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Favignana, arrestati per corruzione l’ex sindaco e l’attuale

redazione web

Favignana, arrestati per corruzione l’ex sindaco e l’attuale

venerdì 17 Luglio 2020

Al termine di un'indagine della Guardia di finanza su alcune forniture di acqua potabile tramite navi cisterna. Il danno erariale è stimato in due milioni di euro. Ventiquattro gli indagati. I controlli dei Vigili ai rivali del Sindaco

Il sindaco di Favignana, Giuseppe Pagotto, l’ex vicesindaco Vincenzo Bevilacqua, il comandante della Polizia municipale, Filippo Oliveri, e una dipendente di una compagnia di navigazione di Napoli, sono agli arresti domiciliari in seguito da un’inchiesta sull’ aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia. La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza per 11 persone emessa dal Gip di Trapani.
Sono in tutto ventiquattro gli indagati.

Il danno erariale è stimato in due milioni di euro.

La Guardia di Finanza di Trapani, nell’ambito di indagini coordinate dai sostituti procuratori Rossana Penna e Matteo Delpini, hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali nei confronti di 11 indagati: 4 arresti domiciliari, tre divieti di dimora (disposto anche per un assessore comunale, Giovanni Sammartano), un obbligo di firma e tre interdizioni dell’esercizio di un pubblico ufficio.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione, peculato, falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi.

Dalle indagini dell’operazione Aegades è emerso, tra l’altro, un “presunto accordo corruttivo tra il sindaco (Giuseppe Pagoto, ndr), il vicesindaco pro tempore e un assessore del Comune di Favignana con i referenti ed alcuni dipendenti di una compagnia di navigazione partenopea e di altra società di capitali con sede a Roma, entrambe facenti parte di un unico Raggruppamento Temporaneo di Imprese (Rti) che ha ottenuto dal Ministero della Difesa l’aggiudicazione del contratto di fornitura di acqua potabile, mediante navi cisterna, nelle isole minori della Sicilia”.

L’accordo, secondo l’accusa, consisteva “nell’omettere i controlli nello scarico dell’acqua” e nella “falsa attestazione di fornitura di quantitativi superiori a quelle effettivamente erogati” che erano pagati dalla Regione Sicilia, che avrebbe avuto un danno erariale stimato dalla Guardia di finanza in circa due milioni di euro.

I funzionari pubblici, in cambio, ricostruiscono le Fiamme gialle, avrebbero avuto “varie utilità” da parte degli imprenditori “favoriti dal sistema illecito”. Tra questi: l’assunzione di parenti e conoscenti come dipendenti dalla compagnia di navigazione partenopea e l’elargizione di contributi annuali di svariate migliaia di euro a favore del Comune di Favignana, che dal sindaco venivano poi ridistribuiti alle varie associazioni coinvolte nell’organizzazione della festa patronale.

I controlli dei Vigili sui rivali del sindaco

Nell’indagine è emerso che il sindaco Pagoto, durante la campagna elettorale per le elezioni amministrative del giugno 2018, si sarebbe reso autore di “svariati abusi e illeciti, con la collaborazione del compiacente comandante della locale polizia municipale” Filippo Oliveri.

Secondo intercettazioni agli atti dell’inchiesta della Procura di Trapani, i due avrebbero fatto in modo di “omettere intenzionalmente i dovuti controlli di competenza della Polizia municipale nei confronti di cittadini e di titolari di attività commerciali che appoggiavano la candidatura del sindaco”. E di contro, accusa la Gdf, sarebbero stati “concertati ed effettuati mirati controlli nei confronti di quanti erano ritenuti avversari politici del sindaco”.

In cambio, accusa la Procura di Trapani, Oliveri “richiedeva e otteneva, come prezzo nell’eseguire le direttive del sindaco, la proroga del proprio contratto lavorativo e la successiva stabilizzazione a tempo indeterminato”.

Inoltre avrebbe avuto “assegnato l’incarico ad interim di responsabile dell’Area Marina Protetta delle Isole Egadi”.

Tra gli indagati anche il precedente Direttore dell’Area, destinatario della misura coercitiva dell’obbligo di dimora nel comune di Roma, a cui è contestata una presunta corruzione, in concorso col sindaco, nell’assegnazione di servizi ausiliari. Avrebbe favorito l’assunzione di persone vicine al sindaco che hanno appoggiato la sua campagna elettorale nelle amministrative del 2018.

Il direttore riceveva dal sindaco, sostiene la Finanza, somme di denaro pubblico ed altre utilità non dovute, come ad esempio il rimborso di spese connesse per viaggi privati al di fuori dalla Sicilia e fatti figurare come missioni istituzionali.

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