Funivia dell’Etna, un progetto in continua evoluzione con il territorio al centro - QdS

Funivia dell’Etna, un progetto in continua evoluzione con il territorio al centro

Funivia dell’Etna, un progetto in continua evoluzione con il territorio al centro

mercoledì 27 Novembre 2024

Il patron Francesco Russo Morosoli racconta al Quotidiano di Sicilia gli obiettivi futuri, tra opportunità e difficoltà proprie del comparto turistico, per la valorizzazione dello straordinario patrimonio naturalistico rappresentato dal Vulcano. Nei piani dell’imprenditore anche la volontà di guardare oltre, come dimostra l’iniziativa di sponsorizzazione che ha coinvolto diverse società sportive catanesi

Una scelta precisa, quella di investire sul territorio e di valorizzzare le bellezze naturalistiche e le sue numerose eccellenze. È quella che ha fatto e continua a fare Funivia dell’Etna, con un progetto in continua evoluzione e risultati sempre più significativi. Non solo turismo e non solo attività imprenditoriale prettamente legata a questo comparto, ma anche il sostegno allo sport catanese in ogni sua declinazione. Ne abbiamo parlato con Francesco Russo Morosoli, patron dell’azienda.

Funivia dell’Etna ha un nuovo logo, quale strategia avete avviato per il brand?
“Tutto il gruppo avrà lo stesso pittogramma declinando il colore alle specifiche attività. Il nuovo logo di Funivia dell’Etna nasce in un discorso di coerenza con altri brand del gruppo. Tutti i brand presentano lo stesso pittogramma, questo è il motivo per cui Funivia ha utilizzato la banda rossa che attraversa la A”.

“Ha tanti significati: la funivia che sale, la lava, la speranza che il gruppo possa andare più in alto. La banda rossa ha significati di ascesa in senso motorio per quel che riguarda l’impianto, e in senso metaforico-figurato per tutto il resto. In base alle aziende e alle attività, la banda cambia colore. Alcantara è celeste, ad esempio. La nostra nuova brandizzazione segue un’esigenza di coerenza e di riconoscibilità delle aziende meno conosciute”.

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La tutela dei Crateri Silvestri, nuovamente deturpati, potrebbe passare da una più stretta collaborazione con le associazioni che si occupano di ambiente, sostenibilità, turismo sostenibile?
“Assolutamente sì, sono bene accetti gli enti che vogliono migliorare e fare qualcosa per il territorio. Non che il Parco dell’Etna non sia sensibile, tutt’altro, il problema potrebbero essere le risorse che sono più carenti in questi istituti. Sconfortato dall’immondizia che i miei dipendenti tolgono dai crateri e dagli ultimi “graffiti”, come chiamati dai media, ai Crateri Silvestri abbiamo intrapreso un’interlocuzione con l’Università di Catania per fare attività didattica con il Living Lab. Legambiente o qualsiasi altra istituzione voglia partecipare valorizzando il territorio è bene accetta. Al momento, anche con buoni risultati, i nostri collaboratori si fanno carico della pulizia dei crateri rimuovendo cicche di sigarette e altra immondizia che i turisti meno attenti lasciano sui nostri monumenti naturalistici, ma se possiamo intraprendere collaborazioni perché no”.

Si era pensato ad un accesso regolamentato ai Crateri Silvestri…
“Vorrei fosse chiaro il concetto. Un accesso regolamentato è un presidio permanente affinché i turisti non si sentano soli e liberi di poter fare quello che vogliono, ma essendoci del “personale di controllo” e di presidio questo sarebbe un ottimo deterrente sia alla spazzatura che alle scritte con le pietre. Ricordiamo che chi prende delle pietre, le mette in tasca o le sposta, commette un illecito ambientale”.

La convivenza con il Vulcano ha richiesto alla sua famiglia e a lei particolari sacrifici. Cosa vuol dire costruire sull’Etna?
“Costruire sull’Etna è come scrivere sulla battigia. Appena arriva un’onda la scritta scompare. L’Etna ha spazzato via la funivia per ben cinque volte, per questo dovremmo avere più attenzione per le costruzioni delle zone inferiori, dove c’è molta meno possibilità di un ricambio e una rigenerazione del Vulcano, piuttosto che alle quote superiori. Spesso nelle varie ricostruzioni degli impianti in seguito a colate, mi trovo davanti a difficoltà che mi pongono le istituzioni di qualsiasi natura non capendo che, costruire sul vulcano – e non parlo di cementificazione ma di interventi che rispettino criteri e crismi – vuol dire garantire l’attività di chi l’ambiente lo vende”.

“La gente non sale in quota perché vuole prendere la Funivia, può certamente accadere, ma vuole prima di tutto vedere l’Etna. Se ci sono belle morfologie o attrazioni in più da fare vedere al turista, chi più di me vuole la loro salvaguardia e un ambiente che resti più incontaminato possibile”.

