Il nostro Paese si è piazzato appena sotto il podio occupato da Spagna, Romania e Polonia. L’Ufficio europeo ha analizzato come ogni anno i dati relativi agli Stati membri
ROMA – Come tutti gli anni l’Unione europea ha curato un rapporto, curato dall’Ufficio europeo antifrode (Olaf), che è stato presentato in questi giorni a Bruxelles.
Nella relazione vengono studiati ed elencati i fenomeni di frode e irregolarità compiute nei vari Paesi aderenti all’Ue. In questo elenco l’Italia ha ottenuto un poco lusinghiero risultato, piazzandosi al quarto posto per irregolarità nella gestione dei fondi strutturali europei: 4.117 operazioni di finanziamento sono state segnalate come frodi o irregolarità, con un impatto finanziario del 1,33% del totale dei pagamenti Ue.
Il podio per la maggior parte delle frodi nella gestione dei fondi Ue 2014-2018 è appannaggio della Spagna (10.995 segnalazioni), seguono la Romania (5.563), la Polonia (5.103), appunto l’Italia (4.117) e l’Ungheria (2.886).
Va meglio invece se si guarda l’impatto finanziario di queste infrazioni sul totale dei pagamenti. La percentuale italiana, infatti, pari all’1,33%, è molto al di sotto della media europea (2,01%), e inferiore anche a molti altri Paesi Ue che hanno fatto registrare meno irregolarità ma con un impatto finanziario più significativo sul totale dei fondi. Su tutti, la Slovacchia, dove sono state segnalate 1.649 irregolarità, ma con un impatto finanziario del 19,29%.
Complessivamente, le indagini dell’Olaf concluse con la raccomandazione alle Autorità nazionali di recuperare le risorse erogate sono state 21 in Italia. Peggio hanno fatto Romania (66 casi chiusi con raccomandazioni), Ungheria (52), Bulgaria (27), e Polonia (22). In pratica l’Italia si è allineata a quei Paesi che sono entrati a far parte dell’Unione europea nell’ultimo periodo.
Queste sono le infrazioni maggiormente rilevate dall’ufficio Olaf: creazione di imprese fittizie e dissimulazione di false transazioni commerciali allo scopo di ottenere finanziamenti dell’Ue; frodi nella promozione di prodotti agricoli, spesso accompagnate da riciclaggio di denaro sporco attraverso i Paesi terzi; evasione di dazi doganali, orchestrata attraverso strategie criminali transnazionali.
I dati sono riferiti al 2018 e l’Ue ripone grande fiducia in questo ufficio che ha pubblicato anche i numeri del lavoro svolto: l’Olaf ha concluso 167 indagini, formulando 256 raccomandazioni alle autorità nazionali e dell’Ue competenti, ha raccomandato il recupero di 371 milioni di euro da versare al bilancio dell’Ue e ha avviato 219 nuove indagini a seguito di 1 259 analisi preliminari effettuate dai suoi esperti.