Dall’1 luglio scendono ancora gli interessi di mora fiscali - QdS

Dall’1 luglio scendono ancora gli interessi di mora fiscali

Salvatore Forastieri

Dall’1 luglio scendono ancora gli interessi di mora fiscali

giovedì 27 Giugno 2019

Somme dovute dal contribuente per cartelle di pagamento non pagate entro 60 giorni. Provvedimento 148038/19 dell’Agenzia delle Entrate: si passa dal 3,01% al 2,68%

ROMA – Anche quest’anno diminuiscono gli interessi di mora, quelli dovuti dai contribuenti sulle somme risultanti dalla cartelle di pagamento notificate e non pagate entro sessanta giorni.

A seguito del provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate n. 148038 del 23 maggio 2019, infatti, il tasso degli interessi previsti dall’articolo 30 del D.P.R. 602/1973, a partire dal 1^ luglio 2019, scende dal 3,01 al 2,68%.

Il nuovo tasso è quello segnalato dalla Banca d’Italia sulla base della stima della media dei tassi bancari attivi con riferimento al periodo 1 gennaio – 31 dicembre 2018.

Si ricorda che l’applicazione dei cennati interessi, dovuti a partire dalla data di notifica della cartella di pagamento in caso di mancato pagamento della stessa dopo sessanta giorni dalla medesima data di notifica, non rappresenta l’unica sanzione per il mancato tempestivo pagamento delle somme iscritte a ruolo e richieste dall’Agente della Riscossione. Infatti, trascorso infruttuosamente il citato termine di sessanta giorni, il contribuente è tenuto a pagare, insieme alla somma richiesta ed agli interessi, anche l’intero aggio (e non la metà) dovuto all’Agente della Riscossione (6% anzicchè il 3%), nonchè tutte le altre spese conseguenti al recupero di quanto richiesto con la cartella.

Anche quest’anno, evidentemente, la riduzione del tasso di interesse viene accolta con favore. Ma quello che si auspica principalmente è che venga al più presto riformato dal Legislatore tutto il sistema degli interessi fiscali, non solo per rendere meno complesso il loro calcolo, ma anche per eliminare una palese disparità di trattamento che vede gli interessi “a favore del fisco” molto più alti rispetto a quelli dovuti dall’Erario nei casi in cui è quest’ultimo ad essere debitore.

L’ultima riduzione degli interessi in campo fiscale, infatti, come già detto in altre occasioni, se si tiene conto dell’attuale grave crisi economica e delle grosse difficoltà che i contribuenti avvertono nel pagare puntualmente il pesante carico tributario oggi esistente, non appare sufficiente.

Se da un lato, infatti, gli interessi pagati dallo Stato ai contribuenti in caso di tardivo pagamento dei rimborsi d’imposta sono pari al 2%, dall’altro, tutti gli interessi dovuti all’Amministrazione Finanziaria o all’Agente della Riscossione sono di gran lunga superiori e vanno dal 3,50 % al 4,50%.

Sono principalmente questi interessi, ed in particolare quelli che si applicano dopo 60 giorni dalla notifica della cartella (dal 15 maggio di quest’anno pari al 3,50%), gli oneri che gonfiano il debito tributario delle persone che hanno difficoltà a pagare. Peraltro, anche se queste persone avessero chiesto la dilazione, gli interessi applicabili sarebbero stati ancora più alti, pari al 4,50%. È questo, quindi, il vero punto dolens della riscossione.

Anche il Garante del Contribuente ha evidenziato più volte la necessità di una revisione degli interessi, principalmente in occasione della relazione che annualmente è tenuto a rendere al Governo ed al Parlamento, convinto che un sistema di interessi fiscali non solo più equo e meno oneroso, ma anche più chiaro e trasparente, sia assolutamente necessario per aumentare la “compliance” e, più in generale, la fiducia dei cittadini verso la Pubblica Amministrazione.

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