Il padre di Nicholas, il bambino americano i cui organi furono espiantati nel 1994 a Messina e divenuto un emblema della donazione. Domenica la giornata nazionale, "Iscrivetevi all'elenco donatori"
“Il Covid-19 ha allontanato dalla mente quasi tutti gli altri problemi di salute qui in California come in Italia, ma spero che non dimenticheremo le decine di migliaia di persone in tutto il mondo che potrebbero morire quest’anno perché nessuno ha donato un cuore, un fegato o un altro organo”.
Lo ha detto Reginald Green, il papà di Nicholas, il bambino americano di sette anni i cui organi furono espiantati nel 1994 a Messina e che divenne un emblema della donazione, in occasione della Giornata Nazionale per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule.
Durante una vacanza in Italia, l’automobile su cui Nicholas viaggiava sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria insieme ai genitori Reginald e Margaret e la sorellina Eleanor, di quattro anni, fu scambiata per quella di un gioielliere da alcuni rapinatori che, per fermarla, spararono ferendo il bambino, colpito alla testa mentre dormiva sul sedile posteriore.
Nicholas fu ricoverato nel centro neurochirurgico del Policlinico di Messina, dove morì pochi giorni dopo, il primo ottobre del 1994. E fece scalpore il gesto dei genitori di autorizzare il prelievo e la donazione degli organi, gesto che contribuì a sensibilizzare l’opinione pubblica e a far aumentare gli episodi di donazione in tutto il Paese.
“Nostro figlio Nicholas Green – ha detto Reginald, che vive a Bodega Bay, in California, con Margaret, Eleanor e i gemelli Martin e Laura, nati due anni dopo la tragedia – salvò cinque vite, quattro delle quali di adolescenti e ha salvato dalla cecità altre due. Avendo incontrato i suoi riceventi, tutto quello che so è che se mia moglie Maggie ed io avessimo deciso che non erano un nostro problema, non ce lo saremmo mai perdonato”.
“Domenica – ha concluso – in Italia ci sarà la Giornata Nazionale per la Donazione di Organi, Tessuti e Cellule. Spero che qualcuno di voi, leggendo questa lettera, andrà ad aggiungere il proprio nome a coloro che sono disposti a donare gli organi a persone che senza morirebbero”.
Degli organi di Nicholas beneficiarono sette italiani, tre adolescenti e due adulti, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee.
I genitori di Nicholas, in seguito alla tragica perdita del figlio, divennero attivi sostenitori della donazione di organi.
Nel 1996 i coniugi Green costruirono a Bodega Bay, dove vivono, la Children’s Bell Tower, un monumento con più di centoquaranta campane, la maggior parte donate da italiani, dedicato a Nicholas e a tutti i bambini, opera dello scultore americano Bruce Hasson. La grande campana centrale fu realizzata dalla Fonderia Marinelli di Agnone e benedetta da Papa Giovanni Paolo II prima di essere spedita in California.
Reginald e Margaret, per la loro scelta, furono ricevuti in Italia dall’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e ricevettero una medaglia d’oro al merito civile.
Reginald ha scritto due libri, “Il dono di Nicholas”, sulla storia che ha visto protagonista la sua famiglia e a cui si ispirò l’omonimo film per la tv con Jamie Lee Curtis e Alan Bates, e “Il dono che guarisce”, con storie di persone comuni e professionisti a ogni stadio di un trapianto.
Nel 2019, in occasione dei venticinque anni dalla sua morte, i genitori sono tornati in Calabria e a Messina, dove il primo ottobre è stato intitolato a Nicholas Green il nuovo reparto di rianimazione del Policlinico di Messina.
In Italia a Nicholas sono state intitolate numerose strade, piazze, giardini ed alcuni edifici pubblici.