Il sindaco ha presentato la relazione sui primi tre anni di mandato sottolineando di aver raggiunto “il 70% degli obiettivi” promessi. Poi sul futuro della città: “Nel 2022 ci saranno elezioni anticipate”
MESSINA – “In tre anni abbiamo centrato il 70% degli obiettivi che ci siamo dati a inizio mandato. Cose che altri non sono riusciti a fare neppure in trent’anni”. Cateno De Luca ha fatto il punto sul lavoro svolto finora a Palazzo Zanca – e a Palazzo dei Leoni da sindaco Metropolitano – ma con delle espressioni da commiato e uno sguardo abbastanza deciso verso Palazzo d’Orleans, dove sogna di approdare “per cambiare il sistema – ha detto – che blocca le Amministrazioni locali”.
“Ci possono essere sindaci bravissimi – ha detto De Luca – ma se chi sta sopra di loro pone continui ostacoli è difficile dare risposte ai cittadini”. Ecco perché il primo cittadino della Città dello Stretto alle inadempienze della Regione Sicilia ha dedicato uno dei cinque tomi della sua relazione (per un totale di 1.500 pagine).
“A giugno del 2022 – ha affermato – a Messina ci saranno sicuramente elezioni anticipate, perché anche se non dovessi candidarmi a presidente della Regione, in ogni caso mi dimetterò: non posso continuare ad amministrare con il freno a mano”. Un passaggio, quest’ultimo riferito al Consiglio comunale, con cui c’è ormai uno scontro aperto, alimentato dal linguaggio spesso “poco istituzionale” di De Luca e inasprito dopo il tentativo di esautorare l’Aula con la determina sindacale di sabato scorso con cui ha adottato il nuovo piano Tari, in contrasto anche con il parere della segretaria generale del Comune, Rossana Carrubba.
In un monologo di oltre sessanta minuti nell’Arena di Villa Dante non sono mancati gli attacchi a chi contrasta il suo cammino e le battute per l’assenza dei deputati nazionali e regionali, malgrado fossero stati invitati alla manifestazione. Non è comunque mancato il componente dell’Ars e sindaco di Santa Teresa Riva, Danilo Lo Giudice e poi tutto il suo staff, dagli assessori ai rappresentati delle partecipate, dal direttore generale ai dirigenti della Città metropolitana.
De Luca ha sottolineato come siano i numeri a parlare per lui, gli stessi contenuti nella sua relazione: “È un obbligo di legge per un sindaco relazionare su quello che ha fatto, spero che entro dieci giorni si predisponga il dibattito in Consiglio, come dice la norma, disattesa invece lo scorso anno”.
Le politiche finanziarie quelle di cui è più soddisfatto: “Il Piano di riequilibrio economico si palleggiava tra Messina e Roma dal 2012, poi nel 2018 abbiamo ideato il Salva Messina”. Il primo cittadino ha parlato di una massa debitoria di 550 milioni di euro, “scesa di due terzi grazie a oltre 1.500 delibere sui debiti fuori bilancio”.
Altro tema affrontato con soddisfazione dal primo cittadino è quello del Risanamento. “Le baracche di Messina – ha detto – sono diventate una questione nazionale grazie alle mie ordinanze provocatorie. Adesso abbiamo una legge nazionale e dei finanziamenti che saranno gestiti con poteri speciali, che ci fanno vedere più vicino l’obiettivo dello sbaraccamento”.
Risultati importanti sottolineati anche nella capacità di spesa. “Messina – ha affermato De Luca – era ultima in Italia e grazie ai Bilanci approvati nei termini di legge abbiamo messo in moto più di trecento milioni di euro di investimenti. Oggi è la prima città per capacità di spesa grazie a una macchina organizzativa che ha avuto la capacità di mettere in circolazione i fondi assegnati dall’Agenzia di Coesione sul Pon Metro”.
De Luca ha spiegato anche il cambio di rotta con le partecipate. Non le ha eliminate, come promesso in campagna elettorale, anzi ne ha istituite altre, ma per una gestione, anche delle nuove, che dice essere virtuosa. La chiusura di Messinambiente, della vecchia Atm e delle cooperative, hanno segnato per il primo cittadino la rottura con il passato, mentre la nascita di Messina Social City, della nuova Azienda trasporti e il cambio organizzativo per Amam e MessinaServizi indicano per il sindaco la prospettiva di un innalzamento della qualità dei servizi.
Dei 59 obiettivi fissati nella campagna elettorale tre anni fa, De Luca ribadisce di averne raggiunti pienamente 38, 12 parzialmente e 9 non centrati, anche se, dice, non per colpe dell’Amministrazione. Tra gli i target non raggiunti ha messo il casinò, il Ponte sullo Stretto e la riqualificazione dell’area ex Sanderson, tutti progetti per cui bisogna passare dall’interlocuzione con altri Enti e istituzioni.
Lina Bruno