Il primo cittadino messinese ospite del QdS. La Città dello Stretto tra passato, presente e un futuro da scrivere: conti in ordine, servizi e sviluppo
Intervistato dal vice direttore Raffaella Tregua, il sindaco di Messina e della Città Metropolitana di Messina, Federico Basile, risponde alle domande del QdS.
A un anno dalla sua elezione, si ritiene soddisfatto dei risultati finora raggiunti?
“Ho fatto quello che era previsto dovessi realizzare in continuità. De Luca, eletto nel 2018, da giugno a dicembre ha sparigliato le carte dell’Ente e a gennaio 2019 ha cominciato con il primo bilancio della sua visione amministrativa. A febbraio 2022 si è dimesso. In questo anno ho preso quello che era stato programmato, finanziato e l’ho fatto diventare realtà. Ciò che adesso sto facendo è aprire quei cantieri che qualcuno prima di me ha progettato. Ho consegnato, per esempio, i lavori di demolizione per l’Ihub e avviato ForestaMe. Questo primo anno per me non è stato semplice. Non sapevo fare il sindaco, facevo altro. Però allo stesso tempo quello fatto finora è stato un percorso agevole, perché sapevo già come dovevo muovermi. Dobbiamo adesso lavorare sulla tenuta del tessuto economico: non abbiamo grandi aziende e stiamo puntando molto sulla valorizzazione e promozione delle nostre eccellenze paesaggistiche, storico-culturali ed enogastronomiche”.
Conosceva già la situazione finanziaria dell’Ente, quindi cosa può dirci sui dubbi avanzati dalla Corte dei Conti in merito al Piano di riequilibrio. Pensa di poterli chiarire, quando tra un mese andrà in udienza?
“La materia mi è amica e nemica perché dal dicembre 2013 sono stato prima componente del Collegio dei revisori dei conti del Comune, poi presidente, quindi esperto delle materie Economico-finanziarie e infine direttore generale. Mi sento tranquillo nell’approccio definitivo di quest’ultima chiamata, perché non è tanto una verifica del Piano ma una fotografia degli ultimi dieci anni di attività economico-finanziaria. Quando la Corte dei Conti mi chiede chiarimenti sulla certificazione del Covid, questo non ha nulla a che vedere con il Piano di riequilibrio. La fotografia che hanno i magistrati contabili non è sullo strumento e basta, ma su come l’Ente dal 2014 al 2022 ha gestito tutto. So cosa è stato fatto e so come rispondere ai loro dubbi. Se prima del 2019 per il recupero dell’evasione il mio Comune mandava mille avvisi e dal 2019 ne manda 17mila vuol dire che l’approccio amministrativo è cambiato”.
Qual è l’ammontare di evasione ed elusione?
“Siamo di fronte, purtroppo, a dati imponenti. La Corte parla di mancata riscossione, fisiologica. Noi abbiamo una percentuale del 50-60%. Quando poi emerge una base imponibile che prima non pagava che poi viene sollecitata a mettersi in regola, è chiaro che aumenta la percentuale di mancata riscossione. C’è un problema che stiamo affrontando dal 2019: abbiamo fatto uno studio che si chiama tax gap sull’Imu e adesso l’abbiamo fatto sulla Tari e in ultimo sull’Imposta di soggiorno, dove incassiamo 200mila euro, ma secondo i dati ministeriali ne dovremmo incassare 460 mila. Abbiamo poche strutture alberghiere e lavoriamo molto con i B&B che sono difficilmente intercettabili. È un problema. Abbiamo abbassato la massa debitoria e avviato un’operazione per ridurre le spese e incrementare la base imponibile”.
Avete approvato il Bilancio di previsione 2023/2025. Che tipo di coordinate segue?
