Forum con Cateno De Luca, leader di Sicilia Vera e Sud Chiama Nord
Intervistato dal direttore Carlo Alberto Tregua e dal vice direttore Raffaella Tregua, il leader di Sicilia Vera e Sud Chiama Nord, Cateno De Luca – accompagnato dal candidato sindaco a Catania, Gabriele Savoca – risponde alle domande del QdS.
Partiamo dalla Regione: quale linea intende seguire in quanto opposizione?
“Quel che vogliamo è fare uscire allo scoperto il Governo, senza alibi. Quando si decide si deve avere la possibilità di dimostrare se quel che si è detto in campagna elettorale è possibile farlo oppure no. All’opposizione io non ho fatto altro che prendere le proposte del Governo, per esempio sulla Legge di stabilità, e stravolgerle. Sono stato relatore di tutta l’opposizione e, insieme, abbiamo scritto mille articoli”.
Come ha reagito il presidente Schifani?
“All’inizio ha cercato il muro contro muro. Ho detto in Aula all’assessore al Bilancio, Marco Falcone, che se voleva portare a termine la Legge subito, doveva cambiare registro. Falcone ha capito che l’approccio era sbagliato, così ci siamo seduti e ci siamo confrontati. Non si poteva accettare di fare una Legge di stabilità sul Documento di programmazione economico finanziari del precedente Governo Musumeci. È una questione di forzatura di regole. Non si può creare un precedente e violare il regolamento d’Aula che prevede, quando esce il Def aggiornato, che esso debba essere depositato per almeno dieci giorni prima della discussione. Abbiamo chiesto di aggiornare il Def e questo è stato fatto. Anche perché in quel documento di Musumeci c’era scritto che la Regione avrebbe dovuto avere 9 miliardi circa in relazione all’aumento della compartecipazione della spesa sanitaria”.
Può spiegarci meglio questa questione?
“Lo scorso novembre la Regione ha fatto un comunicato in cui si diceva che si stava sbloccando la questione riguardante la compartecipazione alla spesa sanitaria. Il presidente della Regione, in Aula, durante le dichiarazioni programmatiche, ha detto che avrebbe finalmente risolto tale questione. Il 16 dicembre, invece, quando il Governo si è presentato per il Def, ha affermato che questi soldi non ci spettavano ed è stato firmato l’accordo Stato Regione di rinuncia a 9 miliardi. Il problema è che la legge di stabilità li prevedeva. Dall’opposizione non abbiamo permesso di violare le regole: abbiamo detto che saremmo andati incontro al Governo se ci fosse stato un margine di manovra per le nostre tematiche. Così abbiamo sistemato un bel po’ di cose e siamo arrivati alla conclusione”.
Nel merito del bilancio, di circa 16 miliardi di cui 9,4 sono per la sanità, quanto è previsto per gli investimenti?
“C’è quasi zero per gli investimenti. Bisogna vederli a consuntivo e posso assicurare che investimenti a consuntivo non se ne fanno, perché non ci sono le entrate. Il problema di questo Bilancio è che manca il quadro dei fondi extrabilancio, ma si deve comprendere cosa voglia fare il Governo. Quello precedente non li ha spesi e attualmente abbiamo oltre 20 miliardi di euro complessivi tra risorse assegnate e disimpegnate. Sono risorse pronte e lasciate nel cassetto. Ma vi è un altro problema: occorre la capacità di cassa per sostenere l’anticipazione e andare poi a rendiconto e ottenere le somme. E questa capacità di cassa, a fronte della montagna di impegni di spesa, non c’è: non si spende perché non ci sono i soldi da anticipare. Non si spende perché sul fronte della liquidità si è sempre lavorato per garantire la gestione corrente. Questo è un intoppo che stiamo verificando su vari fronti e per cui anche l’Ance ha preso posizione. L’uscita è una sola: se si hanno entrate che non si sono ottenute, occorre farsele dare”.
Questione infrastrutture: le strade provinciali e non solo sono in condizioni disastrose. Cosa propone al Governo? È d’accordo sul ripristino delle Province?
“Siamo d’accordo e sono per l’elezione diretta del presidente della Provincia, ma senza un Consiglio e con assessori che si occupino delle materie base. Questo è l’oggetto di confronto secondo noi: quale assetto debbano avere le nuove Province. In secondo luogo, bisogna riattivare le competenze degli Enti intermedi, le somme extra bilancio assegnate, le dotazioni finanziarie per le funzioni di base. Questo è fondamentale, così come le strategie sull’ambiente, sugli impianti. Bisogna capire il Ddl regionale dove vuole arrivare. Noi saremo propositivi sulla faccenda”.
Cosa altro occorrerebbe, secondo lei, per snellire le procedure della Regione, rimettere in moto l’economia e portare a termine investimenti?
