L’obiettivo è agire sempre di più in chiave deterrente, spingendo tutti a rispettare le regole. Il volume dei reati contributivi scoperti nel corso del 2018 ha subito un incremento del 40%
MESSINA – Una collaborazione proficua tra Istituto di previdenza e Fiamme gialle che ha fatto crescere del 40%, il volume dell’evasione contributiva scoperta nel corso del 2018, con un trend destinato ad aumentare. Al centro di questa attività ci sono i 23 ispettori di vigilanza Inps di Messina e gli uomini del Comando provinciale della Guardia di Finanza, in particolare della Tenenza di Patti.
Le irregolarità riguardano lavoratori in nero o inesistenti, se non sulla carta, principalmente del settore agricolo, che avrebbero potuto garantito all’Inps entrate per 7 mln 600 mila euro. Nel corso del 2017 erano stati accertati 4 mln 760 mila euro, il 20% in più del 2016 ma già nei primi 4 mesi del 2019 siamo a 4 mln 600 mila euro, un dato che lascia supporre che a fine anno si possa più che raddoppiare quello relativo all’accertamento del 2018. Ci sono 1.808 rapporti fittizi di lavoro annullati nel 2017, 2.493 nel 2018, di cui 1.793 riguardanti aziende agricole e 626 sono stati individuati nei primi quattro mesi del 2019.
“La novità più importante – ha spiegato il direttore dell’Inps Marcello Mastrojeni – riguarda 120 rapporti disconosciuti la settimana scorsa, in due aziende tra Barcellona e Patti, dove i titolari hanno montato ad arte un’attività agricola su terreni o inesistenti o incolti con lavoratori fittizi. Qui l’evasione è stata bloccata alla fonte con il disconoscimento di 12 mila giornate di lavoro e il risparmio di 600 mila euro. Ogni rapporto restituisce ai finti braccianti circa 5 mila euro ciascuno in prestazioni immediate, tra malattie, maternità, pensioni ma anche indennità di disoccupazione, in cambio di un anticipo di 1.500 euro. In questi due casi si tratta quindi di evasione prevenuta, prima che le somme venissero erogate, tramite la ricostruzione del modus operandi”.
“L’obiettivo – ha aggiunto – è quello di agire sempre più in chiave deterrente, prevenire la perdita di altre somme, prima ancora di arrivare a recuperarle. Quanto più si comprende che il contrasto è forte, tanto più si sollecitano gli operatori a restare nella legalità. Non è accettabile che chi rispetta le regole debba avere concorrenti che non lo fanno”.
Ma non solo le aziende agricole, dove i contributi sono più alti, sono interessate a questo tipo di illecito. Tra i casi venuti alla luce ci sono anche quelli di cooperative sociali che assumevano lavoratori destinati ad altre tipologie d’impresa. Sono stati individuati 510 lavoratori, per un recupero contributivo di 2 milioni, oltre alle sanzioni amministrative disposte dalla Guardia di Finanza per 298 mila 564 euro, che riguardano quattro cooperative sociali e due Srl, sempre nell’area dei Nebrodi. Da qui l’impegno particolare della Tenenza della Guardia di finanza di Patti
“Quando si riesce a prevenire la truffa – ha commentato il comandante Giacomo Cucurachi – lo Stato ha un doppio guadagno. Anzitutto non vengono erogate somme a chi non ha diritto, poi non servono altri sforzi per il recupero. Insieme agli ispettori facciamo l’analisi critica della documentazione, poi ci occupiamo del controllo economico del territorio. Stiamo cercando di affinare le modalità operative per costituire e rafforzare un fronte comune, funzionari Inps e militari della Guardia di Finanza con specifiche competenze in materia di polizia economico-finanziaria”.
Ma quali elementi sono importanti per fare luce su un’evasione contributiva? “Se un’azienda ha mille dipendenti e dieci metri quadri di terreno – ha spiegato Vincenzo Laurendi, responsabile vigilanza ispettiva Inps – è chiaro che qualcosa non torna. Per non parlare di quando si dichiarano terreni altrui o inesistenti o senza alcuna traccia di lavorazione agricola o già usati per truffe in passato e poi fatti riemergere. Il problema è che non è sempre facile recuperare le somme erogate indebitamente, si deve aprire un procedimento giudiziario in cui bisogna dimostrare se c’è dolo o colpa e se c’è la capienza per restituire. Per questo è fondamentale bloccarli prima”.