"Un’iniziativa pioneristica che per la prima volta vede la luce in Sicilia", afferma il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani
“Combattere un fenomeno che rischia di minare le basi della corretta educazione giovanile”. Lo ha definito così, il presidente Renato Schifani, il diffondersi del “crack”. Si tratta di una droga che per molti aspetti ricorda quell’eroina che negli anni ’70 causò danni devastanti anche – ma non solo – alla società civile italiana. In comune hanno l’effetto dipendenza immediata che scatenano nei consumatori, la difficoltà di recuperarne i dipendenti ed anche la microcriminalità cui spingono i soggetti che in un vortice sempre maggiore esigenza di dosi commettono reati mediante i quali procurarsene ulteriori quantitativi di quella che comunque è una sostanza smerciata a basso costo per le strade di tutta Italia. Infine, gli effetti che la dipendenza da crack si ripercuotono sulle famiglie dei consumatori caduti nella rete di questa piaga venduta per le strade a persone di ogni età.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Le scuse dell’assessore regionale Volo
Il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, questa mattina, nella sala Alessi di Palazzo d’Orléans, ha fatto solo una breve nota introduttiva alla conferenza stampa del progetto pilota, se pur con naturale orgoglio, che – citando Schifani – pare non abbia analoghi esempi sul territorio nazionale. Ricordando l’intervento della Regione sul “bonus palestre” quale azione concreta in favore dei giovani, affermando che la Regione intende dare “un segnale concreto” e che seguirà da vicino questo progetto pilota, il presidente ha passato rapidamente la parola all’assessore regionale alla Salute Giovanna Volo. “Una problematica che ci vede tutti quanti vittime – ha esordito l’assessore Volo – nel senso che noi non siamo riusciti immediatamente, nell’area sanitaria, a capire quale era la gravità di questo fenomeno; quindi ci scusiamo con le famiglie dei giovani che hanno avuto questo problema”.
Impreparati all’avvento del crack
Le parole con cui ha aperto il proprio intervento l’assessore Giovanna Volo, se pur scevre di specifici dati, danno la misura della gravità che la diffusione della sostanza stupefacente definita comunemente crack sta avendo sul piano sociale e sanitario. “Eravamo abituati ad altro genere di dipendenze, ad altre sostanze, e invece questa richiede tutta una serie di innovazioni per quello che sono le attività di assistenza”, ha proseguito l’assessore chiarendo sommariamente la difficoltà che oggi la Regione Siciliana si trova a dover affrontare. Se la Regione Siciliana oggi ha annunciato d’essere la prima regione italiana ad aver lanciato un progetto pilota per aiutare ed assistere le persone precipitate nel vortice di questa nuova droga, di converso viene denunciato oggi da Palazzo d’Orléans che c’è un pericolo gravissimo che gira per le strade di tutta Italia contro il quale le istituzioni vengono colte impreparate.
Il progetto pilota contro l’emergenza crack
Presso il complesso del Dipartimento di salute mentale dell’Asp 6 di Palermo, sito in via Gaetano La Loggia, sono stati avviati i lavori per il recupero di un intero padiglione per realizzare qui una sede di 700 metri quadri che, hanno tenuto a precisare sia l’assessore Volo che il commissario straordinario dell’ASP di Palermo Daniela Faraoni, non sarà di natura ospedaliera e pur contando dodici posti letto non prevede la degenza. I posti letto sono stati comunque inseriti in progetto per offrire agli operatori l’opportunità di accogliere soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità e pericolo. Per il padiglione 13 del complesso di via La Loggia sembra che i lavori procedano spediti. “Speriamo di renderlo operativo già entro la fine dell’anno”, ha dichiarato la dottoressa Faraoni che ha poi aggiunto: “Questa è la richiesta della Presidenza, di renderla operativa entro la fine dell’anno, e noi la rispetteremo”.
Come funzionerà il “Centro di pronta accoglienza”
Quella che il presidente ha definito una “iniziativa pionieristica”, e che prenderà il via con un progetto iniziale di due anni espandibile, incrementabile e ripetibile in altre provincie siciliane, avrà funzione di risposta alle richieste di assistenza immediata dei soggetti dipendenti da nuove sostanze, con trattamento nel momento critico e assistenza alla presa in carico da parte dei servizi SerT. Conterà all’avvio di “24 operatori che a turno si prenderanno carico dei nostri giovani cittadini”, ha spiegato la dirigente ASP, ma soprattutto – ha puntualizzato Faraoni – “i giovani che devono aver fiducia nella nostra organizzazione”. Che il progetto è da intendersi “pilota” lo ha spiegato con estrema chiarezza l’assessore Volo, perché attualmente, a differenza degli ultimi anni dell’epoca eroina, per il trattamento dei dipendenti da crack non si dispone di sostegno farmacologico e che le equipe “si specializzeranno nel tempo per questo tipo di sostanze”. L’emergenza crack è quindi una vera emergenza perché di fatto già troppo diffusa mentre troppo in ritardo sono le contromisure. La sua ulteriore espansione è poi avvenuta durante il periodo di pandemia con i suoi ulteriori disagi causati alla popolazione.
Intervento concreto di Regione ed ASP
Il Centro di pronta accoglienza che sorgerà in via La Loggia avrà un costo di circa 2 milioni di euro per il primo biennio di attività. Somme stanziate in parti pressoché uguali da Regione Siciliana ed ASP-6 di Palermo, e che verranno implementate se l’efficacia della struttura e l’afflusso dei soggetti che ne chiederanno l’assistenza aumenterà nel corso del biennio. La dotazione prevede in pianta organica medici, psichiatri, tecnici della riabilitazione psichiatrica ed inoltre anche sei infermieri e sei operatori sanitari specializzati. Questo, secondo il presidente della Regione, “è il segnale concreto dell’impegno che il mio governo sta mettendo in campo per fronteggiare un fenomeno sociale devastante che purtroppo colpisce soprattutto le fasce giovanili, specialmente delle aree metropolitane”. Di buon auspicio l’orgoglio espresso dal presidente: “Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa che seguiremo da vicino e che, a regime, porterà anche azioni di reinserimento sociale”.
La testimonianza del padre di Giulio Zavatteri
In sala Alessi, a sottolineare l’importanza del progetto presentato dalla Regione, c’erano quindi il presidente Schifani, l’assessore Volo, la commissaria straordinaria Faraoni ed anche il dirigente generale del dipartimento regionale di Pianificazione strategica Salvatore Iacolino. A margine della conferenza stampa però il presidente Renato Schifani ha dato la parola ad un ospite, invitandolo al tavolo dopo che aveva assistito a tutti gli interventi dalla platea: il farmacista Francesco Zavatteri. Il padre di Giulio, il diciannovenne che ha perso la vita a causa di un’overdose di crack. “Il crack è una nuova frontiera delle dipendenze”, ha testimoniato il padre del diciannovenne. “Non esistono terapie farmacologiche, lo dico da farmacista, – ha proseguito Zavatteri – e soprattutto chi entra in questa dipendenza dopo pochi mesi entra in una condizione da cui non ne viene più fuori”. A questo punto è intervenuto anche il dirigente generale del dipartimento di Pianificazione strategica Salvatore Iacolino fino ad allora silente: “Abbiamo ascoltato il grido di dolore dei genitori dei ragazzi in difficoltà per la dipendenza da droghe, ho incontrato, d’intesa con il presidente Schifani, l’Asp di Palermo e insieme abbiamo individuato un percorso di collaborazione per la realizzazione del progetto, a difesa della vita di chi combatte il dramma della dipendenza”.