Iniziativa del gruppo editoriale, con marchio Garzanti, Mauri Spagnol (GeMS) su "Gli scrittori al tempo della quarantena”. I proventi verranno interamente devoluti in favore dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Tra gli autori anche tre siciliane
PALERMO – L’emergenza Coronavirus ha cambiato inevitabilmente la nostra quotidianità. Quelli che stiamo vivendo sono giorni strani, ben lontani dalla nostra abituale routine. Anche per questo c’è chi ha voluto parlare delle sue giornate, delle convivenze forzate e del lavoro che cambia nei suoi strumenti ma non nella sua sostanza. Stiamo parlando dell’iniziativa lanciata dal gruppo editoriale, con marchio Garzanti, Mauri Spagnol (GeMS) che in questo periodo di grande difficoltà ha dato vita a un interessante progetto editoriale: si tratta dell’ebook benefico “Andrà tutto bene – Gli scrittori al tempo della quarantena”, in cui 26 autori hanno raccontato le proprie esperienze di vita e non solo, fortemente caratterizzate dalla pandemia. I proventi dell’ebook verranno interamente devoluti in favore dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Tra gli autori che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto (Ritanna Armeni, Alice Basso, Gianni Biondillo, Caterina Bonvicini, Federica Bosco, Marco Buticchi, Cristina Caboni, Donato Carrisi, Anna Dalton, Giuseppe Festa, Antonella Frontani, Enrico Galiano, Elisabetta Gnone, Massimo Gramellini, Jhumpa Lahiri, Florence Noiville, Clara Sánchez, Giada Sundas, Silvia Truzzi, Ilaria Tuti, Hans Tuzzi, Marco Vichi e Andrea Vitali) ci sono anche le tre siciliane Barbara Bellomo, Stefania Auci e Alessia Gazzola.
La prima, insegnante in una scuola superiore, ha raccontato l’esperienza dello smart working da insegnante, attività che, tra alcune criticità e aspetti da migliorare, sta comunque portando a ottimi risultati. “Inizialmente – ha spiegato Bellomo al Quotidiano di Sicilia – c’è stata un po’ di confusione, ma andando avanti la situazione si è normalizzata diventando proficua dal punto di vista didattico. I ragazzi erano divertiti dalla novità, ma allo stesso tempo spaesati. Anche noi docenti ci siamo dovuti ambientare, però adesso noto una maggiore serenità”.
Uno strumento che mostra grandi potenzialità e che può rappresentare un’alternativa valida alle normali lezioni. “Con il tempo – aggiunge – gli insegnanti stanno prendendo consapevolezza di questo mezzo, anzi paradossalmente stiamo lavorando tutti un po’ di più. I ragazzi hanno scadenze fisse nella consegna di quello che gli viene assegnato e sono anche meno distratti. Comunque, io non credo che la normale attività di scuola possa essere sostituita, la smart school è un ottimo ripiego. E ritengo anche che quello che noi docenti stiamo apprendendo ci tornerà utile in classe, come per esempio la correzione dei compiti in diretta con gli studenti che guardano immediatamente le correzioni, che possiamo definire quasi una lezione privata. La dimestichezza che hanno con gli smartphone e le possibilità della piattaforma G-Suite possono tornare utili in futuro”.
Ma quanto è importante stimolare l’attenzione e la curiosità negli studenti, soprattutto i tempi del Covid-19? “La scuola – conclude – non deve mai essere monotona. In questo momento tali attività possono essere preziose poiché i ragazzi hanno molto tempo a disposizione. Anche guardare un film, commentarlo e fare insieme le proprie considerazioni mette insieme diversi aspetti della didattica. Credo che l’inventiva dei docenti sia sempre importante ed è questo che ci distingue l’uno dall’altro”.
Stefania Auci, nata a Trapani ma palermitana d’azione, è un’insegnante di sostegno che nel suo contributo ha raccontato gli aspetti della sua vita quotidiana tra sensazioni e mancanze che si ripercuotono anche sui giovani. “Per loro riabituarsi alla normalità – spiega – non sarà un processo complicato, anzi. A meno che non siano stati condizionati fortemente dalla psicosi o che non abbiano avuto malesseri e malati in famiglia, secondo me i giovani saranno quelli che ripartiranno per primi. Fa parte della loro natura riprendere in mano la propria vita con i propri ritmi e spazi, ne sono convinta”.
E se i giovani potranno ripartire con maggiore facilità, gli adulti come affronteranno il ritorno alla normalità considerate le grandi difficoltà di interazioni attuali? “Anche andando al supermercato – prosegue – ho assistito a un battibecco tra due persone che si lamentavano per la mancata distanza di un metro. Dobbiamo avere anche quell’elasticità mentale nel non alimentare discussioni inutili. Bisogna essere consapevoli che abbiamo una vita da portare avanti e che deve essere più normale possibile”.
“Molte persone – conclude – non si rendono conto che dobbiamo pensare alla normalità e abituarci all’idea che questo nuovo modo di essere non significa che l’altro è un nemico. Significa che io mi tengo lontano da te per garantire la mia e la tua sicurezza. Dobbiamo cautelarci tutti, non è una questione del singolo e in tanti non lo hanno ancora capito”.
Twitter: @AntoninoLoRe