Giornalisti, finiamola con Destra e Sinistra - QdS

Giornalisti, finiamola con Destra e Sinistra

Carlo Alberto Tregua

Giornalisti, finiamola con Destra e Sinistra

mercoledì 14 Luglio 2021

Linguaggio chiaro per farsi capire

La comunicazione è centrale nei rapporti fra le istituzioni ed è mediata da chi ne fa una professione, come tutta la categoria dei giornalisti.
È vero che parecchi di essi, quando conducono trasmissioni radio e televisive, hanno contratti da conduttori ben più remunerativi, ma rimangono sempre giornalisti.

Ovvero, vi sono altri che giornalisti non sono, ma fanno i comunicatori, col che, di fatto, sono anche portatori di informazione.
Dal che si deduce che la qualifica di ogni soggetto che fa questo mestiere importa poco. Quello che importa, invece, è il linguaggio che usa, la sua semplicità, la sua costruzione lineare, l’uso di parole appropriate, con la conseguenza che il messaggio è adeguato a ciò che si vuole comunicare, di facile comprensione o, se volete, di facile digeribilità.

Non sono solo i comunicatori di professione a trasmettere i messaggi. Lo fanno anche politici, imprenditori, sindacalisti, professionisti, professori universitari e gente comune. Nei loro messaggi non si notano quei requisiti elencati all’inizio.

Una delle frasi che più colpisce in questi comunicatori così variegati è il “combinato disposto”. Ma che cacchio significa? Una frase che è un nonsenso, ripetuta a pappagallo, anche più volte, per non dire nulla.
Altre parole di uso comune per indicare l’agone politico sono Destra e Sinistra. Tali parole sono usate solo in Italia perché nella geografia politica di altre nazioni non esistono. Chi le usa forse non sa da dove provengono e le ripete a pappagallo.

Vogliamo svelare il mistero: furono usate per la prima volta nell’Assemblée nationale constituante della rivoluzione francese (1789), quando la borghesia si sedette nei banchi di destra e i socialisti o progressisti in quelli di sinistra. Sono passati 232 anni ed esse ancora vengono usate senza alcuna necessità e fuori luogo.

Ma allora, come si dovrebbero chiamare i partiti che stanno di qua e quelli che stanno di là? Vi è una moltitudine di definizioni: conservatori, popolari, liberali, progressisti, democratici e via enumerando, ma non certamente destrorsi o sinistrorsi.

Continuare in questo anacronismo è deleterio perché così la gente non capisce nulla.
Ma forse è questo che vogliono i comunicatori, non far capire la verità ai cittadini, in modo da continuare a imbrogliarli con frasi, circonlocuzioni o calembour non comprensibili, che consentano di orientare la gente senza la propria volontà.

Quanto sottolineiamo in questa nota è conseguenza del fatto che costoro non vogliono imboccare la strada del bene, ma quella del male perché, cercando di collegarsi con le persone comunicando falsità, non si inducono a pensar bene. Per esempio, andrebbe detto che la prospettiva di lavoro c’è se ognuno si sacrificasse imparando ed acquisendo conoscenze. Chi sa trova lavoro ed inoltre diminuisce la fatica fisica, perché più avanza la tecnologia e più diminuisce il lavoro materiale.

È questo il passo avanti che sta cercando di compiere l’umanità: un progresso enorme con tecnologie avanzate che fanno migliorare la qualità della vita di tutto il popolo. Ma, contemporaneamente, mette fuori causa milioni e milioni di persone che non hanno la voglia di trasformare le loro competenze, acquisendo quelle nuove.

Tutti i governi parlano di decarbonizzazione dell’ambiente e quindi di transizione dal fossile all’energia verde. Non solo, ma anche della trasformazione di quell’immenso serbatoio che è l’anidride carbonica, che risiede nell’atmosfera, in energia nuova e vitale (idrogeno), in modo da riconvertire una passività in un’attività.

E poi occorre stendere a macchia d’olio vegetazione e prati che assorbano CO2 ed emettano ossigeno. Per esempio, la Regione Lombardia ha un progetto in fase di realizzazione per interrare i binari della linea Stazione Cadorna-Malpensa (settantadue chilometri) e sopra stendere un immenso tappeto verde al centro del quale una pista ciclabile.

Tutto questo che c’entra con il linguaggio cui prima accennavamo? C’entra eccome perché bisogna far capire alla gente l’indispensabilità di questa trasformazione urgente e farlo con parole semplici ed usuali, senza scadere nella banalità. è difficile? No, basta volerlo.

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