Il libro nasce dalla vivace penna di Giovanni Coppola, che in 123 pagine racconta la città etnea quasi dimenticata e rimossa, quella a cavallo tra gli anni '60 e ’70 del secolo scorso
“Una comune storia sbagliata” (Algra Editore) nasce dalla vivace penna di Giovanni Coppola, che in 123 pagine condensa ricordi, emozioni e sensazioni di una Catania quasi dimenticata e rimossa, quella a cavallo tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso.
Attraverso le vicende di una comitiva di amici, si ripercorrono quegli anni, con le loro glorie e le loro miserie. Una storia comune e sbagliata, che tiene in sé le esperienze ed il vissuto di una intera generazione. Una storia che, proprio per questo, risulta vera, autentica, priva di ipocrisie… Una storia ed un libro che lasciano il segno, che rifuggono il nulla indistinto dei nostri tempi, di quella “società liquida” su cui, pensatori, sociologhi e filosofi hanno riversato fiumi di inchiostro e di parole.
A fare da sfondo alle vicende del romanzo, e non poteva essere altrimenti, c’è Catania, con i suoi luoghi simbolo e con la sua intrinseca filosofia, con le sue irrinunciabili caratteristiche.
Una città che l’autore definisce “Un libro indescrivibile, dalla parole arruffate, appesantito dalle sue metafore e dalla sue contraddizioni. Un libro nero, come la rugosa roccia della sua scogliera”.
E poi c’è il microcosmo di Picanello, popolare quartiere etneo, che – proprio per le naturali contraddizioni di cui sopra – è simbolo della tradizione e del mutamento dei tempi, incarnato dalla speculazione edilizia che cancella il verde e gli alberi con un opprimente dedalo di strade e di palazzi. Perché, come scrive Coppola, “Gli dei hanno creato il labirinto con lo scopo di confondere gli uomini; gli uomini hanno creato il groviglio di strade di Picanello per confondere gli dei”.
Ad essere raccontata, lo abbiamo detto, è la Catania di qualche decennio fa, quella del dominio mafioso in cui – ogni anno – restavano sul “selciato” centinaia di morti ammazzati.
La mafia, con la sua fascinazione perversa alimentata da negazione, impunità, falsi miti. La mafia che irrompe e sconvolge la vita, le dinamiche del gruppo di amici protagonista del romanzo.
Un mostro, un Leviatano che inghiottì schiere di giovani attratti da quella fascinazione perversa. Un buco nero, come quello della droga, altro elemento di rottura nel racconto, altro punto di svolta negativo che devasta un equilibrio, quasi idilliaco, costruito sui ricordi più belli e più puri della gioventù e dell’infanzia.
Ma “Una comune storia sbagliata” è anche un racconto di vita vissuta, di amicizie, amori, delusioni, tradimenti. Una vicenda in cui, al di là del tempo e dello spazio, potrebbe identificarsi ogni lettore. Perché, alla base delle vicende narrate, c’è la necessità di ripercorrere il proprio passato, di riannodare i fili del proprio vissuto per ritrovarsi. E c’è, soprattutto, l’esigenza di fermarsi, di riflettere…
Quasi un atto rivoluzionario, in una realtà frenetica, immediata, priva di limiti o confini. Quella di Giovanni Coppola, quindi, è un’opera intensa, forte e appassionante che merita attenzione e che vogliamo consigliare ai nostri lettori.
Vittorio Sangiorgi