Concessioni balneari, Ragusa (Sib): "Spiagge svendute all'estero" - QdS

Concessioni balneari, Ragusa (Sib): “Spiagge svendute all’estero”

Concessioni balneari, Ragusa (Sib): “Spiagge svendute all’estero”

Antonio Licitra  |
giovedì 03 Marzo 2022

Dal 2024, il rinnovo delle concessioni balneari, sarà messo a gara pubblica. Ne abbiamo parlaro con Ignazio Ragusa del Sindacato italiano balneari

Dal 2024, il rinnovo delle concessioni balneari, sarà messo a gara pubblica. Un provvedimento che interesserà innumerevoli imprenditori balneari siciliani. Nonostante la Sicilia, sia una regione a statuto speciale dovrà allinearsi a quanto stabilito dal ddl Concorrenza.

In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, Ignazio Ragusa, componente del SIB (Sindacato Italiano Balneari) e rappresentante di Assobalneari ha raccontato quali sono gli scenari. Queste le sue parole:

31 dicembre, scadenza delle concessioni per gli stabilimenti balneari, ma…

“La data del 31 Dicembre 2023, è una data che è stata espressa dal Consiglio di Stato come termine ultimo per la gestione degli stabilimenti balneari a favore dei vecchi concessionari. In questa sentenza, si dice che non si possono dare tali estensioni, però lo stesso Consiglio pur non avendo la giurisdizione per farlo, ha deciso di attuarlo. Su questo, ci sarà presto un’impugnativa dinnanzi alla Corte di Cassazione perché effettivamente hanno dato un indirizzo che non potevano dare. Una data per il rinnovo delle concessioni è corretto che ci sia, ma due anni sono assolutamente pochi per riorganizzare un settore che si è stabilizzato in decine di anni.

Gestione virtuosa del demanio

Negli anni c’è stata una selezione di imprenditori virtuosi per la gestione del demanio. Un imprenditore balneare non può avere denunce penali e non può omettere il pagamento del canone, pena la decadenza della concessione. Queste e tante altre restrizioni si sono aggiunte in decine di anni. Dunque, chi ancora gestisce, dopo decenni, uno stabilimento balneare è un soggetto assolutamente virtuoso.

Sostituire questi garanti della correttezza e della gestione ordinata delle spiagge, mi sembra alquanto singolare. Un balneare, inoltre, non pulisce solo il pezzo di spiaggia che ha in concessione, ma anche quelli limitrofi.

Con questo disegno di legge, si sta dando la possibilità a chiunque di sostituire questa figura. Perché cancellare tutto quello che si è costruito, strappando dalle mani un’azienda ed un indotto che è stato creato da questi imprenditori nel corso degli anni?

Spiagge svendute ai Paesi esteri

Durante la gara, senza dubbio, non potrà essere favorito il concessionario uscente. La cosa che ci lascia sbigottiti è che il nostro governo sta svendendo le nostre spiagge a Paesi esteri, cosa che non accade nelle altre nazioni. Questa puntigliosità è voluta dal governo italiano e la comunità europea chiede di applicarla. L’Italia ha una vasta quantità di coste che saranno quindi destinate ad altre nazioni come la Germania o il Belgio ma senza alcun ritorno.

Tanti politici comunicano a noi la loro vicinanza, ma sono gli stessi che continuano a votare questi decreti. Quando si cerca di concretizzare un percorso, solitamente si tende a tagliare fuori le regioni ed i comuni ovvero quei luoghi dove i rappresentati delle istituzioni sono eletti direttamente da noi cittadini. Queste scelte, infatti, vengono prese da altri politici che non sono stati eletti da noi.

Gli scenari futuri

Per quanto riguarda il futuro, si è anche discusso di manifestare in maniera plateale, qualora non si dovesse trovare un accordo. Devo dire che ancora c’è tanta speranza nella risoluzione politica.

Negli ultimi giorni, però, siamo venuti a conoscenza di un decreto già varato dal governo che non garantisce il valore aziendale che negli anni si è creato e che sta per essere “scippato” dalle mani di chi l’ha costruito per poi essere svenduto ad altri. Un altro aspetto che mi fa riflettere, è il fatto che il medio credito centrale ha già comunicato alle banche che si può dare garanzia fino al termine delle concessioni.

Il settore balneare è messo davvero a rischio ed è penoso vedere come le forze politiche non siano in grado di difendere i loro cittadini, le loro coste, ed una categoria che da decenni salvaguardia le spiagge ed offre il servizio di salvamento in mare, rappresentando il 13% del PIL italiano.”

Antonio Licitra

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