Le opposizioni lamentano l'assenza di linee d'intervento strutturali per contrastare la crisi che ha travolto il settore primario nell'ultimo anno.
Secondo varie fonti, tra le quali l’Istat, la Banca d’Italia e il governo regionale, per il secondo anno consecutivo la Sicilia si è scontrata con il clima ed ha subito durissimi colpi al settore primario e nel 2024 anche a tutto il comparto agroalimentare. Nel 2023 i vigneti siciliani avevano registrato un grave calo della produzione a causa della peronospora. Questa era a sua volta conseguenza degli eventi climatici estremi registrati nei mesi di maggio e giugno. Un durissimo colpo ulteriore, quasi ferale, lo aveva poi inflitto un caldissimo mese di luglio dello stesso anno.
Il fattore climatico ha imposto poi una condizione di grave stress al settore agricolo siciliano, in maniera costante, dal mese di settembre dello scorso anno. Dopo il picco di caldo del mese di luglio del 2023 e la lieve flessione del mese successivo, con il mese di settembre si è stabilizzato un trend climatico che ha segnato una lunga serie di record dei mesi più caldi di sempre. Inoltre, per non far mancare nulla, si è registrata una siccità di portata storica che ha visto prosciugare laghi e mettere a rischio l’esistenza di altri invasi, se non fosse stata razionata l’erogazione al costo di gravi disagi per la popolazione e per il settore agroalimentare.
Nel Defr 2025 – 2027 manca l’agroalimentare distrutto dalla siccità
Secondo il DEFR 2025-2027 approvato dall’ARS martedì 17, dal 2016 al 2024 l’agricoltura siciliana ha costantemente perso valore aggiunto, con un valore massimo negativo nel 2020 di -5,1%, fatta eccezione per l’anno del lockdown che ha incentivato il consumo delle produzioni locali e la cucina domestica e spinto la Sicilia ad un positivo 4,4%. Secondo le stime proposte nella nota del DEFR, per il 2024 è prevista una contrazione del valore aggiunto in agricoltura dello 0,7%. Dati Istat alla mano, provvisori, nel 2023 le coltivazioni arboree hanno subito una contrazione del 13,3%. In particolare, fatta eccezione per gli agrumi, che pur essendo prodotti di alta qualità quelli siciliani si sono comunque ridotti di un -4,1%, la strage agricola si rileva sulla produzione di olive ed uva con rispettivamente -14,6% e -11,6%.
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La discussione generale sul DEFR 2025-2027 svolta all’Ars ha visto molti interventi dei deputati di opposizione puntare il dito contro l’assenza di linee di intervento strutturali, nella programmazione proposta dalla Regione, che tengano conto delle condizioni climatiche per l’agroalimentare e la zootecnia e a contrasto della siccità. Interventi in programmazione di fatto attesi, probabilmente anche dagli stessi dipartimenti della Regione.
Una situazione critica
In una relazione esaminata il 3 aprile in seno all’Assessorato dell’agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea, redatta dallo stesso Dipartimento agricoltura, la situazione era già evidentemente critica a causa dell’assenza di precipitazioni nel periodo invernale sul territorio siciliano. Appena in primavera, già il rischio di disastro era molto elevato e con una previsione di gravissime conseguenze.
Le precipitazioni di questi ultimi giorni poco hanno inciso sul livello degli invasi siciliani, né sulle colture ormai compromesse dall’assenza di piogge per tutto il periodo primaverile ed estivo. Esattamente quello che, dopo un inverno privo di piogge, il Dipartimento temeva quando in primavera ha elaborato tre possibili scenari futuri per l’agroalimentare dell’Isola. Uno dei quali era lo scenario ottimistico, con una perdita del valore di produzione del 30%. Un disastro, causato dal danno già avvenuto, ma con una ripresa della piovosità nei mesi di aprile e maggio talmente abbondanti da ricostituire le fonti di approvvigionamento idrico e garantire quindi l’irrigazione dei campi. Era lo scenario ottimistico, con un terzo della produzione perduta.
Altre due ipotesi sono state formulate sul futuro dell’agroalimentare siciliano in relazione alla siccità, uno con piovosità primaverile insufficiente al completamento del ciclo colturale – ma neanche una goccia di acqua è poi piovuta – e l’altro con la continuità di assenza delle precipitazioni. Nel caso di insufficienza la perdita del valore produttivo era stata ipotizzata con un drastico -50%, nel caso che si è poi verificato, con primavera ed estate senza precipitazioni dopo un inverno a secco, lo scenario previsto era invece di una perdita di valore produttivo pari all’80%.
Considerando colture e zootecnia, la relazione esaminata dal Quotidiano di Sicilia vede quindi con lo scenario più negativo una perdita di produzione di quasi 2,7 miliardi di euro. Una catastrofe, nel corso della quale l’Assessorato ha cambiato guida per tre volte passando dal dimesso assessore Sammartino all’interim del presidente Schifani fino alla recente delega all’assessore Barbagallo.
Le iniziative della Regione
La Sicilia è una regione che produce Pil grazie anche alla commistione del sistema agricolo con l’agroalimentare e l’agrituristico. Le perdite di valore produttivo su colture e zootecnia, già quantificate nei vari scenari ipotizzati a fine marzo dal Dipartimento agricoltura e poi di fatto verificatisi, non calcolavano l’impatto sull’agroindustriale se non con una sommaria e logica previsione del moltiplicarsi di effetti negativi. Turismo, enogastronomia ed export di prodotti siciliani dell’agroalimentare sono stati compromessi. La situazione prevista per lo scenario con perdita dell’80% del valore produttivo, inoltre, non si limitava a quantificare l’ipotesi sconfortante per l’anno in corso, ma prevedeva anche la compromissione permanente di colture longeve come gli agrumeti, i frutteti in generale e i vigneti. La stagione estiva è stata inoltre caratterizzata dal caldo, costante, che ha affiancato la siccità per una serie record di mesi a loro volta record storici di caldo.
Le iniziative regionali hanno visto distribuzione – a macchia di leopardo secondo alcuni agricoltori sentiti nel periodo più critico – di autocisterne d’acqua, forniture di foraggi per il bestiame reperiti anche mediante la Regione, ma in quantità simbolica rispetto alle necessità degli allevatori, e razionamenti della fornitura idrica anche per le città. La programmazione triennale 2025-2027 della Regione, per la quale l’aula ha evidenziato dai banchi dell’opposizione una sostanziale carenza di interventi programmati in materia di agroalimentare e zootecnia, dovrà fare i conti con un comparto – oggi in grave crisi – che, stando ai dati del rapporto Prometeia-Unicredit 2022, contava per l’agrifood 160.000 imprese (che equivalevano al 13% del numero di imprese nazionali del settore), 9,7 miliardi di valore di produzione e oltre 117.000 lavoratori. Questo prima delle crisi di settore del 2023 e 2024.
Immagine di repertorio