Erosione costiera, Legambiente: “Grave la provincia di Messina”

Erosione costiera in Sicilia, Legambiente: “Situazione grave in provincia di Messina”

Stefano Scibilia

Erosione costiera in Sicilia, Legambiente: “Situazione grave in provincia di Messina”

Hermes Carbone  |
domenica 21 Luglio 2024

Ecco i comuni interessati

Oltre il 6% della costa siciliana eroso e andato perduto solo negli ultimi quindici anni. Il 77 % della fascia costiera dell’Isola a serio rischio di erosione e il 56% delle coste cancellato dall’avanzata del cemento legale e illegale. Sono a dir poco impietosi i dati elaborati nell’ultimo report di Legambiente appena pubblicato e relativo al fenomeno dell’erosione costiera in Sicilia.

Quattro in particolare le province prese in considerazione nell’analisi dell’associazione: Messina, Agrigento, Trapani e Ragusa. Nel caso specifico di questo approfondimento del QdS, entreremo nello specifico della situazione della città dello Stretto di cui ci siamo già occupati, a proposito di erosione costiera, di balneabilità e mare negato già nel corso degli ultimi mesi.

Erosione costiera in Sicilia, le zone a rischio

Secondo il Piano di Assetto Idrogeologico Siciliano del 2021, il 76,5% della costa siciliana è a rischio erosione. In particolare il 43.6% è a rischio elevato (per il quale sono possibili danni edilizi) e il 32.9% è a rischio molto elevato (per il quale sono possibili gravi danni edilizi e umani). Le cause del rischio di erosione sono diverse ma quella che hanno inciso di più negli ultimi 30 anni sono stati gli interventi di artificializzazione e cementificazione legale e illegale realizzati nelle nostre coste. Con il 56,4%, la Sicilia è la prima regione italiana con il poco invidiabile primato di consumo del suolo costiero.

“Analizziamo da oltre trent’anni quello che è il fenomeno dell’erosione costiera, in modo particolare, in provincia di Messina. Lo abbiamo fatto attraverso il nostro osservatore sull’erosione delle spiagge e documentato tutto con video e foto che dimostrano quanto grave sia la situazione”. A parlare è Salvatore Gurgone, Responsabile erosione costiera di Legambiente Sicilia e Presidente del Circolo Legambiente Nebrodi.

Erosione costiera in Sicilia, il report

Dal report pubblicato, “è venuto fuori che c’è un’erosione delle spiagge particolarmente accentuata soprattutto in alcune località. Zone a elevato rischio sono Sant’Agata di Militello, Capo d’Orlando, Caronia. I Laghetti di Marinello e Oliveri sono poi dei punti molto critici. La realizzazione del porto a Sant’Agata di Militello o Capo d’Orlando ha solo peggiorato le cose per quei comuni in modo particolare”, spiega Gurgone.

Tutto ciò che comporta “la realizzazione o l’utilizzo di barriere rigide, rappresenta un problema per i fondali e per il fenomeno dell’erosione costiera perché le barriere rigide che proteggono localmente, incentivano l’erosione della spiaggia adiacente. Anche la situazione di Marina di Patti, con il ripristino del molo, per quanto in maniera meno grave, resta da monitorare”.

Un sito di riferimento da parte di Legambiente Sicilia per il monitoraggio del fenomeno nella provincia di Messina resta www.erosionespiagge.eu. Qui sono mostrati i livelli di progressione dell’erosione nei litorali di Acquedolci, Sant’Agata di Militello, Torrenova, Piraino, Gioiosa Marea, San Giorgio, Patti, Marinello, Falcone, Terme Vigliatore, Barcellona Pozzo di Gotto e Sant’Alessio siculo. Ed è possibile accedere all’apposita sezione per verificare lo stato di avanzamento attraverso immagini e report realizzati nel corso degli anni.

Erosione costiera in Sicilia, Legambiente: “Crisi climatica aggrava la situazione”

Come racconta il report di Legambiente, “ad aggravare la situazione concorre sempre di più la crisi climatica. La Sicilia è la regione italiana più colpita da fenomeni meteorologici e idrologici, tra cui piogge intense e mareggiate che aggravano l’erosione principalmente durante l’inverno. Nel periodo 2010-2023 sono stati 154 (i casi registrati, ndr). Preoccupa inoltre il progressivo innalzamento del livello del Mediterraneo che, secondo i dati dell’IPCC nel loro ultimo rapporto sui cambiamenti climatici, nell’ultimo secolo si è innalzato in media di 1,4 mm l’anno”.

