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Dpcm, le proteste Cei, il Governo lavora ai protocolli sulle messe

redazione web

Dpcm, le proteste Cei, il Governo lavora ai protocolli sulle messe

lunedì 27 Aprile 2020

Proteste dei Vescovi per la decisione del governo, sollecitata dagli scienziati, che mantiene la chiusura ai fedeli delle messe e concede una deroga soltanto per i funerali. "Si viola la libertà di culto"

Lo scontro di ieri sera tra l’episcopato italiano e il governo Conte, con forti prese di posizione della Cei e di Avvenire contro il permanere del blocco delle celebrazioni sollecitato dagli scienziati e inserito nel Dpcm, ha portato in serata Palazzo Chigi a precisare che nei prossimi giorni ci saranno “protocolli per messe”.

Anche alle luce delle posizioni contrarie all’interno dell’Esecutivo (la ministro della Famiglia Bonetti ha chiesto di rivedere la decisione), la Presidenza Consiglio in tarda serata ha reso noto di aver “preso atto” della comunicazione della Cei fatta dopo la conferenza stampa del premier.

Di fatto la decisione annunciata ieri sera da Conte, sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico (“la partecipazione dei fedeli… comporta criticità ineliminabili”), prolunga anche dopo il quattro maggio la chiusura alle messe con la partecipazione dei fedeli, su cui invece la Chiesa italiana aveva chiesto una riapertura rispettando le condizioni di sicurezza anti-contagio.

Una deroga concessa dall’esecutivo riguarda solo la celebrazione dei funerali, cui potranno partecipare comunque un numero limitato di persone, solo i parenti stretti.

Sulla decisione la Cei ha subito diffuso una durissima nota su “Il disaccordo dei vescovi” e il quotidiano Avvenire ha parlato di “errore molto grave”, che sarà “difficile far capire” perché “i sacrifici si capiscono e si accettano, le ingiustizie no”.

“I Vescovi italiani – ha detto la Cei – non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”, ha affermato la Conferenza episcopale italiana nel comunicato.

Dalla decisione dell’esecutivo, su cui ha considerevolmente pesato proprio la posizione del Comitato tecnico scientifico, ha subito preso le distanze la ministro per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.

“Non ho mai – ha dichiarato – condiviso questa decisione. Non credo ci assolva riferirci alla rigidità del parere del comitato tecnico scientifico. Sta alla politica tutelare il benessere integrale del Paese, e quella religiosa è tra le nostre libertà fondamentali. Questa scelta priva i cittadini della libertà di vivere in comunità la dimensione del culto. Avremmo potuto farlo in pieno rispetto delle regole di sicurezza così come nei luoghi di lavoro e nei musei. Da ministro non mancherà la mia voce ferma perché nel Consiglio dei Ministri si consideri di modificare questa decisione. La comunità ecclesiale, in particolare, si sta mettendo al servizio delle famiglie, delle istituzioni, del Paese. Ringraziarla non basta. Va rispettata”.

Che la questione messe fosse al centro di un dibattito interno al governo e con il Cts lo dimostra quando detto il 23 aprile dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese proprio ad Avvenire: “Sono allo studio del Governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”.

Parole che arrivavano dopo “un’interlocuzione continua e disponibile tra la Segreteria Generale della Cei, il Ministero e la stessa Presidenza del Consiglio … nella quale la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria” ha ricordato la Cei.

“Dopo settimane di negoziato che hanno visto la Cei presentare Orientamenti e Protocolli con cui affrontare una fase transitoria nel pieno rispetto di tutte le norme sanitarie, il Dpcm esclude arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo”. Nella nota dei Vescovi si fa esplicito riferimento “al Comitato tecnico-scientifico” con un richiamo al “dovere di distinguere tra la loro responsabilità – dare indicazioni precise di carattere sanitario – e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”.

In tarda serata Palazzo Chigi ha mandato una nota di risposta: “La Presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della Cei e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal Presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza”.

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