e spazi destinati ai ragazzi con disturbo dello spettro autistico”. Il lavoro dei tecnici è passato anche dal confronto con le associazioni che dovranno gestire il centro. Il progetto definitivo è pronto, si sta ultimando quello esecutivo, mentre la scadenza per l’aggiudicazione dei lavori è fissata dal crono programma del Pnrr a giugno 2024. Dopo ci sarebbe un anno di tempo per realizzarli. Insomma, nessun ritardo che giustifichi il definanziamento. “Siamo perfettamente in linea coi tempi imposti dall’Europa”, precisa il sindaco.

Giustificazioni, ripieghi e reazioni

Ecco perché molti primi cittadini sono stati colti di sorpresa dalla decisione del governo Meloni che , almeno relativamente ai progetti finanziati in provincia di Catania, non è giustificata da ritardi tecnici. Secondo il presidente della Regione Renato Schifani  “le risorse destinate alla valorizzazione dei beni confiscati, impegno prioritario del governo regionale, saranno coperte con il Fondo sviluppo e coesione”. Resta al momento una promessa che sostituisce fondi e scadenze certe. Ma c’è di più. I progetti presentati dai Comuni al bando del Pnrr e ritenuti idonei sono molti di più di quelli finanziati coi 300 milioni. “Servivano altre risorse per questi progetti rimasti fuori e per finanziare la gestione dei beni ristrutturati – denuncia Matteo Iannitti, presidente di Arci Catania –  Fa ancora più rabbia sentire che le risorse verranno prese altrove, perché quell’altrove serviva a fare di più. Questo è un vero e proprio scippo”.

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