L’urbanizzazione della fascia costiera, la sistemazione idraulica dei corsi d’acqua e la proliferazione dei porti turistici, soprattutto in provincia di Messina, risultano essere tra le principali cause di erosione costiera individuate dall’Osservatorio sull’erosione delle spiagge della provincia peloritana. Tra le soluzioni plausibili per Legambiente, quella che all’apparenza risulta essere la più semplice e al tempo stesso efficace: smetterla di cannibalizzare le coste siciliane.

“L’attuale stato dell’erosione delle coste siciliane – aggiunge Gurgone – non è altro che il risultato di una gestione del territorio e della spesa pubblica non orientata all’interesse generale. Ciò  ha prodotto quegli interventi antropici, legati alla cementificazione illegale e anche legale, che hanno fatto di innesco al degrado dell’ambiente costiero e all’erosione delle spiagge. Questo quadro è destinato ad aggravarsi con l’aumento della frequenza di eventi meteo marini estremi provocati dal mutamento climatico già in atto”. 

Erosione costiera in Sicilia, le scelte future della Regione

A proposito però del rischio cementificazione, entrando nel merito della gravità della questione, la Regione Siciliana ha fatto sapere la scorsa settimana che non sarà più disposta ad accettare eventuali sanatorie per costruzioni realizzate entro i 150 metri dal mare. Un passaggio storico – basti pensare al caso Licata di ormai qualche anno fa – che produrrà importanti conseguenze già nei prossimi mesi.

“Le spiagge siciliane vanno tutelate – dichiara Tommaso Castronovo, presidente di Legambiente Sicilia – affinché costituiscano quella straordinaria risorsa ambientale, capace di trainare un settore turistico basato sulla effettiva valorizzazione dell’identità culturale dei luoghi. La loro tutela dipende anche e soprattutto dalla qualità delle politiche urbanistiche e dalle strategie di governo del territorio in area vasta. L’occupazione delle pianure costiere, l’urbanizzazione spinta ai limiti della battigia creano i presupposti per fenomeni di erosione degli arenili e di inquinamento delle acque del mare”.

Nei prossimi anni la Sicilia ha in fase di programmazione interventi per circa 860 milioni di euro con la finalità delle opere di contrasto e mitigazione del dissesto idrogeologico. Una cifra largamente al di sotto delle esigenze dell’Isola. Per questa ragione diventa necessario mettere in campo azioni che possano fungere non da palliativi ma da soluzioni per attenuare i rischi dell’erosione.

Le proposte di Legambiente Sicilia per contrastare l’erosione costiera includono il divieto di realizzare nuove opere nelle aree con alta probabilità di inondazione, l’abbandono della difesa indiscriminata di alcune strutture a rischio favorendo l’espansione naturale delle onde e selezionando attentamente quali difendere valutando l’impatto sulle spiagge vicine.

E poi ancora l’adozione di un criterio costi/benefici, la limitazione delle concessioni balneari evitando opere che privatizzino di fatto le spiagge, e la rottura del circolo vizioso tra erosione, difesa costiera, progetti, appalti, sprechi e nuova erosione che alimenta un’industria dell’emergenza caratterizzata da collusioni tra pubblico e privato.

Erosione costiera in Sicilia, Castronovo: “Occorre pianificazione coerente”

“Occorre una visione illuminata ed una pianificazione coerente  – conclude Castronovo- con gli obiettivi di adattamento ai mutamenti climatici e di mitigazione dei dissesti: dunque mappature della aree a rischio; adozione e/o revisione di piani territoriali e locali calibrati sugli scenari ipotizzabili dell’evoluzione climatica, con definizione di set line entro la quale vietare nuove opere e con la previsione delle misure di delocalizzazione o adattamento delle strutture presenti”.

Tutto riportato in una provincia come quella peloritana che, in base agli ultimi rilevamenti diffusi dal DASOE, risulta essere la città del mare eccellente ma dove un terzo della costa (18 su 54km) è negato in termini di balneazione. Qui a pesare, oltre all’inquinamento, fattori come le foci dei torrenti, l’area portuale (quasi 9 km) e quella industriale. E dove l’erosione costiera avanza inesorabile senza un reale piano regionale per riuscire ad affrontare il fenomeno. Per un’Isola che da un lato continua a essere rosicchiata dall’acqua e che continua a vivere nel paradosso di un’acqua che non c’è mai.

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