Lutto nel cinema, è morto Rolf Zehetbauer, vinse l'Oscar per "Cabaret" - QdS

Lutto nel cinema, è morto Rolf Zehetbauer, vinse l’Oscar per “Cabaret”

Lutto nel cinema, è morto Rolf Zehetbauer, vinse l’Oscar per “Cabaret”

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lunedì 31 Gennaio 2022

Aveva 92 anni, era noto anche per il suo sodalizio con il regista Rainer Werner Fassbinder

Lo scenografo e costumista tedesco Rolf Zehetbauer, che nel 1973 ha ricevuto il premio Oscar per la miglior scenografia per il film “Cabaret”, è morto all’età di 92 anni. La notizia della scomparsa, avvenuta il 23 gennaio, è stata pubblicata oggi dalla “Süddeutsche Zeitung”.

La sua carriera

Attivo dal 1948 al 2003, Zehetbauer ha lavorato come scenografo per oltre 160 film, la gran parte di produzione tedesca: era noto anche per il suo sodalizio con il regista Rainer Werner Fassbinder (da “Veronika Voss” a “Querelle de Brest”).

Numerose le pellicole internazionali che lo hanno visto impegnato come art director e set decorator, tra le quali “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa” (1978), “Lili Marlen” (1981) di Fassbinder, “U-Boot 96” (1981), “La storia infinita” (1984) e “Il mio nemico” (1985), tutti e tre di Wolgang Petersen.

Rolf Zehetbauer, che era nato a Monaco di Baviera il 13 febbraio 1929, è stato vincitore di uno dei pochi Oscar assegnati ad artisti tedeschi. Con la vittoria del prestigioso premio (condiviso con Richard Eglseder e Herbert Strabel) per il musical cinematografico di Bob Fosse “Cabaret”, interpretato da Liza Minnelli, e poi con le scenografie per “L’uomo del serpente” (1977) di Ingmar Bergman, Zehetbauer ha avuto un’influenza duratura sull’immagine che il mondo ha ancora di Berlino negli anni Venti e Trenta del XX secolo, con le scenografie create nei Bavaria Studios nel sobborgo di Monaco di Geiselgasteig.

Oltre che di Rainer Werner Fassbinder e Wolfgang Petersen, Zehetbauer è stato collabatore dei registi Jerzy Skolimowski e Delbert Mann. Con i suoi edifici storici ricreati in studio non solo ha plasmato l’aspetto del cinema tedesco negli anni Settanta e Ottanta, ma anche l’immagine che i tedeschi e il pubblico internazionale hanno della Germania del Novecento.

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