CATANIA – Continua a far discutere il rinnovo delle autorizzazioni da parte della Regione nei confronti della discarica Valanghe d’Inverno, argomento affrontato lo scorso venerdì Santo alla Regione, con disappunto da parte di chi si oppone da anni al mantenimento dell’impianto che si trova tra i Comuni di Misterbianco e di Motta Sant’Anastasia (che, nel corso dell’incontro avrebbero espresso parere negativo). Secondo quanto affermato dagli uffici regionali, il rinnovo delle autorizzazioni per la ditta che gestisce la discarica sarebbe legato alla necessità di effettuare ancora verifiche su una particella. Nulla a che vedere con Arpa, l’agenzia regionale per l’ambiente che, stando alle precisazioni del direttore, Gaetano Valastro, non è tenuta a rilasciare alcuna autorizzazione o nulla osta.
“Arpa non rilascia titoli abilitativi o pareri vincolanti, in seno ad un procedimento Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale)” – precisa il direttore, che spiega come gli enti tenuti a rilasciare pareri siano Comuni, la Città Metropolitana o il Libero Consorzio, la Regione attraverso gli assessorati competenti e le articolazioni territoriali”.
Insomma, la responsabilità dell’iter istruttorio relativamente al rilascio delle autorizzazioni spetterebbe esclusivamente alla Regione. Anche se il ruolo di Arpa non è certo secondario.
L’agenzia, infatti, interviene sul “Piano di monitoraggio e controllo”. “Un documento tecnico – continua il direttore Valastro – che tiene conto degli impatti delle lavorazioni svolte presso l’impianto sugli ecosistemi esposti (aria, acque e suolo), oltre che della gestione dei rifiuti prodotti e/o trattati (impianti che trattano rifiuti), dell’utilizzo delle risorse idriche ed energetiche”.
“Cura – prosegue – anche gli aspetti gestionali volti alla tutela dell’ambiente. Il Piano di Monitoraggio e Controllo (Piano di Sorveglianza e Controllo nel caso delle discariche) contiene pertanto gli accorgimenti tecnici che la ditta deve adottare proprio per contenere gli impatti sull’ambiente, oltre che i limiti alle emissioni gassose (emissioni convogliate e diffuse incluse le emissioni odorigene che, nel caso in specie, hanno impattato sulla popolazione) e agli scarichi (qualora presenti) imposti dalle legge e/o dall’atto autorizzatorio alla ditta”.
Un documento che sancisce gli standard ambientali che la ditta deve garantire nell’esercizio dell’attività autorizzata, “alla luce delle Migliori Tecnologie Disponibili (Bat) – aggiunge Valastro – la frequenza dei controlli e le modalità con cui gli stessi devono essere eseguiti. Il Piano viene predisposto nella sua forma provvisoria dalla ditta che lo sottopone agli enti e, in particolare ad Arpa che dovrà valutarne i contenuti, integrarlo e/o modificarlo, ove necessario, e infine approvarlo”.
Non solo. “Arpa – precisa il direttore – ha ancora l’onere di verificare e accertare la corretta applicazione di quanto previsto nel Pmc, oltre che l’eventuale impatto generato dalle lavorazioni svolte sugli ecosistemi esposti. L’affermazione che Arpa avrebbe dovuto rilasciare parere a settembre 2018 non risponde al vero – ribadisce: i tempi e i modi dell’iter autorizzatorio vengono indicati dalla Regione, quale Autorità procedente, attraverso la convocazione di apposite Conferenze di Servizi, ai sensi della normativa vigente”.
Melania Tanteri