A Catania botteghe sempre più introvabili - QdS

A Catania botteghe sempre più introvabili

redazione

A Catania botteghe sempre più introvabili

Melania Tanteri  |
sabato 30 Marzo 2024

Non solo in centro storico, anche nei quartieri periferici si fa fatica ad acquisire ampie metrature. L’assessore Gelsomino: “C’è gran fermento, è un bel segnale”

Catania, cercasi bottega. La città etnea, da sempre anima commerciale della Sicilia, sembra essersi ripresa e bene dalla crisi economica prima e dalla pandemia dopo. Così almeno sembra a giudicare dalla richiesta di botteghe, non solo in centro, ma soprattutto dalla penuria delle stesse. Come evidenzia l’assessore alle Attività produttive del Comune di Catania, Giuseppe Gelsomino, che sta lavorando insieme alla direzione, nel cercare di censire gli spazi commerciali liberi in città.

Trovare oggi una bottega ampia, di 200, 250 metri quadrati, è impossibile – afferma il delegato del sindaco Enrico Trantino per le materie commerciali -. Anche nelle zone periferiche sta diventando difficile”. La trasformazione lenta ma non troppo di Catania in città turistica, ha di fatto, cambiato la tipologia dei negozi nel centro storico: qui, ormai, si privilegia la ristorazione e l’abbigliamento, oltre a prodotti artigianali e del territorio. Lo shopping, quello dei locali, si sta lentamente spostando nelle zone meno centrali. Da qui, l’impossibilità o quasi di trovare spazi anche nelle pre periferie. Zone come via Gabriele D’Annunzio o quella del viale Mario Rapisardi sarebbero quelle che fanno più gola, ma è proprio qua che non si troverebbe nemmeno un buco.

“Nella zona di via Giacomo Leopardi, vicino a Picanello, ha aperto un negozio monomarca di un famoso brand che, forse, una volta, avrebbe preferito il centro storico. Ma oggi il centro è preso d’assalto dai turisti e il catanese che deve fare compere ha più difficoltà. L’idea è dunque quella di delocalizzare – continua Gelsomino: abbiamo interloquito con amministratori delegati di grandi marchi che confermano la volontà di investire in zone decentrate”. Il problema è trovare gli spazi.

In centro ci sono sempre meno botteghe

“Ci sono poche botteghe – conferma l’assessore. Abbiamo effettuato un censimento – aggiunge – e, ad esempio, al viale Mario Rapisardi ci sono solo tre botteghe libere; in corso Italia ce n’è una sola di 21 metri quadrati e in via Etnea, fino al viale XX Settembre, le botteghe libere sono solo due, in viale Vittorio Veneto o in viale Ionio si trova poco, pochissimo. Questo significa che c’è un gran fermento, e questo è un gran segnale”.

Niente più Temporary shop, quelli che spopolavano negli anni Duemila, e che davano l’idea della “precarietà” del tessuto commerciale. Oggi, non se ne trovano più. Anzi, l’indisponibilità di botteghe e spazi avrebbe fatto rispolverare un’antica usanza.

In via Etnea è tornata la “buona uscita”

“In via Etnea è ritornata la buona uscita – conferma l’assessore Gelsomino – un’usanza degli anni Novanta. Il metodo consiste nel pagare la buona uscita all’affittuario di una bottega per subentrare. Una cosa che, fino a cinque anni fa, era impensabile. Anche in via Umberto sta avvenendo una rivoluzione – conclude Gelsomino: punteremo molto sulla parte finale, quella verso il mare, ma anche questa zona è viva dal punto di vista economico”.

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