“Il problema della Regione siciliana è in parte la Regione stessa che ha aggravato alcune procedure che vanno semplificate. Pensiamo per esempio alla Commissione Via-Vas, che potrebbe passare alle province lasciando in ambito regionale solo alcuni progetti di una certa entità. Anche per creare rapporto diretto con il territorio. Stesso discorso si può fare anche per le procedure d’appalto: l’Urega esiste solo in Sicilia. Il problema degli investimenti è semplificare parallelamente a livello burocratico e rendere più veloci i pareri. Queste sono le questioni che bloccano o comunque rallentano gli investimenti. Non soltanto sul fronte della Regione ma anche dei Comuni”.
Bisogna anche potenziare le professionalità del personale e per questo c’è la formazione continua. Questa viene fatta alla Regione?
“Si fa sulla carta, ma non nella pratica. Non rientra nella nostra mentalità. E poi c’è la questione politica: il datore di lavoro, in questo caso Schifani, deve poter fare delle scelte. L’importante non è vincere ma operare con le mani libere e la maggior parte dei dirigenti sono materia di spartizione politica. Quindi la questione è che se si tocca un dirigente si tocca una parte politica. Allora qual è il margine di lavoro? Questo è un problema serio: o arriva una squadra che ha le mani libere o diversamente la situazione non cambierà. Noi non saremo l’alibi di Schifani. Il Governo deve governare. L’opposizione non deve fare solo ostruzionismo, ma fare un percorso costruttivo e collaborativo. Ma questo dipende anche e soprattutto dal Governo”.
Tre obiettivi principali per Taormina: risanamento, infrastrutture e servizi
Ha presentato la sua candidatura a sindaco di Taormina per le prossime amministrative. Da dove nasce questa decisione?
“Taormina è una piccola Sicilia, se consideriamo le sue peculiarità e contraddizioni. Taormina è un Comune in dissesto, che è stato dichiarato l’anno scorso, e questo mi fa già capire che occorrerà lavorare di più per mettere le cose a posto. Mi chiedo francamente come possa fallire un comune che ha 1,2 milioni di presenze turistiche l’anno. Ho scelto di candidarmi anche per tenermi in allenamento rispetto al mio obiettivo, che è quello di fare il sindaco di Sicilia. Per questo intendo misurarmi con un contesto urbano, mettendo a disposizione la mia esperienza nei confronti di una comunità che, come quella catanese, è stata stuprata dalla classe politica. E la cosa peggiore è che gli stessi stupratori si stanno riproponendo per continuare questo delitto”.
Ci dica le tre cose più importanti del suo programma elettorale…
Risanamento innanzi tutto. In secondo luogo, bisogna risistemare i servizi urbani di base. Taormina non ha scuole proprie e vengono utilizzati locali privati che, oltretutto, non sono a norma. La piscina comunale è chiusa, il Palazzo dei congressi non è a norma. Per non parlare delle contrade, totalmente abbandonate. Si deve puntare su vivibilità e normalità. E poi ci sono le infrastrutture, di cui alcune vanno realizzate subito, a cominciare dalla valorizzazione del patrimonio immobiliare. Occorre anche realizzare un piano per cinquemila nuovi posti auto. Una volta fatto tutto questo, si potrà riportare Taormina al centro del turismo. Le spiagge, attualmente, sono abbandonate: ottenere la bandiera blu è il minimo. La mia idea, infine, è che a Taormina si possa anche aprire una Facoltà del Turismo, in modo tale che le strutture ricettive possano formare a livello pratico i lavoratori. Così si completerebbe la filiera”.
E quindi potenziare il sistema ricettivo per aumentare ancora il numero dei pernottamenti…
“Si può andare bel oltre il milione di pernottamenti. In questo momento, i grandi gruppi internazionali stanno investendo a Taormina, ma il rischio è che questa situazione nel tempo possa diventare un boomerang se non si allineano i servizi urbani. Si potrebbe raddoppiare il numero dei pernottamenti destagionalizzando con il turismo congressuale e con il turismo sportivo, ma questo richiede servizi”.
Catania, non affideremo la città ai soliti volti noti
Cateno De Luca guarda anche a Catania dove ha candidato a sindaco il giovane Gabriele Savoca. Qual è lo scopo di questo progetto politico per una città ormai da anni in grandissima difficoltà?
“Abbiamo fatto una scelta che prescinde da quella che hanno fatto gli altri. Vediamo se e chi andrà al ballottaggio: di certo, noi non volgiamo prenderci la responsabilità di affidare la città ai soliti noti. Quella che stiamo portando avanti è una proposta alternativa: siamo già stati chiamati da tutti gli schieramenti in campo ma per il momento non abbiamo trattato con nessuno”.
In caso di secondo turno, chi appoggereste?
Risponde Gabriele Savoca - “Per noi esiste una sola risposta a questa domanda: ed è una risposta che ci viene dai cittadini, incontrandoli nelle piazze, nei mercati, nei bar. Siamo certi che in un eventuale ballottaggio saranno gli altri che dovranno appoggiare noi. Non date nulla per scontato”.