Diceva Gandhi che “sulla terra c’è abbastanza per i bisogni di tutti, ma non per soddisfare l’ingordigia di pochi”
La tendenza di ognuno di noi è quella di lasciarsi passivamente attrarre da ciò che ci circonda, finendo dall’essere distratti, più dai dettagli esterni che dagli eventi concreti che ci circondano. Eppure la prima azione da intraprendere per conoscere i nostri bisogni e compiti, è osservare se stessi e ascoltarsi quando ci si sente insoddisfatti o quando si prova un strano senso di “vuoto”.
Riflettere su che cosa potrebbe causare il senso di vuoto che si prova, cosa fa?, come mi fa sentire?, come cambia la mia vita?, come impatta sulla società?. Imparare a riconoscere i bisogni di tipo emotivo e psicologico, non sentirsi amati o considerati e quelli di tipo sociale, problemi economici, incertezza del futuro. Questo processo di crescita non può essere lasciato al caso, ma il cambiamento deve comporsi attraverso fasi ben definite che possono essere così sintetizzate.
– Precontemplazione: è questa la fase in cui l’individuo fa le cose senza considerare le conseguenze, non è consapevole o interessato alle conseguenze del proprio comportamento nocivo e potrebbe anche non esprimere alcuna intenzione di cambiare.
– Contemplazione: l’individuo in questa fase pur rendendosi conto di un comportamento non adeguato, non fa niente per cambiare, oppure essendo consapevole del proprio disagio, ha deciso di iniziare un percorso di cambiamento.
– Preparazione: indica l’intenzione di agire e la presenza di tentativi di cambiare il proprio comportamento.
– Azione: caratterizzata da processi di liberazione, di rivalutazione di sé, attraverso la quale il soggetto si attiva per cambiare un suo comportamento.
– Mantenimento: è lo stadio raggiunto dalla persona quando l’azione si mantiene per un tempo superiore.
Diceva Gandhi che “sulla terra c’è abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti, ma non a sufficienza per soddisfare l’ingordigia di pochi”.
Ciò vuol dire che ognuno di noi può benissimo e facilmente diventare consapevole dei propri bisogni e imparare a soddisfarli nel migliore dei modi, solo così sarà possibile trasformare i bisogni personali, in opportunità di competenza relazionale per soddisfare i bisogni degli altri in maniera olistica.