Il debito pubblico nemico più grande - QdS

Il debito pubblico nemico più grande

Carlo Alberto Tregua

Il debito pubblico nemico più grande

giovedì 04 Maggio 2023

Nel 2026, 3.151 miliardi

Gli statistici continuano a giocare con i numeri, ingannando volontariamente o involontariamente gli/le inconsapevoli/e lettori/trici o spettatori/trici o auditori/trici, perché amano usare le percentuali anziché le cifre. Con le percentuali il sole si può fare nascere da ponente, ma non è vero. Le cifre, invece, dicono la verità.
Le manipolazioni che precedono riguardano tante situazioni del nostro Paese, ma vi è un indice sintetico che le raggruppa tutte: il debito pubblico (chiamato sovrano), quello che lo Stato italiano dovrà pagare nei prossimi decenni.
Ovviamente a pagarlo non saranno gli attuali responsabili istituzionali (Governo e Parlamento, Regioni e Comuni), bensì tutti i giovani che tra qualche decennio diventeranno classe dirigente e si troveranno sulla schiena questo enorme onere, che le generazioni precedenti, incoscienti, hanno preparato a loro danno.
Il quadro è chiaro, proprio per questo i manipolatori cercano di ottenebrarlo per non farlo vedere.

Cosa dicono le percentuali? Che nei prossimi anni il rapporto fra debito e Prodotto interno lordo diminuirà con un netto miglioramento.
La verità è un’altra e cioè che il debito italiano, per il 2023, stimato in 2.869 miliardi, passerà nel 2024 a 2.926 miliardi, nel 2025 sfonderà con 3.065 miliardi e nel 2026 aumenterà a 3.151 miliardi. Questi dati li potete leggere nel Def (Documento di economia e finanza) approvato da poco dal Governo in carica.
In ogni caso questo coefficiente è enorme se si considera che il Trattato europeo di Maastricht prevede che il rapporto fra deficit e Pil non possa essere superiore al 60 per cento, quindi è venti punti più del doppio.
Scusate l’elencazione delle cifre, ma esse sono più chiare di qualunque argomentazione, sol che si abbia la pazienza di leggerle con calma e attenzione.
Si tenga conto che la Germania ha un rapporto del 66,5 per cento, la Francia del 111 per cento e quest’anno l’Italia è intorno al 144 per cento. La media del rapporto debito/Pil del mondo è del 92 per cento. Negli Stati Uniti, ove il presidente Biden ha immesso nel mercato molte migliaia di miliardi di dollari, è arrivato al 121 per cento e nella non democratica Cina è appena il 77 per cento. Infine in Russia è il 19 per cento.

Quali sono le cause di questo enorme debito pubblico italiano? Diverse e riguardano l’eccessiva spesa improduttiva delle amministrazioni (centrale, regionali e locali), le quali, gestite da incompetenti, non sono mai riuscite ad avere bilanci equilibrati fra entrate e uscite, indebitando di conseguenza gli Enti.
Qualche anno fa il bravo economista Carlo Cottarelli ebbe l’incarico di revisionare la spesa pubblica, la cosiddetta Spending review, e portò al Governo in carica, presieduto da Enrico Letta, l’ipotesi di tagliare 32/35 miliardi. Tagliare che cosa? Privilegi di ogni genere e tipo. Risultato: il rapporto fu bocciato e gettato nel cestino perché i privilegi in Italia non si possono tagliare, gestiti da interessi tentacolari infiltrati nelle istituzioni.
Il bilancio 2023 presenta 1.083 miliardi di uscite e 931 miliardi di entrate, con una differenza di 151 miliardi, cioé nuovo debito.
Ma nessun Governo precedente né quello attuale ritiene di mettere mani alla riduzione delle uscite.

Di fronte a questa fotografia, l’Unione europea ha già dichiarato che dal prossimo anno verrà eliminata la sospensione del Patto di stabilità, cosicché ogni Paese dovrà rispettare rigorosamente i parametri già indicati del rapporto annuale debito/Pil del 60% e del 3% di disavanzo, cioè la differenza fra entrate e uscite.
Per i Paesi che superano il parametro debito/Pil è consentito un piano di rientro, per esempio di mezzo punto l’anno, in modo da ritornare alla normalità. Ma perché ciò avvenga sono necessarie due condizioni: che la ricchezza prodotta annualmente (Pil) aumenti e che le spese non aumentino oppure diminuiscano.
Per esempio, un taglio micidiale dovrebbe essere fatto alle detrazioni fiscali, che ammontano a circa 120 miliardi. Ma anche in questo caso si tratterebbe di tagliare privilegi, anche se la maggior parte di tali detrazioni sono obiettive.
Lo scenario che vi abbiamo illustrato è incontrovertibile, ognuno di voi lo valuti con la propria testa e non con la testa degli altri. Grazie!

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2 commenti

  1. Luigi ha detto:

    Il debito qualunque Banca Centrale lo puo’ ridurre con un click. Basta austerity!!

  2. Dario ha detto:

    Fesserie. I paesi con sovranità monetaria non hanno questi problemi perché il debito viene monetizzato dalla Banca Centrale, ved il Giappone. Ridicolo quindi confrontare USA e paesi dell’euro. Dovrebbe sapere, ed è grave non lo sappia, che più taglia le spese statali più diminuisce il PIL è più aumenta in percentuale il debito.

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