Il generale inverno - QdS

Il generale inverno

Pino Grimaldi

Il generale inverno

sabato 26 Novembre 2022

Dopo nove mesi di “operazione militare speciale” – al secolo guerra – la Federazione Russa è pronta a mostrare al mondo la sua cultura occidentale strutturatasi nel tempo grazie agli studi del latino, lingua morta sì, ma che continua ad essere fonte di logica e certezza di non sbagliare adeguando le proprie decisioni agli statement di un mondo che nel passato “imperavit”.

E Putin che, a prescindere dall’essere odiato del mondo civile, conosce bene il significato di “omne trinum est perfectum” (ogni cosa se ripetuta tre volte è perfetta) naviga nella tranquillità della sua coscienza politico-militare perché sa che per la terza volta il tempo (meteorologico), “il generale”, darà vittoria alla Russia alla faccia di quanti la vogliono solo espressione geografica.

E sa che se Napoleone prima ed Hitler dopo caddero nella trappola sicuri di uscirne indenni – errore mastodontico – Zelenskyj, piccolo comico di avanspettacolo – ma oggi a detta di tutti eroe nazionale – non sarà di meno e il suo paese, l’Ucraina, con alleati al di qua ed al di là dell’Atlantico, farà la stessa fine degli altri due (in verità non paragonabili). A quel momento si siederà al tavolo della pace: ma sazio e ben disposto.

Che poi, come accaduto, il Parlamento EU, che non ha i titoli parlamentari per farlo, abbia nei giorni scorsi riconosciuto la Russia “stato sponsor del terrorismo per le atrocità commesse dal regime di Vladimir Putin contro il popolo ucraino” dimenticando che, ahimè, “a la guerre comme à la guerre” – onde nell’ultima guerra città intere furono distrutte dall’alto (Dresda e tante altre) – avendone come reazione la dichiarazione del portavoce russo “di proporre il Parlamento EU come sponsor dell’idiozia”, la dice lunga su come infantilmente si stia trattando la vita di centinaia di migliaia di essere umani colpevoli di essere russi od ucraini!

La Russia sta adottando lo stesso metodo del passato remoto e recente. Dissanguare letteralmente l’Ucraina nel corso di un inverno che, a prescindere si preveda il più freddo degli ultimi anni, porterà il popolo a morire nel buio, di fame, sete e freddo per poi riprendere l’attacco a nazione stremata e pronta a tutto pur di lasciare sopravvivere i poveri cristi rimasti casualmente in vita.

Vladimir Putin passerà alla storia come un invasore di una nazione libera, sovrana; ma l’altro Vladimir, l’Ucraino, sarà ricordato dalla storia come un capo di stato incapace di considerare la situazione in maniera pragmatica inseguendo, quasi paranoicamente, un sogno, bello ed interessante, ma difficilmente realizzabile nelle condizioni attuali: mondo sotto l’incubo dell’arma nucleare, in preda a cambiamenti climatici, crisi sociali ed energetiche quali mai viste nel passato contemporaneamente.
La colpa è della chiusura dei manicomi. Ambo gli atridi di tanta follia vi sarebbero stati rinchiusi.
A vita.

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