“Un bilancio di circa 700 milioni dove in pancia ci sono tutte le risorse extrabilancio, un bilancio che garantisce i servizi, un bilancio che lamenta scarse risorse su manutenzione strade e immobili comunali. Mi auguro che il Piano di riequilibrio aiuti, uscendo da questa situazione, ad avere più fondi. Avevamo 112 milioni di sentenze esecutive lettera A. Ne dobbiamo riconoscere 20. Ben 80 milioni li abbiamo stralciati o ridotti o rateizzati dal 2019”.
Quali obiettivi si pone nell’ambito della sua gestione amministrativa?
“Un mandato elettorale di cinque anni non basta. Ce ne vogliono almeno due. De Luca ha fatto scelte impopolari e io me le ritrovo e le porto avanti con qualche modifica, come è successo per la macchina burocratica del Comune. Avevamo una dotazione organica di 22 posizioni con 17 dirigenti. Alcuni sono andati in pensione ne sono rimasti 14. De Luca li ha ridotti a 9. Da 22 posizioni a 9 io le ho riportate a dieci, ma ho fatto assumere tre dirigenti a tempo determinato e sto facendo i concorsi per aumentare la pianta organica. Non è detto che non prenda altri dirigenti, ma ora il momento è diverso: oggi ho bisogno di espandere quello che il mio predecessore ha ridotto, con una visione che ha portato dei risultati. Mi ritrovo con del personale che non può dare di più. Quando ero direttore generale feci una verifica del tasso di assenza giornaliero e, tra malattie e permessi vari, si aggirava intorno al 22/25%. La rifarò da sindaco”.
Come procede il processo di digitalizzazione?
“Abbiamo avviato dei programmi, attivato una strada che va verso l’informatizzazione dei servizi. Siamo ancora in una fase non embrionale ma di sturt-up, perché mi manca sempre il fattore umano. Forse entro dicembre mi consegneranno i lavori del nuovo centro di elaborazione dati e una volta che sarà completata tutta la parte tecnologica, la sfida vera credo sarà quella della digitalizzazione pura”.
Le partecipate rivestono un ruolo centrale: qual è la situazione complessiva?
“Dal 2019 abbiamo società partecipate in bonis che lavorano come quattro gambe del Comune. Unica società rimasta rispetto al passato, che abbiamo reso efficiente, è l’Amam. Le altre sono andate in liquidazione e abbiamo creato nuovi strumenti che stanno lavorando. Sono capitalizzate, danno servizi, anche aggiuntivi, per garantire l’ordinario che prima era straordinario. Stiamo facendo anche un ragionamento di sviluppo. L’Amam ha preso un finanziamento di 20 milioni per la sostituzione delle condotte idriche e questo ci consentirà di diminuire le perdite: abbiamo una percentuale di circa il 40% e con gli interventi sulla rete idrica faremo anche lavori di sistemazione della sede stradale. Siamo a un’erogazione idrica passata da una media di 16 ore al giorno a 18 ore e dopo questi interventi potremo incrementare ancora”.
Ci sono criticità che ancora non sono state risolte?
“Sui servizi pubblici locali, come spazzamento, manutenzione, rete idrica, stiamo lavorando per migliorare. Avevamo detto in campagna elettorale che avremmo, tra Comune e società partecipate, assunto mille persone e lo abbiamo fatto. Con i concorsi in atto di espletamento al Comune saranno inserite 341 figure tra funzionari tecnici, amministrativi e contabili. Abbiamo un Ente che si è depauperato, come tutti gli Enti pubblici. Nelle partecipate abbiamo fatto bandi per nuovo personale: cento operatori a Messinaservizi per il verde e la scerbatura, servizi per i quali abbiamo aumentato la dotazione finanziaria, trenta ad Amam, 140 nella Messina social city. Stiamo quindi aumentando, con la sana gestione amministrativa, i servizi pubblici locali partendo dalle risorse umane. Poi c’è un ragionamento più complessivo sui servizi allargati, nel trasporto pubblico locale, su cui stiamo spingendo molto. Abbiamo una flotta di autobus che prima di De Luca era di 20 mezzi e oggi siamo a 130 e ne dobbiamo prendere altri 60 elettrici. Abbiamo avuto finanziati 14 parcheggi di interscambio, ne abbiamo già consegnati due e in questi giorni ho presentato alla città questa idea, nata per caso, del bus dello shopping. Quattro piccoli mezzi elettrici condurranno nelle vie dello shopping fruibili sia dai turisti che dai cittadini. Per i parcheggi di interscambio tram e bus ci sarà il biglietto integrato e abbonamenti annuali agevolati con incentivi che rendono estremamente conveniente l’uso del mezzo pubblico. Ci vuole un cambio di mentalità. Il mio lavoro è di creare degli strumenti, le condizioni per favorire la pedonalizzazione. Lo stiamo facendo sul viale San Martino, anche se con qualche difficoltà che supereremo insieme ai commercianti che hanno capito che non recedo e quindi è possibile un’azione in sinergia. Sui rifiuti siamo arrivati al 57% di differenziata, conto di arrivare al 60% a fine anno ma l’obiettivo è raggiungere il 65%”.
