Il ceo Antonio Ferraro: “Vogliamo creare un modello replicabile in tutto il mondo partendo dall’Isola”
A fare passi da gigante non è solo il mondo della ricerca bensì anche quello dell’impresa, partendo proprio dalla Sicilia. È il caso della startup siciliana Methanet, guidata dal palermitano Antonio Ferraro che nasce con l’obiettivo di catturare l’anidride carbonica immessa in atmosfera e di trasformarla in metanolo per dar via a un processo circolare che riduce l’impatto di ulteriori emissioni inquinanti.
Dottor Ferraro, come funziona nello specifico l’innovativa tecnologia da voi messa a punto per trasformare l’anidride carbonica in metanolo?
“MethaNet utilizza una tecnologia innovativa che prevede la cattura dell’anidride carbonica e la sua conseguente trasformazione in metanolo attraverso l’utilizzo dell’idrogeno, generando così un processo circolare che limita l’immissione di ulteriore anidride carbonica nell’aria. Il processo tecnologico, che è stato sviluppato per soddisfare la crescente domanda da parte dell’industria e dei trasporti di combustibili sintetici rinnovabili e sostenibili, richiede una fonte di CO2 e H2: i gas di scarico vengono catturati dai punti di emissione e depurati dalle impurità per produrre CO2 adatta alla sintesi del metanolo; l’idrogeno può essere generato dall’elettrolisi dell’acqua o elaborato dall’idrogeno come sottoprodotto disponibile in alcuni flussi di rifiuti industriali. Dopo aver ottenuto una miscela a purezza e concentrazione sufficienti, è necessario convertire il gas in metanolo grezzo, che viene successivamente separato in metanolo (alla purezza/qualità di progetto) e acqua per il riutilizzo o lo smaltimento”.
Quali sono le potenzialità e gli eventuali ostacoli da voi riscontrati?
“La tecnologia brevettata trasforma le emissioni di anidride carbonica e idrogeno in metanolo per una fonte di energia e materie prime chimiche più verdi e rinnovabili, riducendo tecnicamente, economicamente e praticamente le emissioni di gas serra in settori significativi dell’economia globale. La riduzione delle emissioni di CO2 richiederà una transizione dalle fonti energetiche fossili e un aumento significativo della produzione di energia rinnovabile, ma ci sono ampie lacune da colmare in termini di tecnologia, economia, politica e comportamento. È necessaria una transizione pratica, che offra riduzioni sempre crescenti delle emissioni di gas serra all’interno dei processi industriali e delle catene del valore esistenti, avvicinandoli sempre più alla neutralità del carbonio”.
Quali le applicazioni pratiche?
“Si prevede che il mercato globale del metanolo come sostituto fossile raggiungerà i 500 milioni di tonnellate entro il 2050. Le applicazioni per il metanolo sono già molto diffuse grazie alle sue vantaggiose proprietà: può essere trasportato e conservato in modo facile e sicuro, essendo un liquido a temperatura ambiente; è biodegradabile e un vettore energetico altamente efficiente; brucia in modo pulito e non produce fuliggine o particolato. Ci sono già alcune aziende, specie del Nord Europa e che operano nel settore dei trasporti, che hanno manifestato un forte interesse nell’acquisto del metanolo, e noi siamo ben lieti di portare il nostro contributo alla diffusione di una sensibilità sempre maggiore verso il tema della sostenibilità un po’ in tutto il mondo o, almeno, fin dove c’è possibile arrivare”.
Che progetti avete per il futuro in Sicilia?
“Il nostro obiettivo consiste nella realizzazione di impianti industriali per la produzione di metanolo utilizzando idrogeno e anidride carbonica: in una possibile economia del futuro, verde ed ecosostenibile, il metanolo potrebbe sostituire le comuni tipologie di combustibili fossili come mezzo per l’accumulo di energia, sia come combustibile che come materia prima per la sintesi di idrocarburi e loro derivati. Con MethaNet vogliamo creare un modello replicabile in tutto il mondo partendo dalla Sicilia, dove la collaborazione con le numerose raffinerie presenti renderà più facile l’ottenimento della CO2. In seguito ci proponiamo di ripetere l’esperienza pilota dell’impianto siciliano e costruire nel mondo altri sistemi di produzione”.
Possiamo definire la Co2 come una fonte di energia pulita?
“Pensi al sistema europeo delle quote di emissione (Emissions trading System o Ets) che opera secondo una logica cap & trade, in cui si stabilisce un tetto (cap) al numero di quote che vengono messe a disposizione ogni anno per gli operatori appartenenti ai settori. Dato tale cap, ogni operatore deve restituire le quote pari alle emissioni prodotte. Chi si trova in deficit, può acquistare le quote mancanti in asta (da uno degli Stati membri dell’Ue) o sul mercato da operatori che si trovino in surplus o da soggetti terzi abilitati. Fino al 2012 il sistema non ha avuto un’applicazione efficace per via dei certificati in eccedenza. Dal 2013 (inizio della Fase 3, conclusasi nel 2020) il mercato ha cominciato ad ingranare causa il ridimensionamento dell’offerta. La riduzione delle emissioni globali di gas serra a zero entro il 2050 dipende sempre più dalla nostra capacità di apportare un cambiamento significativo al nostro rapporto con la CO2, forse la componente più critica dell’economia globale che finora abbiamo trattato come un rifiuto da scartare nell’atmosfera. Affinché si ponga fine alla dipendenza dai combustibili fossili, la CO2 deve invece essere considerata una risorsa preziosa da riciclare e riutilizzare. Catturare le emissioni di CO2, combinarle con H2 verde o recuperato per produrre metanolo e reimmetterle nei nostri processi industriali come fonte di energia rinnovabile e materia prima, fornisce un percorso accelerato verso un’economia circolare”.