A Catania differenziata in crescita ma export rifiuti inevitabile - QdS

A Catania differenziata in crescita ma export rifiuti inevitabile

A Catania differenziata in crescita ma export rifiuti inevitabile

Giuseppe Bonaccorsi  |
venerdì 04 Marzo 2022

Srr in procinto di pubblicare il nuovo bando per il trasferimento della spazzatura. Dall’1 aprile le discariche non potranno accettare più del 35% di indifferenziato

Ci siamo. Nei prossimi giorni la Srr “Catania area metropolitana” sarà nelle condizioni di pubblicare il nuovo bando per il trasferimento dei rifiuti indifferenziati eccedenti fuori Sicilia secondo le disposizioni indicate dalla Regione tramite l’assessore all’Energia Daniela Baglieri. Sta per materializzarsi, proprio in procinto dell’avvio della nuova campagna elettorale per le regionali, quello spettro tanto annunciato che potrebbe fare ulteriormente lievitare, per i Comuni inadempienti, la famigerata Tari, una delle tasse più odiate dai siciliani e in particolare dai catanesi (che pagano una tra le più alte tariffe d’Italia). A causa della mancata osservanza delle norme della decreto di emergenza che scade il 31 marzo, in teoria dal primo aprile i rifiuti eccedenti dovrebbero prendere la via dell’estero o del nord Italia, ma già – come è norma – si profila da adesso una nuova proroga.

Nuovo bando per il trasporto fuori regione dei rifiuti

La questione è a dir poco delicata, perché quando si affondano le mani nella melma dei rifiuti si rischia di essere inghiottiti dalle sabbie mobili. Il nuovo bando prevede – secondo notizie della Srr – in particolare l’individuazione della ditta che si farà carico di trasportare la percentuale di surplus di spazzatura non differenziata. La vera data di non ritorno dovrebbe, però, scattare a partire dal primo luglio, giorno in cui le discariche non saranno più autorizzate ad accogliere rifiuti non differenziati oltre il 35% del totale e le tonnellate eccedenti la percentuale prevista dalla normativa finiranno altrove, fuori Sicilia. Le discariche sono quasi sature e, per quanto riguarda l’area metropolitana catanese, c’è l’aggravante che la Sicula trasporti potrà accogliere ancora rifiuti indifferenziati sembra fino e non oltre giugno.

Il direttore della Srr Catania area metropolitana, Carmelo Caruso, conferma la data che appare sino adesso non più rinviabile: “A partire da luglio, in qualsiasi caso, bisognerà prevedere il trasferimento dei rifiuti eccedenti” spiega. Ma c’è un altro particolare in questa complicata vicenda che riguarda l’area metropolitana di Catania. Il 35% dell’indifferenziato previsto dal decreto non verrà conferito nella discarica di Lentini, che come detto nel frattempo sarà esaurita, ma negli altri siti di stoccaggio dell’isola con un costo in aumento per il trasporto. La batosta vera e propria per le tasche dei cittadini catanesi arriverà per la percentuale eccedente oltre il 35% che dovrà essere trasportato in altre parti d’Italia o addirittura all’estero e a Catania si prevedono tempi bui. “In quel caso – spiega ancora il direttore Caruso – i prezzi giocoforza aumenteranno”.

Attualmente Catania non supera il 30% di differenziata: pesa soprattutto la mancata assegnazione del lotto Centro che è poi l’area più popolosa della città. L’incarico è stato definito solo pochi giorni fa, ma ancora non è partito. “Il rischio di un trasferimento fuori Sicilia di una percentuale non indifferente di indifferenziato esiste ed è fortemente concreto, nonostante gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi mesi. Negli altri centri dell’hinterland metropolitano solo in qualche sporadico caso sarà necessaria l’esportazione dei rifiuti, e solo per piccolissime percentuali” aggiunge il direttore Caruso.