Questo è il primo anno in cui il turismo siciliano ha vissuto una destagionalizzazione piena. Quali tendenze ha registrato a Funivia dell’Etna?
“Questa stagione è andata bene, malgrado abbiamo temuto a luglio e agosto quando c’è stato un calo abbastanza importante. Tra le indagini che ho condotto questo risultato è stato dovuto al caldo anomalo, due mesi di caldo afoso con 30-31 gradi nelle ore notturne, la gente vede la Sicilia come Dubai o Sharm, cioè ad agosto non si va in Sicilia perché fa troppo caldo. Abbiamo avuto molte disdette, anche da parte di agenzie, in particolare perché mancava l’acqua. L’emergenza idrica c’è stata anche nei maggiori hotel a Taormina. Per ultimo, l’Etna che sbuffava in continuazione e i media che hanno creato dell’allarmismo. Non solo. Siamo stati, da siciliani, bravissimi a darci la zappa sui piedi, scrivendo che l’Etna era una minaccia costante e che Catania stava finendo come Pompei. Questo presta il fianco ai media americani e inglesi, proprietari di piattaforme hotel, che hanno titolato “Hell in Italy” per boicottare il turismo in Italia e in Sicilia. Le disdette sono state il risultato”.

“La commistione di tre elementi come il caldo, la mancanza d’acqua e il sensazionalismo dei media, hanno fatto sì che a luglio e agosto abbiamo sofferto mancanza di presenza turistica. Per fortuna a settembre e ottobre abbiamo recuperato con gli interessi. Anche in questa stagione, dunque, non ci possiamo assolutamente lamentare. La destagionalizzazione prosegue. Anche a novembre e dicembre, abbiamo visto nel corso di questi anni, che per un’azienda aperta, proporre le escursioni anche con il gatto delle nevi ha permesso la vendita del pacchetto anche all’estero, portando una destagionalizzazione quasi tutto l’anno”.

Insomma, oltre il sensazionalismo resta la voglia di Sicilia…
“Assolutamente sì. Non ho voluto toccare tecnicismi addentrandomi nel tema dei prezzi, ad esempio rispetto l’Albania, che sta vivendo una forte crescita, ma dobbiamo sempre osservare con attenzione. Il turista ritornerà solo se pagherà per un servizio commisurato al prezzo.”

Funivia dell’Etna garantisce prezzi agevolati per tutti i catanesi.
“Allo stadio ogni domenica la nostra pubblicità informa oltre 15 mila spettatori sulla presenza di una scontistica per i residenti. Il residente con 12-15 € fa l’escursione, il turista francese non godrà dello stesso listino. L’azienda ha un occhio di riguardo assolutamente spontaneo per la comunità. Un imprenditore deve sempre qualcosa per il territorio dove opera, per questo mi è sembrata una cosa carina agevolare chi è siciliano come me e vuole fruire delle nostre bellezze”.

Museo dell’Etna: come procede il progetto?
“Qualsiasi cosa in questo momento si faccia per il turista, per cercare di attrarre turismo, è un’iniziativa lodevole. Il folklore è diventato attrazione turistica, credo e spero che con la creazione del Museo dell’Etna, pensato anche dalla Regione siciliana, ci sia pure per la zona di via Plebiscito una occasione di riqualificazione. So che alcuni operatori stanno acquistando a pochissimo prezzo degli immobili puntando a farne b&b e strutture ricettive. Io faccio il Museo sull’Etna per allargare l’offerta turistica e intercettare qualsiasi domanda da parte dei flussi turistici, ma il Museo non ha la pretesa di competere con gli spazi immaginati nell’ex Vittorio Emanuele. Nascerà per completare l’offerta turistica della nostra azienda.

Funivia dell’Etna sostiene economicamente lo sport a Catania come nessun’altra azienda, attualmente, fa. Come procede il progetto Catania Rossoazzurra?
“Quando ho aderito alla proposta di Catania Rossoazzurra, che coinvolge anche gli sport cosiddetti minori, ho scelto di sostenere lo sport senza alcun fine secondario. Scrivendo “Funivia dell’Etna” sulla maglia non ho certezza di alcun ritorno economico, maggiori probabilmente di visibilità”.

Come ha messo d’accordo con la sua sponsorizzazione grandi e piccoli club?
“È stato diverso lo spirito delle società, sono diventate comunità. Tutti percepiscono lo stesso tipo di contributo senza sentire il possibile peso di questa “parità” perché tutti sono allineati allo spirito dell’iniziativa promossa dall’avvocato Enzo Ingrassia. Il punto realmente importante è che Catania Rossazzurra doveva essere un progetto pilota, doveva far sì che altri imprenditori cogliessero lo spunto per unirsi. Doveva fare da monito per fare qualcosa per lo sport a Catania e , purtroppo, al momento sono rimasto da solo. Se anche questo è gradito da tutti, ne sono felice”.

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