"Ecco come cambia il Pd in Sicilia, il centrodestra? Litiga per le poltrone: una pantomima a Catania" - QdS

“Ecco come cambia il Pd in Sicilia, il centrodestra? Litiga per le poltrone: una pantomima a Catania”

redazione

“Ecco come cambia il Pd in Sicilia, il centrodestra? Litiga per le poltrone: una pantomima a Catania”

Salvo Catalano  |
sabato 08 Aprile 2023

Parla Sergio Lima, componente della segreteria regionale e della direzione nazionale dei Dem: "Iscrivetevi, partecipate. Bianco? Un pezzo di storia, ma c'è una giovane generazione che dirà la sua".

È nata la nuova segreteria nazionale del Partito Democratico targato Elly Schlein. In squadra ci sono due siciliani, pochi in generale i meridionali. Sul futuro del principale partito di opposizione e sulla svolta che si attende di vedere nel Paese e in Sicilia, Sergio Lima, entrato tra i dem dopo essere stato coordinatore in Sicilia della campagna elettorale per le Primarie di Schelin, non ha dubbi: “Il cambiamento già si vede negli iscritti, in chi si avvicina. Anzi, faccio un appello pubblico a tutte quelle forze sociali e civiche che ci sono già vicine: entrate, iscrivetevi, partecipate”.

Lima, a chi pensa in particolare?
Ad esempio a Palermo penso a Mariangela Di Gangi (già candidata sindaca ndr) e all’esperienza dello Zen. Ma penso anche alle realtà del Sud-Est dell’isola, a Barcellona Pozzo di Gotto. È un invito alle tante reti civiche che sui territori fanno battaglie e che adesso possono pensare di iscriversi al Pd perché dal Pd si sentono accolte.

Intanto nella nuova segreteria non c’è spazio per i siciliani, al netto dell’ex ministro Peppe Provenzano e di Vincenza Rando che però vivono fuori dalla Sicilia.
Le scelte per la segreteria non vengono fatte su base territoriale. Abbiamo avuto governi pieni di siciliani e meridionali, ma senza grandi risultati per la nostra terra. Ricordo che Schlein ha iniziato a Palermo la campagna congressuale e a Palermo l’ha chiusa. Mi sembra un importante segno di attenzione.

Non è che a Schlein non piace il modello di organizzazione che si è dato il Pd in larghe parti del Sud Italia negli ultimi anni? Un partito di baronati forse più che al Centro-Nord?
Tutto il Pd, non solo quello meridionale, ha il problema di comprendere che l’elezione di Elly è una svolta vera, una grande opportunità. In Sicilia registriamo un risveglio: ci sono migliaia di iscritti nuovi, personalità brillanti, amministratori locali. Io invito tutti a considerare il Pd uno strumento utile.

Che programmi ha il nuovo Pd per la Sicilia?
In cima alle priorità c’è la battaglia sull’autonomia differenziata che decreterà le sorti del Sud, lasciando per decenni Sicilia e Meridione a un ruolo marginale. Questo è molto più importante del peso dei meridionali in segreteria.

Questa battaglia contro l’autonomia differenziata come si concretizzerà?
Parteciperemo convintamente alla manifestazione del 15 aprile a Caltanissetta organizzata da sindacati e associazioni e metteremo in campo una serie di iniziative, raccolta firme e mobilitazioni, perché dobbiamo rendere consapevoli i siciliani del reale rischio: allargare il gap che già oggi esiste col Nord, un gap non solo economico ma anche di aspettativa di vita di diversi anni. Significherebbe più asili, più lavoro, più università, più sanità al Nord che al Sud.

Oltre a questo, lei invita i simpatizzanti a partecipare. Ma dove? Attraverso quali strumenti?
Nei prossimi giorni a Palermo e in altri Comuni il Pd avvierà iniziative rivolte non solo agli iscritti, per ragionare su come creare alternative. Per molto tempo, bisogna ammetterlo, il Pd non è stato accogliente. Ora si cambia. Solo nell’ultimo mese in Sicilia siamo stati presenti a quattro iniziative che possono essere considerate i quattro pilastri del nuovo corso: la manifestazione contro la strage di Cutro per dire stop alle morti dei migranti; quella a Palermo sulla sanità per dire che serve un grande piano per garantire il diritto alla salute; la manifestazione delle famiglie omogenitoriali, perché in Sicilia migliaia di uomini e donne non si sentono rappresentati; e le iniziative sull’autonomia differenziata.

Veniamo alle Amministrative. Come giudica quello che sta avvenendo a Catania?
Il centrodestra ha solo il problema dell’accaparramento delle poltrone. L’idea di spartirsi la torta è la logica che ha portato la Sicilia nella situazione attuale. Da qui nascono i nervosismi a Siracusa con Edy Bandiera o a la pantomima messa in campo a Catania. Non c’è una parola per i cittadini. Sentono di poterselo permettere, vedono sconfinate praterie da occupare.

Non è così? A Catania ad esempio.
A Catania la segretaria del Pd Mariagrazia Leone sta facendo un grandissimo lavoro. Ha mantenuto il sangue freddo in una fase delicata e oggi ha portato a casa un’alleanza larga, competitiva e che rappresenta una speranza. Stessa cosa a Siracusa.

Nella città etnea c’è ancora spazio per allargare il fronte?
Gli allargamenti si devono sempre provare, ma non a scapito della chiarezza dei programmi. Chi condividerà lo spirito che ha portato a questa coalizione e che ha portato tante associazioni civiche a sentirsi a casa nel Pd, sarà il benvenuto.

Vale anche per Enzo Bianco?
Vale per chiunque, anche per Bianco, che è un pezzo di storia di Catania. Ma la storia non è immobile. È bene guardare a una nuova generazione che vuole dire la sua.

Secondo lei, di questo cambiamento il gruppo Pd all’Ars è sufficientemente partecipe?
Quando si è trattato dell’elezione dei capigruppo alla Camera e al Senato, Elly ha detto che il rapporto tra partito ed eletti non può più essere di incomunicabilità. In Sicilia nei giorni scorsi abbiamo fatto una riunione allargata a parlamentari regionali e nazionali. E anche il gruppo all’Ars deve andare avanti insieme al partito, in coerenza con la linea politica che il nuovo partito si è voluto dare. I segnali mi inducono all’ottimismo.

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