L’aumento della differenziata a Catania ha comunque già prodotto risultati sino a pochi mesi fa inimmaginabili. Secondo dati Srr, nel 2021 la media giornaliera di conferimento in discarica è stata pari a 532 tonnellate per Catania. Nell’ultimo mese e soprattutto negli ultimi giorni, la media giornaliera è scesa a 435 tonnellate, con una riduzione giornaliera di sversamento in discarica in tonnellate di indifferenziata che oscilla tra 96 e 100, con un risparmio medio giornaliero di 18 mila euro che moltiplicato per 30 giorni raggiunge la consistente cifra di 540mila ero di riduzione mensile che in un anno – se il trend verrà mantenuto – portano la cifra a 6 milioni 480mila euro di minore costo del servizio rifiuti che si aggira sugli 80 milioni, costo purtroppo che potrebbe lievitare anche per l’aumento del prezzo dell’energia.

Oltre il 50% dei catanesi non paga la Tari

Il nodo maggiore a Catania riguarda soprattutto l’evasione, con il 50% e passa di cittadini che non pagano. Il Comune nell’ultimo anno è riuscito a scovare molti utenti che fino a questo momento erano sconosciuti all’ufficio Tributi, attraverso una task force voluta dall’attuale sindaco reggente e assessore al Bilancio, Roberto Bonaccorsi. Questa azione sinergica di incrocio dei dati ha consentito di recuperare un imponibile che si aggira sui 7 milioni.

Oltre all’evasione c’è da superare il più presto possibile l’avvio del farraginoso lotto centro, aggiudicato solo da pochi giorni, ma con riserva al consorzio Gema di Paganica, sul quale pende ancora un ricorso presentato da Dusty e Progitec, con pronunciamento del Tar atteso nei prossimi giorni. “Attendiamo proprio quest’ultimo passaggio – ha aggiunto il direttore Caruso – per partire col porta a porta a spron battuto nell’area più popolosa della città e consentire di far lievitare la percentuale di differenziata”. Ma i sindacati esprimono perplessità: “ Se il Tar dovesse accogliere il ricorso tutto nel lotto centro andrà a rotoli – spiega Carmelo Condorelli della Fiadel – e a quel punto l’indifferenziata crollerà nuovamente sotto il 30%. Insomma da luglio il trasporto della parte eccedente rischia di essere una nuova botta per le tasche dei contribuenti. Altro che promessa di abbattere la Tari come il sindaco Salvo Pogliese aveva promesso due anni fa…”.

Un capitolo a parte riguarda lo scontro sui termovalorizzatori

La Regione è andata avanti nell’iter e presto potrebbero esserci novità di un certo rilievo. Le opposizioni sono però pronte a fare le barricate. “I termoutilizzatori non sono la soluzione per il problema rifiuti in Sicilia. Non soltanto non sono previsti dal disastroso piano rifiuti predisposto dal governo Musumeci, che ha concepito una scatola vuota che non risolve la questione della differenziata, ancora a livelli troppo bassi. Ma soprattutto è una scelta in controtendenza con le normative comunitarie che invece puntano decisamente a un ciclo di gestione rispettoso dei criteri sottesi all’economia circolare e alla sostenibilità”. Questo il commento del segretario regionale Pd Anthony Barbagallo che ha rincarato la dose contro il governo nella relazione introduttiva della direzione regionale del Pd Sicilia.

Contro i termovalorizzatori anche il deputato Pd e presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava che ha detto che “gli inceneritori così cari al presidente della Regione Musumeci non servono a nulla se non ad alimentare il business dei signori dei rifiuti”. Per Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia, “i rifiuti non sarebbero bruciati gratuitamente, ma bisognerebbe pagare, e tanto, ai gestori degli impianti. Noi siamo contrari agli inceneritori, e tali resteremo, perché non è questa la soluzione per gestire i rifiuti. Occorre spingere sulla raccolta differenziata, unico modo per chiudere le discariche”.

A favore dei termovalorizzatori numerosi sindaci e tra questi anche il sindaco di Catania sospeso Salvo Pogliese che ha più volte definito gli impianti una soluzione all’annoso problema de rifiuti e all’aumento senza fine della bolletta Tari. A Brescia sorge uno dei termoutilizzatori realizzati in Italia. Secondo le notizie riportate su internet dal gruppo proprietario “l’impianto fornisce un significativo contributo al fabbisogno energetico della città e nel 2006 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento ‘Industry Award’ del Wtert della Columbia University di New York che l’ha eletto ‘Il miglior impianto del mondo’”.

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