Intervista esclusiva ad Alberto Firenze, a capo della Struttura commissariale per l’emergenza Covid in provincia: dalla reticenza dei medici di base alle grandi difficoltà riscontrate nelle periferie
MESSINA – Alberto Firenze il 31 marzo concluderà il suo incarico a capo della Struttura commissariale per l’emergenza Covid nella provincia messinese. Si è insediato nella Città dello Stretto esattamente un anno fa, subentrando a Maria Grazia Furnari, nominata alla fine del 2020. Nessuno stravolgimento, ha detto da subito, ponendosi come obiettivo la normalizzazione di una situazione complicata dal punto di vista organizzativo, trovandosi a gestire una crisi sanitaria in un territorio vasto, fatto da 108 Comuni. Oggi farà un punto sull’attività svolta nel corso di una conferenza stampa, ma noi del QdS lo abbiamo intervistato in esclusiva per farci dare qualche anticipazione e comprendere quali saranno i prossimi obiettivi nella lotta al Covid-19 in provincia.
Al momento dell’insediamento cosa ha ritenuto di dover cambiare rispetto all’indirizzo iniziale?
“Non sono entrato nel merito delle figure, già definite a livello regionale, ma riorganizzando complessivamente la Struttura per renderla più flessibile all’evoluzione della pandemia. Ho rimodulato in base alle esigenze, riadattando alcuni aspetti che servivano a dare una risposta migliore alle richieste. Abbiamo cambiato il sistema informatico: c’era una piattaforma dell’Asp che funzionava grazie alla buona volontà di un operatore e abbiamo pensato di sostituirla con qualcosa che si integrasse su tutto il territorio e diventasse anche organo informativo per i sindaci. Abbiamo implementato alcune azioni con l’aiuto di un ingegnere informatico e il sistema è diventato fondamentale dopo l’entrata in vigore del green pass”.
Ha funzionato la vaccinazione di prossimità?
“Da noi ha funzionato benissimo. Siamo stati la Struttura commissariale che ha fatto più attività di prossimità nei 108 comuni. Dal 18 maggio 2021 siamo partiti con i centri al di sotto dei mille abitanti e poi con gli altri utilizzando camper e iniziative ludiche e culturali per coinvolgere le comunità”.
Messina però è stata ultima per vaccinazioni. Come mai?
All’avvio della campagna vaccinale, agli inizi del 2021, la provincia di Messina era indietro. Alcuni comuni addirittura sono partititi soltanto a luglio. Mentre un po’ ovunque c’erano i furbetti che volevano infilarsi tra le fasce d’età indicate, qui questa scorrettezza non c’è stata. La morte dopo il vaccino di una professoressa molto conosciuta in città ha creato altre paure e resistenze. Culturalmente la periferia della città di Messina e la zona ionica sono stati da sempre refrattari alla vaccinazione. Un certo tipo di informazione, la modalità con cui sono state date alcune notizie di decessi collegandoli al vaccino, hanno fatto la loro parte. Abbiamo ovviato a tutto ciò facendo corretta informazione con un team di esperti nelle piazze e nelle scuole. Siamo comunque convinti di avere lasciato a questa collettività la convinzione dell’importanza della prevenzione primaria, che vede nella vaccinazione la sua azione centrale”.
E i medici di base?
“Nonostante i notevoli sforzi fatti con il presidente dell’Ordine dei medici, che ha dato la sua disponibilità e collaborazione, non siamo riusciti a determinare un cambio di passo nell’attività vaccinale e i medici di medicina generale sono rimasti ai margini. L’Asp li ha incentivati anche economicamente, più che nelle altre province, ma la risposta è stata debole. Non sono stati vicini alla campagna vaccinale, non sono stati vicini all’attività di tracciamento. Poi certo ci sono le eccezioni. Nonostante i tanti ostacoli, però, possiamo dire che oggi abbiamo un’adeguata copertura vaccinale”.
Qual è l’attuale percentuale di vaccinati?
“Siamo all’82,5% con almeno una dose e ciclo completo all’80%. Resta la criticità nelle periferie e baraccopoli messinesi, dove c’è più del 50% di quella popolazione, circa cinquemila abitanti, non vaccinata. Abbiamo fatto dei tentativi andando con i nostri mezzi e le risposte non sono state entusiasmanti. Il Comune non è riuscito con le assistenti sociali a fare superare la diffidenza legata anche alla loro condizione sociale”.
Stiamo uscendo dalla pandemia?
“Siamo in una fase leggermente calante. Spero non compaiano altre varianti. Il rischio c’è laddove ci sono quote di popolazione non vaccinate importanti. L’arrivo dei profughi ucraini, in buona parte non vaccinati, pone la necessità di affrontare la nuova situazione. La Regione ha dato delle indicazioni e a Messina abbiamo istituito una task force che prevede un referente distrettuale con l’istituzione del codice Stp (Straniero temporaneamente presente, ndr)”.
Cosa ne sarà della Struttura commissariale dopo il 31 marzo?
“Aspettiamo di sapere. L’assessore regionale Razza in VI Commissione Ars ha detto che non vuole perdere le esperienze maturale e che sta mettendo in campo strumenti e attività tali da potere mantenere il personale che ha lavorato in emergenza Covid. Solo a Messina gli assunti dall’Asp sono quattrocento”.