Come pensa di lasciare Messina tra quattro anni?
“Con un servizio di trasporto pubblico locale che funziona, con l’idea di una pedonalizzazione che possa collegare il viale san Martino con il lungomare della Fiera con un unico percorso, con parcheggi di interscambio, con una mentalità più volta a vivere la città e i suoi spazi, con un’economia che si è messa in moto utilizzando le tante eccellenze presenti sul territorio”.
Baraccopoli e risanamento
Sul Risanamento delle aree degradate e l’eliminazione delle baracche De Luca si è speso molto. Qual è adesso la situazione?
“De Luca è riuscito a portare la questione all’attenzione nazionale e con quella intuizione dell’Agenzia per il risanamento, l’ArisMe, frutto di un emendamento regionale, ha potuto cominciare un percorso. È riuscito con l’idea di rivitalizzare il tessuto della città prendendo degli appartamenti sfitti, acquistandoli e includendo chi viveva in baracca con difficoltà e molta ritrosia da parte del mercato. Abbiamo collocato oltre quattrocento nuclei familiari e abbiamo buttato giù due grandi baraccopoli. Nell’ultimo anno abbiamo acquistato settanta alloggi e siamo in trattativa per altri 17. La famosa legge nazionale con lo stanziamento di cento milioni di euro ha indicato prima come commissario il prefetto Cosima Di Stani e adesso il presidente della Regione, che ha delegato un sub commissario, Marcello Scurria. Di fatto non abbiamo un’azione diretta ma collaboriamo attraverso ArisMe, che è soggetto attuatore del commissario. Questa cosa credo più che accelerare abbia rallentato, perché quando si creano ulteriori soggetti appesantisci tutto il processo. È vero anche, però, che Scurria era presidente di ArisMe e conosce la situazione e che il commissariamento ha poteri derogatori. Aspettiamo di fare il punto sui primi sei mesi”.
Quanto occorrerà per completare l’azione ?
“La vera sfida è negli ambiti di risanamento dove abbiamo il progetto Qualità dell’abitare, con un finanziamento di 150 milioni. Siamo stati al Politecnico per relazionare insieme agli altri Comuni, creare nuovi nuclei abitativi calmierando le esigenze degli spazi a verde con quella delle abitazioni, evitando sovraccarico di cemento. Non basteranno altri tre anni e ci vorranno ulteriori risorse. Siamo sulla buona strada comunque, soprattutto perché monitoriamo che la baracca, una volta liberata, non venga rioccupata. Un fenomeno che in passato era usuale”.
Situazione politica e divisioni in Consiglio
In Consiglio non ha più la maggioranza. Cosa è successo?
“Sono stato eletto con una maggioranza bulgara: ho preso il premio di maggioranza, avevo 22 consiglieri e oggi ne ho 15. In sette, dopo dieci mesi, hanno detto che l’esperienza amministrativa non andava bene. Ma è una loro opinione, perché la mia città non dice questo e quindi ritengo che per interessi più o meno personali hanno deciso di spostarsi verso altri lidi”.
