Coronavirus, le mascherine restano bloccate all'estero - QdS

Coronavirus, le mascherine restano bloccate all’estero

redazione web

Coronavirus, le mascherine restano bloccate all’estero

lunedì 16 Marzo 2020

Solo un'azienda in Italia per produrle. Il sindaco di Palermo Orlando propone di riconvertire le imprese, ma nell'immediato occorre approvvigiornarsi sui mercati internazionali. Di Maio, inaccettabili i blocchi alle frontiere. E l'Ue concorda

“Oggi avvieremo la distribuzione di mascherine, due milioni in tutta Italia di tutti i tipi”.

Lo ha ribadito il commissario per l’emergenza Angelo Borrelli, sottolineando, “Sono numeri importanti ma insufficienti, il bisogno è decuplicato”.

“Abbiamo nicchie di mercato – ha spiegato Borrelli – e qualcuno le produce in Lombardia e nella bergamasca, abbiamo forniture da lì, mancano produttori delle mascherine più evolute. Dobbiamo favorire una maggiore produzione interna”.

Solo un’azienda italiana con certificazione internazionale

C’è solo un’azienda in Italia che ha la certificazione internazionale per produrre mascherine Fpp2 e Fpp3 e le imprese all’estero con cui il nostro Paese aveva siglato dei contratti per l’acquisto dei dispositivi si sono viste requisire i prodotti dalle loro nazioni o, in alcuni casi, anche da quelle da cui sono transitati.

Ruotano attorno a queste due questioni le difficoltà che l’Italia sta incontrando per soddisfare la richiesta nel paese di dispositivi di protezione individuale (Dpi): mascherine ma anche guanti e camici.

Mascherine, scende in campo il premier Conte

Non è un caso dunque che sia sceso in campo direttamente il presidente del Consiglio.

“Come governo – ha detto Giuseppe Conte – siamo strenuamente impegnati per procurare in tempi brevissimi i dispositivi che consentano a medici, infermieri e a tutto il personale sanitario di lavorare in massima sicurezza”.

I problemi, appunto, sono di doppia natura. Il primo è direttamente collegato al nostro Paese. Esistono aziende italiane che producono mascherine ma ce n’è una sola che al momento ha la certificazione – che in tutto il mondo viene rilasciata da due soli enti, uno in Cina e uno negli Usa – per produrre quelle più richieste, le Fpp2 e le Fpp3.

Il commissario Domenico Arcuri – ed è una delle ipotesi sul tavolo – potrebbe cercare di aumentare la produzione riconvertendo alcune linee.

Orlando ai palermitani, ricovertire aziende per Dpi

E con un video messaggio ai cittadini, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha proposto al Governo nazionale di autorizzare le ditte disponibili a riconvertire le proprie produzioni per produrre in tempi rapidi i presidi e i dispositivi indispensabili in questo momento nel settore sanitario, i cosiddetti Dpi, prime fra tutte le mascherine e le tute.

“Mancano i dispositivi di protezione, fondamentali e indispensabili – ha sottolineato Orlando – per coloro che, a rischio della propria vita operano nelle strutture sanitarie, ospedaliere e farmaceutiche. Il Governo nazionale deve immediatamente provvedere a rifornire tutti coloro che rischiano la vita con questi dispositivi, e deve autorizzare le tante fabbriche pronte a riconvertirsi per produrre al più presto quello che serve per la salute dei lavoratori e per la salute dei cittadini”.

Al momento, però, la possibilità per avere i dispositivi nel più breve tempo possibile resta solo quella del mercato internazionale.

Un fabbisogno mensile di novanta milioni di mascherine

E qui scatta il secondo problema, come spiegato dallo stesso capo della Protezione civile Angelo Borrelli.

“Il nostro fabbisogno mensile – ha spiegato – è di circa novanta milioni di mascherine (comprese quelle chirurgiche, ndr) noi abbiamo contratti per oltre cinquantacinque milioni e al momento ne abbiamo consegnate più di cinque milioni. Quel che si sta verificando in tutto il mondo è una chiusura delle frontiere all’esportazione. India, Romania, Russia, erano mercati nei quali i fornitori avevano recuperato mascherine Fpp2 e Fpp3 ma poi hanno chiuso all’esportazione”.

Il risultato è che 19 milioni di mascherine – 4 Fpp2 e Fpp3 e 15 chirurgiche – sono bloccate all’estero, nonostante le aziende italiane abbiano siglato contratti con le imprese. Anzi, non sono solo bloccate: in alcuni casi sono state sequestrate dai paesi in cui sono transitati i prodotti.

Come se ne esce, dunque?

Consip, la centrale d’acquisto dello Stato che è soggetto attuatore della Protezione Civile, ha fatto sapere che ha “contrattualizzato” forniture per trenta milioni di mascherine chirurgiche, oltre a sette milioni di guanti e oltre tredici milioni di tute, calzari, cuffie e camici.

Inoltre sono stati ordinati 3.800 ventilatori polmonari (300 dei quali in pronta consegna), 390 mila tamponi e più di 67mila test per il virus.

Il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha poi annunciato che Germania e Francia hanno “sbloccato l’esportazione di mascherine, tute e schermi facciali” verso l’Italia – un milione arriveranno da Berlino – e che dalla Cina sono in arrivo altri 5 milioni di pezzi oltre a 150 respiratori.

Di Maio, inaccettabili i blocchi alle frontiere

Ma il titolare della Farnesina ha anche criticato fortemente l’atteggiamento “inaccettabile” di chi blocca i materiali alle frontiere.

“Denunceremo in tutte le sedi internazionale competenti – dice – i Paesi che si macchieranno della pratica ignobile di requisire mascherine destinate a stati in difficoltà come l’Italia”.

Anche l’Ue è scesa in campo.

Ursula von der Leyen bolla i blocchi come nefasti

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen in un videomessaggio su twitter ha annunciato che l’Ue “limiterà l’esportazione di materiale di protezione” e ha bollato come “nefasti” i blocchi all’estero, invitando i partner europei a “condividere” il materiale sanitario.

Il governo, invece, ha inserito nel decreto legge con le misure economiche una norma che consente di produrre mascherine chirurgiche in deroga alle vigenti norme.

Le aziende che intendono avvalersi della deroga devono inviare all’Iss l’ autocertificazione sulle caratteristiche tecniche delle mascherine, rispettando tutti i requisiti di sicurezza e in due giorni avranno la risposta.

Si tratta di mascherine che servirebbero, ad esempio, per tutti i lavoratori impegnati nei servizi essenziali ma non in ambito sanitario. Il decreto stanzia anche 50 milioni per l’acquisto. Una soluzione che consentirebbe di destinare le Fpp2 e Fpp3 ai soli medici, infermieri e operatori che hanno a che fare direttamente con il Covid-19. Resta però il problema principale: per questo tipo di prodotto c’è al momento solo il mercato internazionale.

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