Intervista al direttore della filiale etnea della Banca d’Italia, Gennaro Gigante: “Momento d’oro per le attività produttive. La Zona economica speciale permetterà di dare impulso alle nostre aziende”
CATANIA – Pnrr, sviluppo sostenibile, risparmio delle famiglie, questi sono i temi affrontati nel report annuale della Banca d’Italia da cui emergono luci e ombre della situazione economica siciliana. Il Quotidiano di Sicilia per l’occasione ha intervistato il direttore di Bankitalia della filiale di Catania, Gennaro Gigante.
Il Pnrr, rappresenta una svolta per la Sicilia o rischierà di essere un clamoroso flop a causa della scarsa capacità amministrativa della P.A. locale?
“è una opportunità incredibile non solo per la Sicilia ma per tutta Italia. è vero che il problema dei ritardi di alcune capacità tecnico gestionali siano un po’ più accentuati nel Meridione, però la risposta, soprattutto dai comuni, è stata molto positiva e spesso ci sono state addirittura delle intese tra le amministrazioni per cercare di superare i limiti di budget. Insomma, si è fatto squadra e penso che i Comuni cercheranno di non perdere questa opportunità anche perché si tratta di un treno che passa una volta sola. Io sono convinto che i circa cinque miliardi legati al Pnrr verranno utilizzati nella quasi totalità. Il Pnrr porterà come conseguenza un aumento dell’occupazione del settore edile, farà da volano nel settore dell’edilizia. Ovviamente noi come Banca d’Italia monitoriamo la situazione, l’impressione è positiva, per il territorio di nostra competenza, che va da Messina a Ragusa. Si tratta di un territorio che si caratterizza decisamente per dei dati migliori rispetto al resto della Sicilia, sia per l’export, sia di contributo al Pil regionale”.
Qual è lo stato di salute dell’economia di Catania?
“Da quando sono qui e lo sono da sei anni come direttore di filiale, è sicuramente in fase di miglioramento. Catania è una realtà industriale, soprattutto per quanto riguarda il settore privatistico e dei servizi, mentre la parte pubblica è più forte nella parte occidentale della Sicilia. Qui la parte manifatturiera è molto importante, ci sono diversi comparti e soprattutto sono due le industrie di eccellenza: la 3Sun Gigafactory di Enel e la STMicroelectronics. Certo a Catania, come del resto in altre parti del Paese, vi è ancora una scarsa sensibilità all’ambiente, ma sotto il punto di vista delle attività produttive questa è una terra che in quest’ultimo periodo sta vivendo un momento d’oro che vede anche un importante cambio ai vertici delle associazioni di categoria e che vedo in chiave molto positiva, come la nuova presidenza di Confindustria di Catania. Altro fattore positivo che considero un successo è la decisione di estendere a tutto il Mezzogiorno l’area delle Zes, cosa che darà un impulso alle nostre aziende. Per fare un esempio l’azienda del cavalier Tornato che produce tra l’altro pali stradali in vetroresina, molto più sicuri in caso di collisioni con auto. Una intuizione che gli ha permesso di vincere gare e commesse anche in altre nazioni e con la necessità di ampliare il proprio stabilimento di Belpasso. Dopo un anno e mezzo era ancora in attesa di una risposta dal comune perché le attività ordinarie di concessione erano lente. La fortuna ha fatto rientrare questa azienda nel territorio della Zes e la pratica si è sbloccata in meno di un mese”.
Quindi il problema risiede nelle Pubbliche amninistrazioni?
“Il vero problema è che la media del periodo in cui gli enti pubblici portano a compimento gli appalti è alta, dai 4 ai 5 anni, con un Pnrr che è molto più limitato sulle tempistiche realizzative. Questo sistema deve accelerarsi, ecco perché il problema è una sfida al sistema delle pubbliche amministrazioni e degli enti attuatori. Un altro esempio: a San Berillo dovrebbe essere realizzato un parcheggio interrato multipiano con in superficie un giardino pubblico. Per questo appalto ci sono già i soldi pronti e sarebbe ottimo per riqualificare un quartiere cosiddetto difficile. Per andare incontro a questa innovazione ci siamo fatti approvare dalla Banca d’Italia centrale un intervento unico in tutta Italia: investire su un’opera d’arte dipinta su un edificio della Banca d’Italia. Realizzeremo un grande murales di quasi 35 metri su due pareti enormi, e questo per affiancare il comune negli interventi per il recupero del quartiere. Il fatto è che il nostro intervento è stato più veloce. Ma va detto anche che quello di Catania è un Comune in dissesto, ha difficoltà ad assumere e dunque si trova senza risorse qualificate: un intralcio in questo momento di grossa liquidità grazie al Pnrr, che però ha bisogno di progetti concreti in stato di avanzamento”.
A che punto è la propensione al risparmio delle famiglie nella provincia di Catania?
“Per chi ha redditi alti l’inflazione incide di meno. Chi si trova in situazione di difficoltà, anche nel nostro territorio, viene colpito più duramente, perché è una inflazione che tocca i beni alimentari ed energetici. Si tratta quindi di una tassa fortemente penalizzante per le fasce più deboli e le banche centrali la devono combattere. Di solito l’inflazione è connessa ad un ‘surriscaldamento’ dell’economia e da noi è accaduto per due motivi: il primo è stato la pandemia, che una volta terminata ha permesso all’economia di riprendersi con le imprese che chiedono rifornimento ai produttori di materie prime e in questa domanda/offerta le materie prime salgono di prezzo. Il secondo motivo è legato all’aumento dei beni energetici a causa della crisi in Ucraina. L’inflazione insomma è la classica febbre che abbiamo quando stiamo male e la cura non è altro che l’aumento del saggio di sconto, cosa che comporta anche l’aumento del costo del denaro e la gente, così come le imprese, cominciano a rallentare gli investimenti, perché salendo i tassi dei mutui diminuiscono le compravendite degli immobili e le case perdono di valore. Questo sistema a livello europeo ha visto la Bce aumentare in maniera significativa i tassi, ma ha funzionato di più in alcune nazioni piuttosto che in altre. Per esempio in Spagna sono già al 3, mentre noi siamo ancora tra il 6 e il 7. In Germania sono sul 5 circa. Ciò significa che in queste nazioni le imprese hanno cominciato in maniera reattiva a ridurre i prezzi dei loro prodotti. In Italia lo stanno facendo un po’ meno perché il nostro sistema concorrenziale è meno efficace. Dove c’è più concorrenza questi sistemi sono più reattivi ma io sono convinto che la Bce si sta avvicinando al cosiddetto plateau e poi vi sarà una discesa e nel 2024 l’inflazione continuerà a scendere”.