Pensa possa essere mancato il coinvolgimento nel vostro progetto?
“Ho incontrato i miei consiglieri almeno dodici volte in questo anno. Sempre porte aperte e disponibilità a tutte le esigenze da parte di un’Amministrazione che non è politica. La politica spesso non ha i tempi della buona gestione amministrativa e quindi ci sono state tante transumanze per motivi personali, per dei mal di pancia. Credo che non fare un lavoro, non occuparsi di una richiesta, non possa giustificare un passaggio politico. Non sono preoccupato: De Luca ha governato senza nessun consigliere eletto. Certo, non ho la sua verve, però qualche risultato l’ho portato e il bilancio, per esempio, l’ho fatto approvare nei termini”.
Il Ponte sullo Stretto essenziale ma serve un dialogo con la città
La realizzazione del Ponte sullo Stretto sembra più vicina: questo Governo lo ha posto tra le priorità. Cosa ne pensa?
“Ci siamo sempre espressi a favore del Ponte come idea di infrastruttura non di servizio a Messina e a Reggio Calabria, ma al sistema dei trasporti europeo, il famoso corridoio Palermo-Berlino. Il Ponte è poi attrattivo di investimenti e occupazione. Alla luce di questa opera dovrò fare dei cambiamenti. Abbiamo approvato in Consiglio il Piano generale del traffico urbano, ma occorrerà modificarlo. Il Piano regolatore generale che sta per arrivare a conclusione andrà anch’esso modificato con i tempi che sono dettati non da noi ma dalla Regione. Abbiamo preso un finanziamento di 18 milioni per la zona di via Santa Cecilia, ex Macello, ma non so se lì ci sono aree interessate dal Ponte. Quindi adesso che ci faccio con quel progetto? Il concetto è, al di là delle opere compensative, che il disegno della città cambia. È chiaro che il Ponte rappresenta un’opportunità per il Meridione: se da trent’anni che dobbiamo fare prima le strade e alla fine non le abbiamo fatte, magari costruendo il Ponte riusciremo realizzare anche le strade. Il Ponte è di certo un’occasione per la mia città e mi aspetto, un’interlocuzione che finora non c’è stata. Non tanto per dirmi: ‘Dammi il numero di telefono del funzionario che deve fare gli espropri’, ma per integrarle Ponte ed esigenze della città”.
Non siete stati coinvolti in nessun confronto, nessun dialogo?
“Ho incontrato il ministro Matteo Salvini con l’onorevole Antonino Germanà. Abbiamo parlato un po’ in generale di opere compensative e devo dire che il Provveditorato regionale mi ha finanziato cinque milioni per i viadotti ed è già un dato. Poi ho fatto un’audizione in Commissione Trasporti chiedendo non un posto in Cda, non mi interessa, ma la presenza se non mia di un tecnico dell’Ente che potesse rappresentarci. Non c’è stato nulla di ciò. C’è un governatore regionale in rappresentanza, non c’è una componente che rappresenti Messina, piuttosto ce n’è una di Catania, ma questa è un’altra storia. La città merita considerazione e rappresentatività”.
