Depuratori? In Sicilia al contrario “In molti casi inquinano” - QdS

Depuratori? In Sicilia al contrario “In molti casi inquinano”

Depuratori? In Sicilia al contrario “In molti casi inquinano”

venerdì 01 Novembre 2019

Il comandante regionale della Gdf audito dalla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti. In alcune province addirittura si arriva al 95% degli impianti con autorizzazione scaduta

PALERMO – Il quadro della depurazione siciliana è “drammatico” con una Sicilia che nonostante “sia circondata dal mare e basi su di esso una fetta importante della propria economia, continua a essere gravemente inadempiente”. Pensieri e parole di Stefano Vignaroli, presidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali correlati, che nei giorni scorsi ha audito il comandante regionale della Guardia di finanza Sicilia generale, Riccardo Rapanotti, e i comandanti dei carabinieri del Noe di Catania, Michele Cannizzaro, e di Palermo, Nunzio Sapuppo.

UNA DEPURAZIONE AL CONTRARIO
Il problema non è soltanto l’assenza di depurazione, perché, in realtà, il campo di riflessione è assai più profondo. “Gli impianti che dovrebbero ripulire le acque – ha aggiunto Vignaroli – sono in molti casi macchine per inquinare, e non mancano situazioni in cui i finanziamenti pubblici erogati per risolvere il problema non sono stati usati per questo scopo e sono anzi finiti illecitamente nelle tasche di privati. Una situazione inaccettabile su cui la Commissione sta indagando in profondità e con estrema attenzione”.

LE INDAGINI DELLE FORZE DELL’ORDINE
Diverse le indagini delle fiamme gialle in Sicilia in riferimento agli impianti di depurazione delle acque. Il comandante regionale Riccardo Rapanotti ha citato, in particolare, il sequestro preventivo, da parte del nucleo di Siracusa, dell’impianto di depurazione di Priolo Gargallo, dove entro febbraio 2020 dovranno essere portati a compimento interventi di adeguamento dell’impianto alla normativa mentre il gruppo Enna ha segnalato all’autorità giudiziaria nove soggetti che, secondo quanto riferito, attraverso artifici e raggiri si sono procurati un ingiusto profitto omettendo di vigilare sulla realizzazione di un impianto di depurazione nell’area dell’ex Consorzio Asi di Enna: impianto formalmente ultimato e collaudato, ma mai entrato in funzione. Nel nisseno, inoltre, un’indagine del nucleo di Caltanissetta insieme al comando dei Carabinieri Noe di Palermo ha evidenziato l’illecita gestione del servizio idrico effettuata con la connivenza di funzionari pubblici e manager della società Acque di Caltanissetta Spa che hanno omesso la manutenzione degli impianti pur avendo a disposizione fondi pubblici dedicati.

IL CASO DI BUTERA
Il gruppo di Gela, secondo le informazioni fornite, ha svolto un’indagine in riferimento alla presenza di un impianto di depurazione a Butera, che, seppur presente, di fatto non è operativo perché i reflui vengono convogliati in un canalone adiacente. Da quasi quattro anni, si è appreso nel corso delle audizioni, si attende l’allaccio dell’elettricità ed è stato quantificato un danno erariale alla Regione Siciliana di 4,6 milioni di euro.

SICILIA ORIENTALE: PROVINCE CON 9 IMPIANTI SU 10 CON AUTORIZZAZIONE SCADUTA
Il comandate Cannizzaro ha precisato che la depurazione nella Sicilia orientale è drammatica, con province dove si arriva al 95% di impianti con l’autorizzazione scaduta. Anche in questo caso diverse le operazioni compiute: dal sequestro dell’impianto di depurazione di Nizza di Sicilia al sequestro a Catania di 250 metri cubi di fanghi di depurazione stoccati in maniera impropria, in una situazione di carenza di siti di smaltimento.

SICILIA OCCIDENTALE: MANCATA CORRETTA GESTIONE DEGLI IMPIANTI
Diverse le indagini riportate dal comandante Sapuppo per la parte occidentale dell’Isola. I depuratori, secondo quanto riportato, hanno cominciato a funzionare in maniera efficiente, rispettando i limiti normativi, una volta affidati alla gestione di un amministratore giudiziario. Problemi sono stati registrati nello smaltimento dei fanghi di depurazione, che rientrano nella difficile fase di gestione dei rifiuti, considerando che le discariche sono quasi sature, oppure chiuse, e ormai non riescono più ad accoglierli. Positivo, secondo Sapuppo, l’impatto della legge n. 68/2015 sugli ecoreati che ha facilitato gli interventi di contrasto in casi di malfunzionamenti di depuratori, attraverso la contestazione del reato di inquinamento ambientale.

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