Emergenza crack a Palermo, incontro in scuola allo Sperone

L’emergenza crack, un dramma per i giovani di Palermo: “Drop-in come luoghi di dignità”

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L’emergenza crack, un dramma per i giovani di Palermo: “Drop-in come luoghi di dignità”

Simone Olivelli  |
lunedì 30 Ottobre 2023

Zavatteri: "Ciò che è più urgente è riuscire a creare spazi che diano dignità a questi giovani che si trovano nella morsa del crack".

“È stato un incontro proficuo, spero che adesso continui l’interesse su un fenomeno drammatico che è sotto gli occhi di tutti e che deve essere affrontato”. Meno di 48 ore dopo l’audizione in commissione Antimafia, tenutasi in una scuola del quartiere Sperone, a Palermo, Francesco Zavatteri si dice speranzoso che le istituzioni possano da qui in avanti affrontare con maggiore protagonismo la piaga del crack.

La droga, sempre più diffusa tra i giovani e dagli effetti psicofisici letali, è all’origine della morte di Giulio, il figlio 19enne a cui Zavatteri ha deciso di dedicare il proprio impegno sul fronte dell’assistenza ai tossicodipendenti e alla sensibilizzazione su un problema che ancora oggi è sottovalutato.

“È ancora peggiore degli anni in cui a Palermo circolava tantissima eroina perché – commenta – per l’eroina esistevano quantomeno terapie farmacologiche contro le overdosi, per il crack al momento no. È facilmente accessibile, si diventa dipendenti e uscirne è difficilissimo”.

Drop-in come luoghi di dignità contro l’emergenza crack a Palermo

Nel corso della seduta, svoltasi nel plesso Puglisi dell’Istituto comprensivo Sperone-Pertini, Zavatteri ha preso la parola per raccontare ciò che da gennaio fa con la neonata associazione “La casa di Giulio”.

“Erano presenti assessori sia comunali che regionali, autorità sanitarie e del Provveditorato agli studi, abbiamo parlato a lungo – racconta – Abbiamo parlato del bando da cinque milioni che è stato pubblicato e che prevede risorse fino a 120mila euro per le singole realtà impegnate sul fronte del contrasto del disagio giovanile, compresa la diffusione delle sostanze stupefacenti. Sono risorse esigue per una strategia organica però può essere un primo passo”. L’auspicio è che i soldi vengano spesi bene.

“Ciò che è più urgente, e io l’ho visto direttamente con mio figlio e tramite i suoi racconti, è riuscire a creare spazi che diano dignità a questi giovani che si trovano nella morsa del crack – spiega Zavatteri al margine dell’incontro a Palermo –. Chi fa uso di queste sostanze finisce per abbandonarsi totalmente e vivere in strada. Avere luoghi dove trovare una doccia, potere riposare e avere un pasto caldo è qualcosa che può sembrare scontato e invece non lo è, anzi è importantissimo”.

L’obiettivo di Zavatteri è quello di realizzare i cosiddetti drop-in, luoghi in cui potere offrire servizi ai soggetti che vivono condizioni di fragilità e al contempo tentare di agganciarli conquistando la loro fiducia.

Contro i pregiudizi e a sostegno dei più fragili

“Sono ragazzi spesso dalla spiccata sensibilità, che hanno bisogno di comprensione e non di giudizi – continua – vorrei che trovassero un luogo accogliente, in cui potere trovare anche assistenza medica e psicologica. La possibilità di un aiuto e, perché no, anche di esprimersi con laboratori dove canalizzare ciò che si portano dentro”. Il desiderio di Zavatteri è quello di aprire il drop-in a Ballarò, il quartiere in cui il figlio Giulio comprava la droga. Per farlo, però, bisognerà che La Casa di Giulio si unisca a un’altra associazione: “Il bando è rivolto a chi lavora già da qualche anno, mentre la nostra realtà è nata da poco”, sottolinea.

Nell’attesa l’associazione continua a sfruttare gli spazi messi a disposizione dallo studio medico Ippocrate di Ballarò, gestito dal dottor Sergio Gagliano, già impegnato nell’assistenza sanitaria ai migranti e alla casetta della Salute, vicino alla chiesa di San Saverio. “Nel primo caso siamo presenti il lunedì dalle 11.30 fino alle 19, mentre nel secondo il mercoledì e giovedì. Abbiamo già incontrato una sessantina di ragazzi”.

L’impegno della scuola Sperone-Pertini

Tra chi ha preso parte all’audizione, facendo anche gli onori di casa, c’è stata la dirigente scolastica Antonella Di Bartolo, da anni in prima linea allo Sperone, facendo della scuola un luogo di educazione e impegno civile. “Ho apprezzato la proposta della commissione di riunirsi in un quartiere spesso conosciuto proprio per vicende di droga – dichiara Di Bartolo al Qds – Noi da un decennio abbiamo messo l’impegno sociale al centro delle nostre attività, questa continua a essere una zona molto difficile della città. I nostri alunni hanno spesso storie familiari complicate, percorsi difficili a cui noi rispondiamo provando a fornire alternative a destini che spesso sembrano ineluttabili per chi cresce in luoghi dove le istituzioni sono assenti”.

Anche Di Bartolo spera che l’audizione sia solo l’inizio di un percorso: “I cittadini hanno bisogno di servizi, di sentire lo Stato vicino, sennò ogni battaglia rischia di risultare fallimentare – continua la dirigente scolastica – Dal canto nostro da anni coinvolgiamo i ragazzi con l’obiettivo di renderli consapevoli anche sul fronte di ciò che porta con sé il traffico e la vendita della droga. Sono ragazzi che capiscono il disvalore di questo fenomeno, ma che al contempo chiedono alternative legali per vivere e crescere”.

Il riferimento va ai casi in cui a essere coinvolti nelle periodiche retate sono i genitori degli alunni: “Chi spaccia droga dovrebbe pensare che con la propria attività non danneggia soltanto la salute degli assuntori, ma anche i propri familiari, i propri figli perché risentono tantissimo dell’assenza dei genitori”, sottolinea Di Bartolo.

L’impegno di questi anni ha fatto sì che allo Sperone il livello di dispersione sia sceso drasticamente, attestandosi intorno all’un per cento. Di Bartolo, però, non vuole cantare vittoria: “Su una popolazione scolastica di circa 1.100 alunni, l’1% significa circa 11 ragazzini che non frequentano la scuola. Nel 2023 sono numeri che fanno rabbrividire e che non possono essere accettati, perché sono ragazzini che rischiano di essere tagliati fuori dalla società, in un luogo dove l’assenza dello Stato è colmata da organizzazioni pronte ad approfittarne. Noi ci impegniamo ogni giorno a cercare di recuperarli, ma serve l’aiuto di tutte le istituzioni. Spero che stavolta – conclude la dirigente – qualcosa inizi a cambiare davvero”.

Foto da Wikimedia Commons. Di Apprendista esoterista, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons

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