Il Ponte può rappresentare un’occasione anche dal punto di vista turistico, un comparto che vanta tante potenzialità inespresse…
“Messina sconta alcuni peccati originali amministrativi e di programmazione. Abbiamo avuto negli ultimi dieci anni, prima di De Luca, una mancanza di visione che oggi invece abbiamo, una carenza di strumenti di programmazione urbanistica che ha inciso negativamente. A ottobre abbiamo approvato il Piano integrato di ambito urbano che prevede la totale riqualificazione, con strutture ricettive, sportive congressuali di tutto il lungomare dal Cavalcavia, Zona falcata fino a Maregrosso, una zona che era adibita ad altro. Ma ci vuole anche un investimento importante di privati: da sindaco il mio obiettivo è fare diventare appetibile e attrattiva la città, che è anche città universitaria. Bisogna strutturarla dal punto di vista turistico in modo che si vada oltre il crocierismo. Appena eletto, ho fatto il giro dei 108 Comuni della provincia e li ho apprezzati. La riviera ionica ha fatto una cosa interessante, che voglio proporre all’area nebroidea, cioè quella di fare un calendario di eventi estivo in cui sono collegati tutti i comuni. Non disdegnando neppure gli investimenti sui flussi da fuori. Messina non deve essere vista solo come città di passaggio. Sugli alberghi ci sto lavorando. Non ne abbiamo molti, se ne dovrebbero costruire nuovi e lì ci vuole un ragionamento legato al Pgtu. Stiamo lavorando su B&B e residence. Dobbiamo cambiare il trend ma lo possiamo fare con il tempo. Abbiamo un calendario di eventi importanti per tutto l’anno: sportivi, musicali, enogastronomici e della tradizione religiosa per fare vedere la città in tutto il mondo. Ci sono già dei riscontri con la campagna di comunicazione avviata con servizi sui canali Rai e network radiofonici nazionali che hanno scelto Messina per i loro mega concerti. Tanta roba in programma che deve essere ben veicolata”.
La collaborazione fra Enti dunque è fondamentale. Ma a volte può creare anche delle difficoltà…
“Ci sono vincoli e competenze che bloccano alcune valorizzazioni. Sulla Cittadella fieristica ho proposto a Mario Mega, presidente dell’Autorità di Sistema portuale dello Stretto, un protocollo d’intesa attraverso cui, rimanendo dell’Adsp la competenza, potrei investire per attività legate al turismo nell’ambito dei 222 milioni di finanziamento di cui disponiamo. Ma non si può fare. Sulla Zona falcata c’è la competenza di Adsp, Regione e Marina militare e non si può toccare. La Real cittadella ha un finanziamento del ministero dei Beni culturali ma non si può procedere perché non è stata fatta la bonifica. Sull’ex Sanderson c’è la Regione e non si tocca, poi abbiamo anche la Zps. Un territorio che ha molte potenzialità ma sui quali non si può fare una programmazione. Lavoriamo per buttare giù questi blocchi”.
Città Metropolitana Messina, una gestione molto complessa
Lei ricopre anche il ruolo di sindaco della Città Metropolitana. Quali sono gli obiettivi finora raggiunti?
“Abbiamo sistemato la situazione contabile ed economica già con De Luca. L’Ente non ha risorse proprie e lavoriamo con i trasferimenti. C’è il prelievo forzoso e incassiamo l’Ipt, che è pochissimo. In ogni caso, lavoriamo con i fondi extrabilancio e abbiamo programmato 132 milioni di Piani integrati. Ci stiamo occupando della messa in sicurezza di alcuni Istituti scolastici superiori, opere che dureranno molti mesi e quindi abbiamo dovuto prevedere il trasferimento degli studenti in altri plessi con tutte le difficoltà connesse”.
Ci sono investimenti importanti previsti?
“Come città Metropolitana abbiamo acquisito per 54 milioni di euro la Città del ragazzo, un compendio costruito da Padre Nino Trovato in una zona degradata della città e che era ormai in stato di abbandono. Lì realizzeremo il Villaggio del Dopo di noi, che prevede supporto sociale e culturale per ragazzi in difficoltà. Inoltre, 12 milioni li abbiamo investiti sull’area di Capo Peloro, dove faremo una grande arena in cui c’era ex Sea Flight, l’ecomostro demolito da De Luca dopo quarant’anni. Ristruttureremo anche il complesso delle Torri Morandi che abbiamo comprato e dove adesso c’è un parcheggio a servizio dell’area pedonale di Torre Faro. È un complesso edilizio a cui si agganciavano i cavi elettrici del Pilone. L’attrezzeremo perché lì il Maxxi di Roma con molta probabilità ci realizzerà una sede decentrata. C’è un protocollo del Maxxi con il Centro Pompidou di Parigi per portare delle opere in Italia ed è stata scelta Messina come destinazione”.