La Conferenza Episcopale Italiana pensa alla riapertura degli oratori e in un documento indirizzato ai parroci invita a mettere mano ai progetti considerando le norme stabilite dai Protocolli, alle presenze e agli spazi, e anche alla differente situazione nelle Regioni.
Il progetto “Aperto per ferie”, lanciato per sostenere le attività educative ecclesiali, tradizionalmente svolte da parrocchie, oratori, da realtà legate alla vita consacrata e da associazioni, conferma una attività inizialmente da svolgersi con i mezzi digitali ma dove sarà possibile successivamente anche in presenza.
Il documento della Cei riassume dunque le norme previste dal Governo, evidenziando cosa è consentito, e suggerisce alcuni spunti pastorali. Per la Chiesa italiana si tratta di “un’occasione importante per cambiare lo stile della nostra presenza educativa nel territorio”, per “attivare reti intraecclesiali ed extraecclesiali di lavoro e di comunione, per rendere l’oratorio “luogo di formazione alla vita” ma anche per aiutare i ragazzi a conoscere l’epidemia e “ad affrontarla con responsabilità e con solidarietà”.
Il documento ricorda che sulle attività per i ragazzi la responsabilità nelle linee guida è demandata ai Comuni che devono autorizzare le attività. Ma per poterlo fare l’attività deve essere certificata presso le autorità competenti. “E’ materia da approfondire – sottolinea la Cei nel documento interno -, con cui prendere confidenza, ma è un punto di cui tenere conto: la sanificazione degli ambienti, le mascherine da cambiare, il materiale per lavarsi correttamente le mani e una serie di altre cose, comportano costi che lievitano ma che possono essere coperti dai fondi messi a disposizione dal Governo.
Il secondo aspetto che emerge dalla lettura delle Linee guida riguarda il fatto che sarà possibile svolgere attività in presenza per piccoli gruppi (7-10 persone a seconda dell’età). È un aspetto importante che bisogna valutare con attenzione. C’è la possibilità che le attività si svolgano a rotazione negli ambienti dell’oratorio”, una sorta di “oratorio arcipelago” e “sarà decisivo il dialogo con il proprio territorio, anche il più piccolo, per poter identificare gli spazi possibili per muoversi: le scuole, le biblioteche, i parchi pubblici”.