Coronavirus, 54 positivi in Sicilia, 19 ricoverati - QdS

Coronavirus, 54 positivi in Sicilia, 19 ricoverati

Patrizia Penna

Coronavirus, 54 positivi in Sicilia, 19 ricoverati

lunedì 09 Marzo 2020

Il Presidente della Regione: “Mancanza controlli crea allarme in Sicilia, Governo nazionale collabori di più e meglio con le Regioni”. Intanto, sono circa 10mila coloro i quali, di ritorno dal Nord, si sono registrati nella piattaforma.

PALERMO – La presidenza della Regione Siciliana ha diffuso il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 12 di oggi, lunedì 9 marzo, in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
“Dall’inizio dei controlli – si legge nella nota -, i laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) hanno effettuato 836 tamponi, di cui 771 negativi e 11 in attesa dei risultati”.
Al momento, quindi, sono stati trasmessi all’Istituto superiore di sanità 54 campioni, uno in più di ieri, cui 16 già validati da Roma (cinque a Palermo e undici a Catania). Risultano ricoverati 19 pazienti (sette a Palermo, cinque a Catania, due a Messina, uno a Caltanissetta, tre ad Agrigento e uno a Enna) di cui uno in terapia intensiva per precauzione, mentre 35 sono in isolamento domiciliare.
Tornano a casa, dopo il periodo di quarantena, 25 componenti della comitiva bergamasca in vacanza a Palermo: sono risultati negativi dopo aver eseguito per tre volte il tampone.
Il prossimo aggiornamento avverrà domani.

Musumeci: “Virus, mancanza controlli crea allarme in Sicilia”

PALERMO – “Continuo a gridare ad alta voce la necessità di imporre controlli sanitari nei porti, negli aeroporti, nello Stretto di Messina. Chi controlla? Questo crea in Sicilia una situazione di allarme, lo Stato avrebbe dovuto predisporre – lo ha fatto in parte e nell’ultima settimana – controlli sanitari. Sono circa 10mila coloro che si sono registrati nella nostra piattaforma di ritorno dal Nord”. A dirlo il presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci.

“Ai miei figli e ai miei parenti – ha proseguito Musumeci – direi di non venire in vacanza in Sicilia mentre c’è un’emergenza nazionale in una terra che ha focolai, sebbene non autoctoni. La Sicilia – sottolinea Musumeci – è terra d’accoglienza nel codice genetico, ma dobbiamo intanto affrontare l’emergenza sanitaria, poi quella economica che sta diventando devastante perché le imprese, in particolare quelle turistiche, non ce la fanno più. Bisogna coniugare le esigenze. Se il Governo collaborasse ancora di più e meglio con i governatori, forse qualche grosso problema potrebbe essere evitato”.

“Per fortuna in Sicilia non abbiamo decessi, 18 sono ospedalizzati, abbiamo fatto circa 800 tamponi e 54 sono risultati positivi. Anch’io – ricorda Musumeci – sono in autoisolamento, ci stiamo attrezzando per un piano B sperando che non ce ne sia bisogno, con più posti in terapia intensiva e più sanitari. In questo tanto deprecato Sud Italia in questa emergenza, il coordinamento delle regioni si è rivelato efficiente, c’è stata una mobilitazione corale e lo voglio sottolineare. Tra le tante criticità che presenta il Mezzogiorno, in questo contesto siamo stati presenti alle nostre responsabilità”.
A proposito della necessità di non farsi trovare impreparati di fronte all’incedere del Coronavirus, i sindacati Ugl sanità e medici regionale ha stimato che i posti in più di terapia intensiva di cui c’è bisogno sarebbero al meno 200.

“Su 456 postazioni programmate – scrivono i segretari Carmelo Urzì e Raffaele Lanteri -, allo stato attuale come, risultano 346 quelle attive e 110 da attivare. Se mettiamo in conto quelle già occupate, attivando quelle ancora in itinere, a nostro avviso il numero sarebbe ancora basso e andrebbe subito implementato con almeno altri 100 posti. Questo, a nostro avviso, andrebbe fatto riaprendo le strutture dismesse (ad esempio a Catania c’è il presidio “Vittorio Emanuele” da poco in disuso), oppure riconvertendo i reparti interrompendo le prestazioni non urgenti e non indispensabili. Lo chiediamo all’assessore regionale Ruggero Razza – aggiungono i due sindacalisti – sottolineando la necessità di disporre a tutte le aziende sanitarie ed ospedaliere regionali la chiusura degli ambulatori per le visite, il differimento di interventi chirurgici per patologia minore e in condizione di non urgenza (che attualmente potrebbero gravare anche sulle terapie intensive), anche allo scopo di trasferire temporaneamente il personale alle attività di gestione di questa emergenza. Chiediamo anche un ulteriore sforzo finalizzato all’incremento dei dispositivi di protezione individuale degli operatori sanitari, che ci risultano essere tutt’oggi centellinati, ed una maggiore vigilanza nelle aziende per una rigida applicazione delle misure di prevenzione. Apprezziamo lo sforzo, anche comunicativo, che ha già messo in atto la Regione, ma siamo sempre disponibili e pronti a collaborare perchè si aumenti il livello di attenzione e risposta in tempi brevi, per farci trovare preparati ed ancor più efficienti davanti ad eventuali evenienze”.

P.P.

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