Il catanese Giarrusso non partecipa alla votazione con altri tre, Paragone vota addirittura contro. Passa la legge di Bilancio che, con le modifiche, sale a trentadue miliardi di euro. Gualtieri parla di "piccolo miracolo". GUARDA IL FILMATO
Il Senato ha votato ieri la fiducia al governo approvando così, con 166 sì e 128 no, la legge di Bilancio 2020 che, con le modifiche – lo stralcio in extremis di quindici norme e una settantina di correzioni finali -, è salita a trentadue miliardi di euro.
Il testo dovrà adesso essere approvato dalla Camera, blindato, senza più modifiche, per passare a ridosso del Natale.
Salvo imprevisti, la manovra non cambia più: con lo stop all’aumento dell’Iva, con un taglio da tre miliardi delle tasse per i lavoratori, con plastic e sugar tax ma anche con 47 miliardi di aumenti di Iva e accise nel 2021 e nel 2022 che dovranno essere disinnescati.
Polemiche per la decisione della presidente del Senato di dichiarare inammissibile la norma per legalizzare la cannabis leggera: la destra applaude, maggioranza e governo protestano e il M5s ha chiesto le dimissioni di Elisabetta Casellati.
“Maggioranza solida e manovra rafforzata nell’impianto – ha commentato dopo il voto il ministro dell’Economia Gualtieri – e questo, con un governo insediato da pochi mesi e che soprattutto ha ereditato una situazione molto difficile, può essere considerato un piccolo miracolo”.
“Siamo già al lavoro – ha aggiunto – per ridurre nell’anno prossimo le tasse sui redditi medio-bassi”.
La maggioranza, insomma, ha superato la prova ma ha perso qualche pezzo, come il giornalista Paragone che, dopo aver sempre sostenuto la necessità per il M5s di tornare all’alleanza con la Lega Nord, ha votato contro la fiducia e quindi è tecnicamente uscito dal movimento.
Inoltre quattro senatori – il catanese Mario Michele Giarrusso e poi Ciampolillo, Di Nicola e Mininno – non hanno partecipato alla votazione.