La formica di fuoco, scientificamente conosciuta come Solenopsis Invicta, è una delle specie più invasive al mondo
La formica di fuoco, scientificamente conosciuta come Solenopsis Invicta, è una delle specie più invasive al mondo. Almeno dal 2019, come dimostra la ricerca pubblicata qualche giorno fa sulla rivista Current Biology, realizzata da un gruppo di giovani studiosi italiani e non, sarebbe presente in Sicilia. Per quanto concerne la presenza si può ipotizzare da qualche anno, poiché dalla gente del posto sono stati segnalati alcuni esemplari e, inoltre, alcuni soggetti avrebbero riportato punture attribuibili alla specie in questione.
A seguito della pubblicazione scientifica, a parlare per illustrare meglio la pericolosità della formica di fuoco nell’Isola è uno degli autori della ricerca, nonché entomologo, Enrico Schifani. Lui è palermitano, ha studiato fino alla laurea magistrale nel capoluogo siciliano e attualmente è dottorando presso l’Università degli studi di Parma.
“Le formiche di fuoco – spiega Enrico Schifani – sono una delle specie invasive più famose al mondo, purtroppo. Questo è il primo ritrovamento ufficialmente fatto in Europa, anche se già qualcuna era stata intercettata in altre parti del continente, per via del trasporto merci in Finlandia, Svezia, Spagna; ma comunque immediatamente intercettate ed eliminate. In questo caso, ci troviamo di fronte ad una popolazione abbastanza corposa e ben introdotta. A noi la prima segnalazione è arrivata alla fine dell’inverno 2022, si trattava di un’immagine scattata dal cellulare, che poi ci ha insospettito e ci ha richiesto di andare in loco per raccoglierle e studiarle. Questa specie che è originaria del Sud America, dove ha altre specie simili. Il nostro principale ruolo è stato se si trattasse realmente di questa specie”.
“La gente che vive in quelle zone ci ha detto di venire punta da tre o quattro anni. Il problema è serio, perché la specie a livello mondiale è considerata la quinta specie invasiva, introdotta dall’uomo, a fare più danni economici. Ci sono diversi aspetti che possiamo individuare, il primo è ecologico-ambientale della biodiversità: una specie che caccia altre specie, non solo di formiche, ma anche di altri insetti. Sui danni economici, c’è la questione agricoltura, possono danneggiare in vario modo le piante; direttamente o indirettamente, con una proliferazione maggiore di alcune specie parassite in agricoltura”.
Formica di fuoco: le punture dolorose
“Il terzo problema è il motivo per cui si chiama formica di fuoco, si chiama così per via delle punture. Loro hanno un pungiglione che infligge una puntura, sono molto aggressive e si insediano tantissimo in aree molto frequentate dalle persone: parchi urbani, giardini, zone di irrigazione – continua il ricercatore siciliano -. È facilissimo essere punti da un sacco di formiche, hanno dei nidi che sono delle montagnette di terra e se si pestano inavvertitamente cercano di salire sopra in ogni modo e iniziano tutte a pungere. La reazione alla puntura è molto variabile, potrebbero causare anche shock anafilattico in persone più sensibili”.
Cosa succede in Sicilia
Le formiche di fuoco in Sicilia sono state individuate in una zona specifica. Nella periferia Sud della città di Siracusa, alla foce del fiume Anapo e Ciane. Le persone che hanno segnalato il problema, hanno affermato ai ricercatori che sono stati punti diverse volte mentre erano a piedi nudi su un prato di una rimessa barche che si trova nel luogo indicato sopra. La puntura della Solenopsis invicta, causata grazie al pungiglione di cui è dotata, provoca bruciore ed eruzione cutanea. Questo perché al momento dell’attacco inietta una piccola dose di veleno.
Ogni essere vivente, come illustrato dalla cosiddetta catena alimentare fin da tenera età, in questo pianeta bene o male ha il suo, o i suoi, predatore. La domanda che sorge in modo del tutto logico è: una volta in Sicilia, la formica di fuoco da chi viene mangiata? A rispondere è Schifani, ancora, che afferma: “Le formiche di solito hanno come peggior nemico altre formiche. Uno dei problemi, però, è che la formica di fuoco se ha avuto questo gran successo di espansione dal Sud America è perché non ha molti predatori. Bisogna utilizzare come arma contro di lei la pericolosità di nidificazione e sul fatto che punge. Sulla questione predatori noi non ci aspettiamo che le nostre formiche (quelle già in Sicilia, ndr.) possano opporsi più di tanto. In Sicilia comunque non ha predatori naturali, dunque ha campo libero”.
Come combatterle
La Nuova Zelanda è l’unico Paese che è riuscito a eradicare la specie, eliminandola per ben tre volte. Ciò per la celerità degli interventi, quando vi erano pochissimi nidi presenti e hanno proceduto tramite delle esche avvelenate. Per combattere la formica di fuoco in Sicilia è fondamentale aiutare gli entomologi che stanno monitorando la situazione. Scattare delle foto alle formiche simili, riconducibili a esse e caricarle nella piattaforma – disponibile per Android, iOS e dal web – “iNaturalist.org“. Dalle foto si accerta l’identità delle formiche. Di recente una persona a Siracusa ha mandato una segnalazione di infestazione nel suo giardino.
“In realtà per le nostre formiche, sicuramente nelle zone già individuate, ma anche in altre parti del mondo, dove c’è lei quasi tutte le formiche native scompaiono. Per le altre specie, nelle aree che occupa la formica rossa riesce totalmente ad eliminarle – afferma Enrico Schifani -. Negli Stati Uniti d’America c’è un episodio particolare che accade, un esempio peculiare: in alcune aree entra in contatto con i nidi degli alligatori dove costruisce i suoi nidi a sua volta e non appena si schiudono le uova dei piccoli alligatori, i cuccioli si trovano invasi, e li uccidono fino a causarne la morte”.
Le caratteristiche della formica di fuoco
“Dal punto di vista biologico sono molto interessanti, loro si sono evolute in degli ambienti acquitrinosi che spesso si allagano. Quando i nidi si allagano, anziché soccombere come altre formiche, sono ricoperte da peli idrorepellenti, si attaccano con le zampe fra di loro e costituiscono delle vere e proprie zattere di corpi galleggianti. E si fanno trasportare dall’acqua finché sbarcano. Hanno anche delle regine alate, come altre specie di formiche. In sostanza è un altro mezzo di dispersione”.
“Noi abbiamo verificato che questa popolazione si sta riproducendo in due modi: uno con il volo delle regine alate, favorite dal vento; e tramite la divisione dei nidi, da una colonia se ne formano due a pochi metri di distanza. Dal nostro studio emerge che le zone costiere, le zone urbane risultano molto colonizzabili dal punto di vista climatico e il cambiamento climatico potrebbe favorire ancor di più questa condizione, facilitando l’espansione” conclude Enrico Schifani.
Ultima nota interessante e parecchio bizzarra è che le formiche di fuoco sono attratte dai campi elettromagnetici. Dunque, potrebbero recare dei danni alle infrastrutture elettriche, mordendo i cavi. Altro potenziale danno economico.